K metro 0 – New York – Il caos libico oggi, 5 aprile sarà al centro di un incontro del Consiglio di sicurezza Onu, chiesto dalla Gran Bretagna: nel quale l’inviato speciale delle Nazioni unite in Libia, Ghassan Salamè, farà il punto sulla situazione. Lo riferisce, citata dall’ANSA, la missione diplomatica britannica al Palazzo di Vetro.
K metro 0 – New York – Il caos libico oggi, 5 aprile sarà al centro di un incontro del Consiglio di sicurezza Onu, chiesto dalla Gran Bretagna: nel quale l’inviato speciale delle Nazioni unite in Libia, Ghassan Salamè, farà il punto sulla situazione. Lo riferisce, citata dall’ANSA, la missione diplomatica britannica al Palazzo di Vetro. Intanto, anche le brigate di Zawiya, a ovest di Tripoli, hanno dichiarato “guerra” contro le forze del maresciallo Khalifa Haftar, che controlla da lungo tempo la Cirenaica: i miliziani fedeli a Tripoli hanno ripreso il controllo di un checkpoint nei pressi di Sorman: catturando – affermano – “10 soldati di Haftar”. Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha invitato le fazioni rivali in Libia alla moderazione: questo, mentre le forze militari del generale Haftar si avvicinavano alla capitale, Tripoli, stazionando a circa 100 chilometri dalla città. È arrivato anche, nella giornata di mercoledì 3 aprile, proprio il segretario dell’ONU, in visita per promuovere il dialogo e avvertire tutti della possibilità di una seria escalation di violenza.
I combattenti del Libyan National Army (LNA) di Haftar si sono mossi dalla propria base nella zona orientale verso quella occidentale. Si sono scontrati, il 3 aprile, con le forze alleate del primo ministro di Tripoli, Fayez al-Sarraj. Le truppe dell’LNA hanno poi raggiunto un punto a sud della città di Gharyan, secondo quanto riportato dal sindaco Yousef al-Bdairi: città è situata a circa 100 chilometri a sud della capitale ed alleata con il governo di Tripoli. Il sindaco ha ribadito che le schermaglie tra le due fazioni sono terminate, dopo essere andate avanti per tutta la notte di mercoledì. “La situazione è abbastanza tranquilla in città. C’è una riunione delle forze arrivate da sud”, ha spiegato. La Libia vive una grave situazione dal 2011, dalla deposizione di Muammar Gheddafi: è divisa infatti tra il governo riconosciuto di Tripoli e un’amministrazione alleata di Haftar a Bengasi. Queste le dichiarazioni del ministro dell’Interno di Tripoli, Fathi Bishaga, rivolte ai cittadini della capitale: “Assicuro il popolo libico che le forze del ministero degli Interni sono pronte e pienamente capaci di affrontare qualsiasi tentativo di minare la sicurezza della capitale o mettere in pericolo la sicurezza dei civili. Non c’è modo di porre fine alla crisi se non attraverso mezzi politici e pacifici, la sicurezza di Tripoli non potrà essere scalfita”.
Il segretario generale dell’ONU, Guterres ha ribadito, attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Twitter ufficiale, la propria preoccupazione per I movimenti delle milizie e il rischio concreto di un conflitto. Queste le sue parole: “Non c’è una soluzione militare. Solo il dialogo tra le due forze libiche può risolvere i problemi. Chiedo calma e moderazione, prima dell’incontro con i leader libici nel Paese”. Il rinnovato scontro è stato visto dalle Nazioni Unite e dai Paesi occidentali come un grosso passo indietro dopo l’opera di mediazione portata avanti. Sarraj e Haftar, infatti, si sono incontrati ad Abu Dhabi il mese scorso per discutere un accordo di condivisione del potere politico, ed è prevista il 14-16 aprile, a Gadames, una Conferenza nazionale per rilanciare il dialogo tra le varie fazioni libiche, stabilendo almeno una tabella di marcia per nuove elezioni.
E’ evidente che, nonostante tutto, la “Marcia su Tripoli” del generale Haftar è una mossa piu’ politica che militare: i ribelli della Cirenaica, infatti, nonostante si siano avvicinati a Tripoli, non hanno la forza per sconfiggere sul campo le forze lealiste, e tutta l’operazione ha un sapore, in realtà, piu’ di dimostrazione di forza, in vista appunto del programmato “tavolo della pace” di metà mese.
Anche il premier italiano Giuseppe Conte ha invocato “un percorso politico sotto la guida delle Nazioni Unite”, perché “le opzioni militari, tanto più se unilaterali, non offrono alcuna garanzia di realizzare soluzioni responsabili e durature”. Il titolare della Farnesina Enzo Moavero, da Washington dove si trova per il vertice Nato, ha fatto sapere di essere in contatto con l’ambasciata a Tripoli e di seguire gli sviluppi con attenzione.
La missione dell’Unione europea in Libia si è espressa maggiormente sulla faccenda, in una nota concordata con i leader delle missioni diplomatiche: “Tutte le parti coinvolte ad allentare immediatamente le tensioni e a porre fine alle ostilità. La soluzione per la crisi libica non è militare. L’inviato internazionale per la Libia, Ghassan Salame, ha il totale sostegno dell’Unione Europea per gli sforzi che sta compiendo. Le fazioni dovrebbero approfittare dell’occasione della visita nel Paese del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e lasciarsi alle spalle le schermaglie di questi giorni”.