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Algeria. La crisi politica pone domande sul futuro dell’industrie di gas e petrolio

Algeria. La crisi politica pone domande sul futuro dell’industrie di gas e petrolio

K metro 0 – Algeri – Il leader dell’Algeria che per 20 anni è stato al potere si è dimesso, sotto la pressione dei manifestanti scontenti per gli anni di declino economico e per le accuse di corruzione. Il futuro del Paese, sotto una nuova leadership rimane incerto. Si pongono alcune domande su cosa ne

K metro 0 – Algeri – Il leader dell’Algeria che per 20 anni è stato al potere si è dimesso, sotto la pressione dei manifestanti scontenti per gli anni di declino economico e per le accuse di corruzione.

Il futuro del Paese, sotto una nuova leadership rimane incerto. Si pongono alcune domande su cosa ne sarà delle sue industrie di gas e petrolio.

L’Algeria ha prodotto circa un miliardo di barili di greggio nel 2018. In contrasto, gli Stati Uniti pompano oltre 11 milioni di barili al giorno, secondo fonti del governo americano.

Quasi il 60% del petrolio dell’Algeria va in Europa, soprattutto Francia e Gran Bretagna. Gli Stati Uniti sono stati grandi importatori dall’Algeria, ma hanno tagliato gli acquisti, aumentando la produzione domestica.

L’Algeria esporta, inoltre, oltre 2 trilioni di metri cubi di gas naturali ogni anno, di cui oltre l’80% finisce in Europa. Italia e Spagna sono le maggiori destinazioni. Secondo gli analisti dell’agenzia di ricerca Petromatrix, il fatto che l’esercito algerino avrebbe, a quanto sembra, avviato il ritiro del Presidente Abdelaziz Bouteflika, farebbe pensare a qualche livello di stabilità. I militari paiono voler mantenere il proprio status quo.

In un rapporto rivolto agli investitori, gli analisti hanno scritto: “Questo rende improbabile che le proteste degenerino in qualcosa che possa mettere a rischio le riserve di petrolio”.

Molti centri di produzione sono inoltre lontani dai grandi centri abitati, spesso in mezzo al deserto, dove i manifestanti avrebbero difficoltà ad accedere.

In passato il maggiore pericolo è arrivato da attacchi di gruppi estremisti: nel 2013, un gruppo di estremisti islamici ha attaccato gli stabilimenti di Ain Amenas, vicino al confine libico, prendendo in ostaggio centinaia di lavoratori. Quando lo stabilimento è stato liberato, 37 ostaggi e 29 militanti erano già stati uccisi.

Per i Paesi che comprano il petrolio e il gas algerino, l’impatto sarebbe probabilmente minimo, vista la presenza di altri produttori che potrebbero rifornire il fabbisogno. Le nazioni che fanno parte del cartello petrolifero OPEC si sono in passato rivolte a fonti alternative quando Iraq, Iran e Libia producevano bassi livelli a causa di conflitti interni o sanzioni.

Mentre le consegne di petrolio sono effettuate via nave e possono essere reindirizzate, il gas naturale è più propenso a fuori uscite a causa di  rotture, visto che viene trasportato tramite tubature. Anche qui, l’impatto non dovrebbe essere grande. Il maggiore cliente dell’Algeria, l’Europa, ha produzioni proprie nel mare del nord ed importa dalla Russia e da altri Paesi. La Russia consegna circa il 90% dei suoi 7.5 trilioni di metri cubi di gas naturale all’Europa, e dispone di grandi risorse.

Un prosciugamento energetico potrebbe aver un impatto maggiore in Algeria, dal momento che dipende dalla propria produzione interna, il che significa che una diminuzione in uno degli stabilimenti, creerebbe problemi di produttività negli altri. L’energia costituisce oltre il 90% delle esportazioni del Paese ed un terzo del guadagno del governo. Questo la rende vulnerabile alle variazioni sul prezzo del petrolio.

Nel corso degli anni, ciò ha anche distorto l’economia locale, dove altri settori non si sono sviluppati altrettanto. Il governo algerino dice di aver provato a rendere la propria economia meno dipendente da gas e petrolio, ma finora i progressi sono stati lenti.

Le ricchezze del settore hanno apparentemente aumentato i livelli di corruzione ed assistito il gruppo di politici al potere, contro cui si accaniscono i manifestanti.

Insomma, cambierebbero gli interlocutori in Algeria, ma i rapporti sulle forniture di gas e petrolio dovrebbero essere mantenuti. L’Algeria dipende quasi totalmente dalla produzione di gas e petrolio.

 

di Salvatore Rondello

 

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