K metro 0 – Milano – Una tavola rotonda a Roma fa il punto su una ricerca sui parlamentari di Italia, Francia e Germania, promossa dalla Cattolica di Milano. di Alessandro Luongo “Quali idee per una nuova Europa? Ricette a confronto”. È il tema di una tavola rotonda in programma a Roma il 26 marzo
K metro 0 – Milano – Una tavola rotonda a Roma fa il punto su una ricerca sui parlamentari di Italia, Francia e Germania, promossa dalla Cattolica di Milano.
di Alessandro Luongo
“Quali idee per una nuova Europa? Ricette a confronto”. È il tema di una tavola rotonda in programma a Roma il 26 marzo nella nuova aula dei gruppi parlamentari in via di Campo Marzio 76 che prende spunto da una ricerca congiunta fra l’Università Cattolica di Milano, lo Zew – Leibniz Centre for European Economich research – l’Università di Manheim e l’Ecole Polytecnique di Parigi. Presentata per la prima volta all’Istituto Bruegel di Bruxelles il 27 febbraio, sarà ora divulgata nella Capitale dal professor Massimo Bordignon, docente di Scienza delle finanze alla Cattolica di Milano e coautore dello studio con Piergiorgio Carapella, economista presso il Centro Studi Confindustria, dove si occupa di finanza pubblica.
A due mesi scarsi dalle elezioni europee cosa pensano dunque gli eurodeputati Ue dei possibili progressi in campo europeo? Sono domande doverose poste dalla ricerca, visto il tunnel della Brexit, l’avanzata dei sovranisti e un’unione monetaria non ancora realizzata. In definitiva, andiamo avanti con l’integrazione o torniamo indietro ridando competenze e risorse ai paesi membri? La ricerca congiunta è dunque preziosa, perche pone delle domande esiziali a chi dovrebbe approvare eventuali riforme nella costruzione europea.
«Per questo motivo, e in collaborazione con altri studiosi europei – precisa Massimo Bordignon, coautore del sondaggio– abbiamo sottoposto un questionario uguale per tutti, a parlamentari italiani, francesi e tedeschi». Tre gli ambiti di discussione:
Possibili trasferimenti di competenze a livello europeo su varie politiche (immigrazione, difesa, energia, politica salariale e mercato del lavoro);
Proposte per il completamento dell’eurozona (giudizio sul Quantitative easing (Qe), assicurazione europea per la disoccupazione, Eurobond, regole del Patto di stabilità meno restrittive, un budget comune per l’Eurozona e il completamento dell’Unione bancaria);
Proposte di modifica del funzionamento della governance dell’Unione europea (attribuzione dell’iniziativa legislativa al Parlamento europeo, passaggio alla maggioranza qualificata per le decisioni inerenti alla fiscalità diretta in ambito europeo, introduzione di un’imposta europea).
Quali punti di convergenza sono emersi fra Francia, Italia e Germania?
«Tutti i parlamentari sono favorevoli a una maggiore integrazione delle politiche per ciò che riguarda difesa e immigrazione; e sono anche convinti che incrementare gli investimenti pubblici sia la chiave per aumentare la crescita. Importante anche il fatto che tutti i parlamentari e ogni partito (Afd, Alternative für Deutschland, partito populista tedesco, con una posizione quasi neutra) si dichiarino favorevoli alla proposta di attribuire al Parlamento europeo l’iniziativa legislativa, che è oggi una competenza esclusiva della Commissione».
Quali, invece, i punti di divergenza?
«C’è una contrapposizione frontale fra Sud e Nord Europa sostanzialmente su tutte le proposte, con francesi e italiani largamente favorevoli, e tedeschi di gran lunga contrari a Eurobond, budget per l’Eurozona, Quantitative easing, sussidi europei per la disoccupazione, revisione Patto di stabilità».
Cosa emerge, infine, sul fronte del partito dei populisti?
«Secondo il professor Friedrich Heinemann, coautore dello studio e capo del dipartimento di ricerca ZEW, “la divisione tra i partiti populisti nell’Europa settentrionale e meridionale indebolirà gravemente il loro impatto politico nel Parlamento europeo dopo le elezioni”. Su quest’ultima frase sarei più cauto, però. Ciò che emerge è che la posizione dei partiti populisti europei (Afd, lega e 5stelle) non sono simili su molti aspetti, quindi è difficile pensare che riescano a convergere pienamente sul futuro delle riforme dell’Europa».