K metro 0 – Guyana Francese – Con un lancio da manuale è iniziata la missione di Prisma, il satellite dell’Agenzia Spaziale Italiana che con i suoi occhi super tecnologici promette di cambiare il modo di osservare la Terra dallo spazio. Il lancio, avvenuto quando in Italia erano le 2.50 di venerdì scorso, dalla base spaziale europea
K metro 0 – Guyana Francese – Con un lancio da manuale è iniziata la missione di Prisma, il satellite dell’Agenzia Spaziale Italiana che con i suoi occhi super tecnologici promette di cambiare il modo di osservare la Terra dallo spazio.
Il lancio, avvenuto quando in Italia erano le 2.50 di venerdì scorso, dalla base spaziale europea di Kourou, nella Guyana Francese, è stato realizzato dal lanciatore europeo Vega dell’Esa, progettato e realizzato in Italia da Avio, nei suoi stabilimenti di Colleferro.
Il lancio VV14 è stato il 14esimo del Vega ed è stato gestito da Ariane space. Appena 118 minuti dopo il lift off è stato ricevuto a Terra il primo segnale di collegamento con il satellite. Ora Prisma dovrà affrontare tre mesi di verifiche prima di essere pienamente operativo a metà di giugno prossimo. L’intero programma della missione è costato 126 milioni di euro e avrà notevoli ricadute sia industriali che scientifiche a beneficio di tutti i cittadini del Pianeta.
L’Hyperspectral Precursor of the Application Mission (Prisma) è una missione totalmente realizzata dall’Agenzia Spaziale Italiana che porta in orbita il sistema spaziale italiano guidando una cordata hi-tech tutta made in Italy. Il satellite, di proprietà dell’Agenzia Spaziale Italiana, rappresenta infatti un’eccellenza derivata dalle capacità scientifica e industriale del nostro Paese di fare squadra. Il satellite è stato realizzato da un Raggruppamento Temporaneo di Imprese, guidato da OHB Italia, responsabile della missione e della gestione dei tre principali segmenti (terra, volo e lancio), e Leonardo, che ha realizzato la strumentazione elettro-ottica iperspettrale, oltre a diversi equipaggiamenti di bordo, come i sensori d’assetto e il pannello solare. Il profilo nazionale emerge anche dal vettore Vega prodotto da Avio. Inoltre, il centro di controllo della missione è stato realizzato dalla controllata di Leonardo Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%), mentre l’acquisizione e l’elaborazione dei dati sarà compito del Centro Spaziale di Matera.
Il contributo fondamentale che centinaia di scienziati e tecnologi italiani e non solo si aspettano ora da Prisma è che il satellite, una volta operativo, cambi passo al modo di monitorare l’inquinamento ed i cambiamenti ambientali e supporti la gestione delle risorse naturali e delle emergenze. La tecnologia iperspettrale di cui è dotato Prisma permette, infatti, di vedere più dell’occhio umano e di riconoscere non solo le forme degli oggetti ma anche quali elementi chimici contengono. Ogni materiale ha infatti una propria firma spettrale, una vera impronta digitale: una combinazione unica di colori, detti bande spettrali. E la strumentazione elettro-ottica di Prisma è in grado di analizzare questa firma dalla sua orbita a 615 chilometri di altezza.
L’Agenzia Spaziale Italiana ha spiegato: “E’ un monitoraggio all’avanguardia che sarà in grado di identificare un oggetto o risalire alle caratteristiche di un’area sotto osservazione”.
I maggiori risultati che derivano dall’utilizzo dei dati iperspettrali riguardano l’analisi delle foreste, ad esempio sui mutamenti negli ecosistemi, gli incendi boschivi, la classificazione ambientale e l’analisi della biomassa. Ma non solo. I dati di Prisma serviranno nell’agricoltura di precisione, ad esempio per la mappatura dei campi, la rotazione delle colture, l’analisi dello stress delle colture che induce il decremento della produzione, e la fertilizzazione.
Dati innovativi si avranno anche nell’analisi di bacini interni e coste, riuscendo a valutare, ad esempio, la qualità delle acque, a rilevare i livelli di clorofilla o la crescita delle alghe. Anche lo studio dei cambiamenti climatici e la ricerca ambientale allargheranno i loro perimetri ad esempio sul fronte della desertificazione e della deforestazione, dello stress vegetativo, del degrado e del pericolo ambientale. Tutto ciò cambierà passo con Prisma che consentirà anche lo studio di materiale grezzo ed estrazione mineraria e le caratteristiche del suolo e degrado.
Prisma è una missione che apre una nuova era ma che nasce da anni di attività spaziali italiane perché sfrutta l’esperienza precedentemente acquisita dall’Asi nel campo delle ‘piccole missioni’, come ad esempio Agile, delle strumentazioni iperspettrali come Hypseo, JHM, delle piattaforme satellitari MITA/PRIMA e dei centri di recezioni e processamento dei dati raccolti con il telerilevamento con il sistema satellitare COSMO-SkyMed e CNM.
L’ente spaziale italiano ci tiene a sottolineare: “Ciò fornisce l’opportunità all’industria nazionale di acquisire competenze e sviluppare e consolidare il know-how dei prodotti”.
In attesa di leggere l’impronta digitale della Terra, ad esprimere orgoglio per la missione appena iniziata sono stati i vertici di Asi e dei colossi aerospaziali coinvolti. Il commissario straordinario dell’Asi ha commentato: “Prisma ha portato in orbita la capacità del sistema Italia di fare Spazio e rappresenta la prima missione iperspettrale in Europa”. L’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, invece, ha ricordato: “La tecnologia di Leonardo è il cuore di questa missione. La nostra telecamera iperspettrale, la più evoluta e più potente al mondo, doterà l’Italia della capacità di studiare il Pianeta come mai prima è stato possibile”.
L’ad di OHB Italia, Roberto Aceti, ha osservato: “Il lancio di Prisma conferma le capacità sistemistiche dell’azienda che grazie alla realizzazione di questa missione, dispone di competenze uniche in Europa per realizzare nuovi progetti, già allo studio, che avvicineranno sempre di più lo spazio alle esigenze dei cittadini”.
L’amministratore delegato di Avio, Giulio Ranzo, ha evidenziato: “Il volo Vega VV14, che ha portato in orbita Prisma, è un altro passo importante per l’industria spaziale italiana”.
di Salvatore Rondello