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Italia-Cina, un memorandum d’intesa o di attesa?

Italia-Cina, un memorandum d’intesa o di attesa?

K metro 0 – Roma – L’Italia ha firmato un memorandum d’intesa con la Cina all’interno dell’iniziativa “Belt and Road” avanzata da Pechino Il progetto mira alla creazione di una rete di porti, ponti e centrali che uniranno la Cina con l’Africa e l’Europa. Con questa mossa l’Italia diventa il primo membro di un Gruppo dei sette, composto

K metro 0 – Roma – L’Italia ha firmato un memorandum d’intesa con la Cina all’interno dell’iniziativa “Belt and Road” avanzata da Pechino Il progetto mira alla creazione di una rete di porti, ponti e centrali che uniranno la Cina con l’Africa e l’Europa. Con questa mossa l’Italia diventa il primo membro di un Gruppo dei sette, composto dalle maggiori forze economiche tra cui gli Stati Uniti, che aderiranno al programma Belt and Road, come già fatto dal Portogallo a dicembre. Il premier italiano, Giuseppe Conte, e il presidente cinese Xi Jinping si sono incontrati a Roma, dove sono stati discussi e firmati da entrambi i governi i 29 singoli protocolli del memorandum. Il vicepremier italiano, Luigi Di Maio, ha commentato così l’accordo raggiunto: “Il nostro obiettivo è quello di riequilibrare i rapporti: c’è molto ‘Made in China’ in Italia e molto poco ‘Made in Italy’ esportato in Cina”. Ha poi aggiunto che d’ora in poi l’Italia si aspetta “un sostanziale e graduale aumento delle esportazioni, con la speranza che in futuro possano essere appianati i dislivelli di mercato”.

Ma sulla iniziativa italiano piovono critiche. Per il Wall Street Journal, ad esempio, “l’Italia aderisce al piano globale di infrastrutture della Cina nonostante gli Stati Uniti”, questo il titolo dell’articolo che il quotidiano pubblica, nella sua edizione online, dopo la firma del memorandum tra Roma e Pechino. “I governi di Italia e Cina hanno firmato un accordo di cooperazione sul piano infrastrutturale globale di Pechino, la Belt and Road Initiative, siglando un’intesa che ha allarmato gli Stati Uniti e gli alleati europei”, scrive il WSJ dedicando ampio spazio alla visita del presidente cinese in Italia.

Il quotidiano afferma che “il sostegno dell’Italia alla Belt and Road Initiative è una vittoria diplomatica per Xi”. Chiarito il contesto si spiega tutto il resto. Per l’economia cinese, costretta ad espandersi senza mai rallentare o peggio fermarsi, pena l’implosione del sistema, lo sbocco commerciale nel vecchio continente è una questione di vita o di morte, spiega l’influente quotidiano della city newyorkese. Le prospettive di un fallimento sarebbero tragiche. Chi assorbirebbe la super produzione delle fabbriche formicaio cinesi, chi rifornirebbe più la Cina di valuta pregiata e soprattutto di know-how strategico, scientifico, manifatturiero, chimico e sanitario? L’Italia ha esclusivamente il vantaggio della posizione geografica al centro del Mediterraneo. Ma il nostro Paese è in grado di sfruttare al meglio l’insostituibile posizione strategica senza farsi imbrigliare nella trappola del debito pubblico e della cybersecurity?

Gli accordi fra le aziende sono undici. Avrebbero dovuto essere una trentina poche settimane fa, erano quindici mercoledì scorso. Ma v’è un altro punto dell’agenda diplomatica che il governo Conte non ha osato toccare con la Cina: la riduzione dei fattori che producono il riscaldamento globale. Lo rileva ad esempio Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi, che scrive: “Tra le relazioni commerciali siglate tra Italia e Cina quattro su dieci riguardano l’espansione di energia fossile: zero su energia pulita, efficienza, batterie, reti elettriche e resilienza o ricerca. Dopo il piano clima ed energia del governo che non rispetta gli accordi Onu di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico, è la conferma che questo governo non ha una visione ecologica del futuro”.

 

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