K metro 0 – Londra – Il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, al suo arrivo al Consiglio Ue affari Esteri a Lussemburgo, ha detto: “Il messaggio oggi all’Ue è che possono vedere che la premier Theresa May non sta lasciando nessuna strada intentata per risolvere la Brexit, che stiamo facendo assolutamente tutto quel che
K metro 0 – Londra – Il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, al suo arrivo al Consiglio Ue affari Esteri a Lussemburgo, ha detto: “Il messaggio oggi all’Ue è che possono vedere che la premier Theresa May non sta lasciando nessuna strada intentata per risolvere la Brexit, che stiamo facendo assolutamente tutto quel che possiamo per far arrivare in porto l’accordo sulla Brexit”. Hunt ha sottolineato: “Le discussioni con gli altri gruppi parlamentari e in particolare con il leader del Labour Jeremy Corbyn non sono per niente facili, ma non posso dire né se sono fiducioso né se non lo sono, dobbiamo vedere, in ogni caso non possiamo andare a queste discussioni con molte linee rosse altrimenti è inutile”.
Mercoledì 10 aprile, nuovo giorno X per la Brexit e il futuro del Regno Unito: il Consiglio europeo si riunirà infatti in un meeting di emergenza per decidere se rinviare per l’ennesima volta la data del divorzio. Data che era stata già rinviata, dal 29 marzo al 12 aprile. Ma Londra non è riuscita a sbrogliare ancora la matassa Brexit, né riuscirà a farlo entro il 12 aprile, visto il caos in cui è precipitato il Parlamento britannico.
Di conseguenza, è stata la stessa premier Theresa May a scrivere una e-mail a Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, per chiedere un nuovo rinvio al prossimo 30 giugno.
Già lo scorso 14 marzo, il presidente francese aveva avvertito che il Withdrawal Agreement, l’accordo di ritiro del Regno Unito dal blocco europeo, che la premier May ha siglato con Bruxelles sui termini del divorzio lo scorso novembre, accordo reduce da tre sonore bocciature da Westminster, non era negoziabile.
Ancora prima, a febbraio, Macron non aveva mancato di esprimere la propria insofferenza nei confronti della saga Brexit, affermando come fosse arrivato ormai il momento, per i leader britannici, di prendere una decisione su come intendessero concretizzare l’addio del Regno Unito dall’Ue.
In quell’occasione, Macron aveva fatto anche notare che una eventuale proposta di un’estensione dell’Articolo 50 avrebbe potuto essere accettata solo se a fronte di un chiaro obiettivo (la proposta è stata poi accolta, con il Consiglio europeo che ha spostato per l’appunto la data sulla Brexit dal 29 marzo al 12 aprile).
Si era parlato anche della possibilità che la Francia esercitasse il suo diritto di veto contro la richiesta dell’estensione dell’Articolo 50.
La Francia ha chiuso infine un occhio, allineandosi alla decisione degli altri paesi Ue di concedere un primo rinvio della data di divorzio. Ma ora ne avrebbe abbastanza.
Intanto, i mercati si interrogano su quali siano le probabilità che il peggior scenario (quello di un no-deal Brexit o anche Hard Brexit) si verifichi.
Nelle ultime ore, in particolare, gli analisti di Goldman Sachs hanno modificato l’outlook sulla Brexit. Holger Schmieding, responsabile economista della Berenberg Bank, intervistato dalla Cnbc, ha detto: “Rivediamo al ribasso la probabilità di un ‘no-deal Brexit’ dal 15% al 10%. Alziamo invece la probabilità di un accordo sulla Brexit modificato dal 45% al 50%. Lasciamo invariata la probabilità di un ‘no Brexit’, ovvero cancellazione della Brexit, al 40%. La decisione spetta al Consiglio europeo: se Tusk & Co. si rifiuteranno di concedere una estensione fino al prossimo 30 giugno, il Regno Unito potrebbe trovarsi costretto a scegliere tra il lasciare il blocco europeo in modo disordinato (dunque, con un Hard Brexit) o se revocare l’intero processo di divorzio, ovvero revocare l’Articolo 50. La banca prevede che il Consiglio europeo, sebbene con riluttanza, concederà al Regno Unito un ulteriore rinvio. E questo, solo perché l’alternativa sarebbe una ‘Hard Brexit’ con un aumento del caos politico, in un paese che rimarrebbe comunque un vicino. Con conseguenze davvero brutte per l’intera Europa”.
Di certo il no-deal non avverrà poiché il Parlamento londinese si è già pronunciato in tal senso. Alle probabilità sovraesposte mancherebbero le ipotesi di un nuovo referendum sul ‘remain’, oppure quella sulla proroga al 30 giugno con l’obbligo di far partecipare l’UK alle elezioni del Parlamento europeo.
Di certo, questa settimana sarà decisiva sull’evoluzione della Brexit.
di Salvatore Rondello