K metro 0 – La Banca centrale europea si è dichiarata pronta a intervenire in caso di peggioramento della situazione economica, questo è quanto dichiarato dal presidente Mario Draghi nella giornata di mercoledì. Ha poi dichiarato che: “Tutte le politiche monetarie necessarie e proporzionate saranno attuate”, in aggiunta alle misure presentate nell’incontro del 7 marzo
K metro 0 – La Banca centrale europea si è dichiarata pronta a intervenire in caso di peggioramento della situazione economica, questo è quanto dichiarato dal presidente Mario Draghi nella giornata di mercoledì. Ha poi dichiarato che: “Tutte le politiche monetarie necessarie e proporzionate saranno attuate”, in aggiunta alle misure presentate nell’incontro del 7 marzo scorso, ovvero l’estensione della data in cui verranno rialzati i tassi d’interesse e la disponibilità a fornire prestiti agevolati alle banche.
Durante la conferenza che si è tenuta alla Goethe University di Francoforte sulle politiche monetarie, Draghi ha spiegato che l’economia dei 19 Paesi dell’euro ha affrontato “un’incertezza diffusa” all’interno di un generalizzato rallentamento del mercato globale, mentre la richiesta interna è rimasta solida. “Le banche potrebbero rispondere ad un’inflazione più debole del previsto riprogrammando il calendario dei rialzi sui tassi d’interesse. Al momento, la Bce non opererà alcun rialzo fino a fine anno”. Il tasso di riferimento della Banca centrale per i prestiti alle banche è al livello record, a zero. Il tasso sui depositi imposto dalle banche commerciali alla Bce è al -0,4%, in sostanza si tratta di una penale con lo scopo di costringere le banche a prestare il denaro in esubero piuttosto che accumularlo alla Banca centrale europea. La Bce usa il tasso d’interesse di riferimento per incoraggiare i prestiti e rendere dinamica l’attività economica dei Paesi.
La Banca è al lavoro per mantenere alto il livello dello stimolo, a partire dalla riunione tenutasi a inizio marzo, cambiando la propria strategia poche settimane dopo aver messo da parte gradualmente quella precedente, portata avanti per quasi quattro anni. Quest’ultima aveva fatto accumulare 2,9 trilioni di euro in bond. Il cambiamento è avvenuto sulla falsa riga di quanto fatto dalla Federal Reserve statunitense, che aveva messo in stand-by la striscia di rialzi dei tassi d’interesse per evitare ripercussioni sulla salute dell’economia globale.
Gli indicatori economici degli ultimi tempi non hanno dato risposte concrete. Un’indagine sulle percentuali riguardanti l’attività manifatturiera dell’euro-zona ha parlato di un netto calo, mentre quelle riguardanti l’impiego e gli stipendi continuano ad aumentare. La disoccupazione ha raggiunto il 7,8%, è la stima più bassa da ottobre 2008. La commissione esecutiva dell’Unione europea parla di una crescita, per quest’anno, di circa l’1,3% del prodotto interno lordo nell’euro-zona.
I timori per l’Europa delle esportazioni riguardano soprattutto l’esito negativo delle discussioni tra Stati Uniti e Cina sul commercio. Si presenterebbe uno scenario preoccupante con l’aumento dei dazi o delle imposte sulle importazioni, che rallenterebbero ancor di più il mercato globale. Un’altra minaccia proviene dal Regno Unito, in caso di abbandono dell’Unione europea senza un accordo. In tal caso, i nuovi dazi e i controlli doganali metterebbero in crisi la circolazione delle merci.