K metro 0 – Tunisi – Una riunione di Lega Araba, Unione africana, Unione europea e Onu è prevista per sabato 30 marzo a Tunisi, a margine del 30°mo Summit della Lega Araba. Lo ha reso noto il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit che ha annunciato la partecipazione all’evento del segretario generale
K metro 0 – Tunisi – Una riunione di Lega Araba, Unione africana, Unione europea e Onu è prevista per sabato 30 marzo a Tunisi, a margine del 30°mo Summit della Lega Araba. Lo ha reso noto il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit che ha annunciato la partecipazione all’evento del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. In agenda la questione siriana e i modi per arrivare ad una soluzione della crisi libica alla luce dei colloqui svoltisi a margine dell’ultimo summit dell’Unione africana e dei continui sforzi delle Nazioni Unite sullo stesso tema.
Tunisi si appresta a vivere questa settimana uno degli appuntamenti più attesi del 2019, che ne faranno la capitale araba per eccellenza. Iniziano oggi una serie di riunioni ad alto livello che culmineranno domenica 31 marzo con la tenuta del 30mo vertice dei paesi della Lega Araba. 21 i paesi che hanno finora annunciato la loro partecipazione, con 6000 delegati in tutto.
All’ordine del giorno le grandi sfide della regione, ovvero il ritorno della Siria nella Lega Araba, il terrorismo internazionale, la questione palestinese, la crisi libica ed il conflitto nello Yemen. Dossier complicati che implicano diverse posizioni geostrategiche, crisi economiche, tensioni sociali per una regione araba che conta globalmente circa 400 milioni di abitanti. L’importanza di questo summit si misurerà anche dal numero di capi di Stato e sovrani che assicureranno la loro presenza a Tunisi. Tra i primi ad annunciare la loro presenza il Re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abd al-Azīz Āl Saoud, e il principe ereditario del Qatar. Tra gli assenti: il Re del Marocco Mohamed VI e il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika.
Tutte le istituzioni tunisine sono al lavoro in questi giorni per assicurare le condizioni migliori allo svolgimento del vertice. La sua tenuta in Tunisia, Paese che ha saputo trasformare la sua rivoluzione in esperienza democratica, potrebbe rappresentare il segnale di un nuovo approccio di ispirazione confederale e di rottura con un passato spesso caratterizzato da divisioni ideologiche, in direzione di una cooperazione pragmatica e pacifica. La riuscita in termini politici di questo vertice nella pratica sarà inevitabilmente legata all’attitudine dei dirigenti arabi di riuscire ad intendersi sulle importanti questioni strategiche, ed eventualmente, a fare qualche concessione e a dare risposte adeguate alle attese dei loro popoli. Il summit capita infatti in uno dei periodi più difficili per dirigenti e popolazione sul piano economico, sociale e della sicurezza. La maggior parte dei paesi presenta un calo della crescita, un forte indebitamento, nel caso dell’Algeria, imponenti manifestazioni e nel caso del Sudan violenti sollevamenti popolari. Un malessere generalizzato, secondo l’esperto economico tunisino, ex ministro delle Finanze, Hakim Ben Hammouda, dovuto al fatto che i popoli arabi si sentono frustrati a causa del fallimento dei regimi arabi che non sono riusciti a rafforzare il livello della loro cooperazione reciproca. L’esperto imputa il basso livello di cooperazione economica all’incapacità dei sistemi arabi post indipendenza ad instaurare uno sviluppo inclusivo, a creare una crescita costante, a diversificare le loro strutture economiche e mantenere gli equilibri finanziari. In cifre ciò si traduce in una crescita media dell’intera regione del 2,2% nel 2018 con una media di indebitamento del 75% e una disoccupazione al 30%, contro una media mondiale del 13%. Nonostante tutti questi dati, lo scarto tra i discorsi ufficiali e la loro concretizzazione sul campo, l’opinione pubblica araba continua a sperare in un nuovo slancio nelle relazioni interarabe, che magari riparta proprio da Tunisi.
La notizia diffusa da diversi media tunisini è stata però smentita dal ministro degli Esteri Khamis Jhinaoui, secondo cui un eventuale invito dovrebbe essere deciso dai capi di stato arabi. Se l’invito ad Assad arrivasse effettivamente, si tratterebbe di una conferma delle voci di una riabilitazione del governo siriano presso il mondo arabo, lanciate dalla prima visita a Damasco di un capo di Stato arabo dal 2011. Lunedì, infatti, rompendo un boicottaggio che dura da 8 anni, il presidente sudanese Omar al-Bashir è stato ricevuto nella capitale siriana da Assad.
La nota giornalista tunisina, Butheina Jabnun, citando fonti della presidenza siriana, ha scritto: “Il presidente (tunisino) Beji Caid Essebsi invierà presto un invito al presidente Bashar al Assad per visitare Tunisi e partecipare al vertice arabo del prossimo marzo”.
Il sito news “Forza Tunisia” ha riferito di aver appreso da propri fonti che l’invito sarebbe stato già inviato e che il presidente siriano lo ha accettato. Però, le indiscrezioni sono state smentite dal ministro degli Esteri Jhinaoui che in una dichiarazione alla radio locale MosaiqueFM, ha detto: “Al momento, la Tunisia ha inviato inviti solo all’Arabia Saudita ed agli Emirati Arabi e non è stata presa nessuna decisione circa la situazione siriana che è di competenza dei capi di stato arabi”.
Un’altra notizia diffusa dall’agenzia russa Ria Novosti, che citando fonti diplomatiche di Baghdad, ha riferito: “Il presidente iracheno visiterà nei prossimi giorni la capitale siriana Damasco”.
Il 30 marzo prossimo, dunque, potrebbero esserci novità su queste zone di crisi.
di Salvatore Rondello