K metro 0 – Londra – La British “telenovela” della Brexit prosegue, sullo sfondo, in Gran Bretagna, di un popolo che perde sempre più fiducia nella sua classe politica, e, in Europa, di una UE che perde sempre più la pazienza. Ultima puntata è stata quella del 20 marzo in Parlamento, dove Theresa May, rispondendo, nel
K metro 0 – Londra – La British “telenovela” della Brexit prosegue, sullo sfondo, in Gran Bretagna, di un popolo che perde sempre più fiducia nella sua classe politica, e, in Europa, di una UE che perde sempre più la pazienza. Ultima puntata è stata quella del 20 marzo in Parlamento, dove Theresa May, rispondendo, nel “Question time”, al deputato conservatore Richard Drax, ha ribadito che anche una proroga della scadenza della Brexit dal 29 marzo al 30 giugno (che la Premier è fortemente intenzionata a chiedere a Bruxelles) “non toglie dal tavolo il no deal”: che incombe sempre, come opzione inevitabile, se, nel frattempo, il Parlamento non ratificherà l’accordo di divorzio già raggiunto inizialmente con Bruxelles.
Gli interventi dei Presidenti di Consiglio Europeo e Commissione, Tusk e Juncker
“Ho avuto una telefonata con Theresa May sulle sue richieste”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, in vista del vertice UE del 21 marzo; “e le ho detto che sulla base dei confronti con i leader UE nei giorni scorsi, un’estensione breve sarà possibile, ma sarà condizionata ad un voto positivo alla Camera dei Comuni”. Il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha accusato, durante Question Time ai Comuni, il governo Tory di “incompetenza”, e la premier “di non avere un piano”. Ha sfidato inoltre la May a togliere dal tavolo lo spauracchio del “no deal” ed accettare un ragionevole compromesso su una Brexit alternativa rispetto alla sua: Intanto, ll presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, in un’intervista all’emittente tedesca “Deutschlandfunk”, il 20 marzo ha detto di non aver ancor ricevuto, dalla controparte inglese, alcuna lettera con richiesta di proroga per la Brexit. “L’Ue – ha sottolineato Juncker – ha fatto tutto quanto in suo potere per adattarsi alle richieste del Regno Unito. Il Consiglio europeo si potrebbe riunire di nuovo la settimana prossima, poco prima del 29 marzo (Juncker infatti non pensa che al vertice del 21-22 i 27 leader UE possano già accordarsi su una proroga per Londra, N.d.R.), ma la pazienza si sta assottigliando. L’Accordo di divorzio non sarà rinegoziato”, ad ogni modo. “Sulla Brexit – ha concluso il Presidente della Commissione – siamo nelle mani di Dio, ma anche Dio ha una pazienza che alla fine si strappa”.
Rimane difficile, comunque, la posizione della Premier britannica, stretta tra un’opposizione che l’accusa di “ricatto, bullismo e corruzione” e la contrarietà dell’ala più accesamente “brexiter” del suo partito, ferocemente contraria anche a un rinvio della Brexit di poche settimane, considerato comunque un tradimento della volontà popolare. Un documento di lavoro della Commissione europea, citato dall’agenzia Reuters, sottolinea che una proroga per la Brexit dovrebbe essere comunque di poche settimane, per evitare intralci alle elezioni europee di fine maggio. Rilevando, al tempo stesso, che un rinvio di tre mesi, che pure è quel che la May, probabilmente, chiederà al vertice di Bruxelles, in realtà non rientra nell’interesse del governo, che sarebbe costretto, allora, a far partecipare nuovamente il Paese alle elezioni dell’Europarlamento (per esprimere eurodeputati che, con la Brexit alle porte, resterebbero in carica, quantomeno nella pienezza delle proprie funzioni, per poco più di un mese).