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Migranti. Nave Mar Jonio. Il comandante, indagato dalla Procura di Agrigento. Le torture sui corpi dei naufraghi certificate dai medici

Migranti. Nave Mar Jonio. Il comandante, indagato dalla Procura di Agrigento. Le torture sui corpi dei naufraghi certificate dai medici

K metro 0 – Palermo – Pietro Marrone, il comandante della nave “Mare Jonio”, per oltre 4 ore risponde alle domande del procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella e del pubblico ministero Cecilia Baravelli che lo hanno iscritto nel registro degli indagati con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e mancato rispetto dell’ordine imposto dalle autorità

K metro 0 – Palermo – Pietro Marrone, il comandante della nave “Mare Jonio”, per oltre 4 ore risponde alle domande del procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella e del pubblico ministero Cecilia Baravelli che lo hanno iscritto nel registro degli indagati con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e mancato rispetto dell’ordine imposto dalle autorità di arrestare l’imbarcazione. Marrone, che ai cronisti presenti davanti alla brigata della Guardia di finanza di Lampedusa (Ag) aveva detto che avrebbe rifatto la stessa cosa e che si è solo limitato a salvare delle vite umane, ha ribadito la sua versione dei fatti ai magistrati. L’interrogatorio, dopo 4 ore circa, è stato sospeso. “Al comandante viene contestata la violazione del Testo unico sull’immigrazione ma vorrei sottolineare che non c’è stato alcun favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il comandante ha scelto di fare la cosa giusta” dice all’Adnkronos l’avvocato Fabio Lanfranca, legale di Pietro Marrone, il comandante della nave Mare Jonio. “Marrone si è trovato in quella situazione e si è scelto di fare la cosa giusta – dice ancora Lanfranca – ha deciso di non girarsi dall’altra parte e fare finta di niente”. E ancora: “Che doveva fare? Ha aiutato 49 persone in difficoltà, li ha salvati e li ha messi in sicurezza”. “Ora andiamo a spiegare bene tutto al Procuratore aggiunto Vella – dice – e forniremo i video, le carte e gli atti. Poi valutiamo tutti i passaggi della vicenda”.

“C’erano ragazzi di sedici anni che hanno vissuto gli ultimi tre nei campi di concentramento libici, avevano sulla pelle evidenti segni di tortura e ne parlavano con evidente turbamento. Uno di loro ci ha detto che amava la Mare Jonio perché gli ha salvato la vita, che senza di noi sarebbe morto”. Così, in un post sul profilo Facebook dell’ong Mediterranea Saving Humans, il medico Guido Di Stefano che, insieme a Gisela Valles Viñolas, infermiera, ha visitato i 49 naufraghi salvati dalla nave Mare Jonio.

“Chiedo a chi sta indagando se non ritenga opportuno estendere anche a me questa indagine perché io mi sento assolutamente complice di questa iniziativa”. A dirlo è stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a margine della 24esima Giornata della Memoria per le vittime delle mafie, organizzata da Libera anche nel capoluogo siciliano, parlando dell’indagine aperta dalla Procura di Agrigento sulla nave della Ong italiana che ha tratto in salvo 49 migranti, sbarcati a Lampedusa.  Il primo cittadino ha ricordato che sulla nave Mare Jonio, accanto alla bandiera italiana sventola anche quella di Palermo. “Siamo tutti complici di salvataggio di vite umane” ha aggiunto, sottolineando la necessità di “un’Europa dei diritti”. Infine, afferma il sindaco di Palermo, “Salvini continua ad avvalersi della sua immunità parlamentare, farebbe bene a fare il ministro dell’Interno anziché fare il promotore di una cultura criminogena e disumana”.

 

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