K metro 0 – Kiev -In vista delle elezioni presidenziali del prossimo 31 marzo, l’Europa teme un aggravarsi della situazione tra Ucraina e Russia, a causa delle dichiarazioni dell’attuale presidente Petro Oleksijovyč Porošenko che, in caso di una sua vittoria elettorale, ha dichiarato la sua intenzione di restituire a Kiev la sovranità sulla Crimea. In
K metro 0 – Kiev -In vista delle elezioni presidenziali del prossimo 31 marzo, l’Europa teme un aggravarsi della situazione tra Ucraina e Russia, a causa delle dichiarazioni dell’attuale presidente Petro Oleksijovyč Porošenko che, in caso di una sua vittoria elettorale, ha dichiarato la sua intenzione di restituire a Kiev la sovranità sulla Crimea.
In seguito ai risultati del referendum popolare del 16 marzo 2014, la Crimea (conosciuta già dal 1991, anno dell’indipendenza dell’Ucraina, con il nome di Repubblica autonoma di Crimea) venne di fatto annessa alla Russia. Le modalità e i risultati di questo referendum vennero da subito discussi: il 95% dei votanti votò, all’epoca, per rimanere territorio della Russia, ma le elezioni non furono seguite da osservatori accreditati presso paesi occidentali, inoltre l’Unione Europea e la NATO non riconobbero l’annessione della Crimea, adottando, insieme agli USA, sanzioni politiche nei confronti della Federazione russa.
Un’annessione, questa della Crimea, voluta e giustificata dallo stesso presidente russo Vladimir Putin, che subito dopo i risultati del referendum dichiarò che “La Crimea è sempre stata parte integrante della Russia, nel cuore e nella testa del nostro popolo“. Proprio in questi giorni Putin, per festeggiare il quinto anniversario dell’annessione, ha inaugurato due nuove centrali termoelettriche (in verità già parzialmente attive da gennaio di quest’anno, ma solo ora funzionanti a piena potenza) in Crimea, paese che in passato era costretto a ricavare l’80% della sua elettricità dall’Ucraina.
Una situazione che l’attuale presidente ucraino Porošenko ha sempre combattuto e criticato, fino a farne uno dei pilastri della sua campagna elettorale. Le posizioni filo-europeiste di Porošenko sono note da tempo: fu uno dei principali sostenitori economici della protesta Euromaidan, e nel 2012 entrò nel governo di Mykola Janovyč Azarov, a quel tempo Primo ministro dell’Ucraina del governo di Viktor Janukovyč, accettando tale carica, a suo dire, solo per poter contribuire ad avvicinare l’Ucraina all’Europa (nonostante le posizioni notoriamente filo-russe di Janukovyč) e ottenere la liberazione dell’ex premier Julija Tymošenko, all’epoca condannata a 7 anni di carcere per le sue pressioni su un accordo di forniture di gas con il presidente russo Putin e per abuso d’ufficio (detenzione dichiarata poi illegale dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2013, il reato venne infine depenalizzato in seguito a una legge parlamentare l’anno successivo).
Petro Oleksijovyč Porošenko, che due mesi fa dichiarò la volontà della Crimea di chiedere l’entrata nell’Unione Europea, dichiarando “Nel 2024 faremo richiesta formale di adesione all’Unione Europea. Inoltre, non sussistono dubbi sul fatto che potremo cominciare ad attuare anche un piano d’azione per entrare nella Nato” (il Parlamento ucraino nel novembre 2018 ha iniziato un processo di revisione della costituzione per agevolare l’ingresso di Kiev nell’Unione europea e nella Nato), è in questi giorni coinvolto anche nello scandalo della Privatbank.
Secondo le dichiarazioni di Serhiy Sobolev, vicecapo gruppo parlamentare del partito Batkivschyna (Patria, in lingua ucraina), sarebbe infatto emerso che “…nei giorni scorsi, e credo sia un nuovo scandalo che scoppierà nel paese. Attraverso alcune filiali di PrivatBank, il presidente Poroshenko e i suoi collaboratori hanno importato centinaia di milioni di grivnie per comprare il voto degli elettori“. La Privatbank, considerata la più grande banca ucraina, venne nazionalizzata nel 2016, sotto il governo Porošenko, quando aveva in passivo un buco di 5,6 miliardi di dollari. Il Ministero delle finanze ne acquisì subito il 100% delle azioni per la cifra simbolica di 1 grivnia (circa 4 centesimi di euro). L’operazione, secondo il Governo di Kiev, venne concordata direttamente con i proprietari di Privatbank: Igor Kolomoiskiy e Ghennady Bogolubov, due tra i più potenti e ricchi oligarchi ucraini.
In questo clima di incertezza politica ed economica, Porošenko promette oggi di restituire a Kiev la sovranità sulla Crimea “…senza contrattazioni ne’ accordi“, in caso di una sua vittoria alle imminenti elezioni presidenziali del prossimo 31 marzo. Secondo il presidente ucraino, inoltre, la Russia ha interesse che perda le presidenziali affinché “…il nuovo governo ucraino collassi e gli conceda la Crimea“.
Che la Russia non sia d’accordo con la linea politica di Poroshenko, è confermato dalle parole di Dmitrij Peskov: “Nel suo discorso di ieri, rilasciato in occasione del quinto anniversario della Repubblica autonoma di Crimea, il presidente Putin ha ribadito la nostra disponibilità a tentare di ripristinare un legame e un dialogo con le attuali autorità di Kiev” ha dichiarato infatti ieri il portavoce presidenziale del Cremlino “Tuttavia, è impossibile che la situazione migliori sotto la leadership del loro attuale capo dello Stato, Petro Poroshenko“.
Ma Poroshenko, nonostante le critiche e le opposizioni, rimane fermo nella sua decisione di recuperare la Crimea: “L’Ucraina non accettera’ mai alcuna offerta o alcun accordo a basso costo. E la Crimea sara’ restituita al paese. Faremo tutto il possibile affinche’ cio’ avvenga il prima possibile, subito dopo le elezioni presidenziali“, ha infatti scritto il presidente ucraino sul suo profilo Facebook ufficiale. In vista delle presidenziali del 31 marzo, Poroshenko sta quindi cercando di migliorare la sua immagine politica: tra l’altro, nella giornata di ieri, nel corso del programma Cвобода Cлова (Svoboda Slova, “Libertà di parola” in ucraino, ndr) ha fortemente delegittimato la presenza di eserciti privati in territorio ucraino: “La posizione del presidente dell’Ucraina è assolutamente chiara: non ci sono stati e non ci saranno eserciti privati nel paese” ha dichiarato infatti Poroshenko, criticando poi gli oligarchi che avevano creato eserciti privati già nel 2014, “Le nostre azioni decisive hanno soppresso questi tentativi, e lo stesso accadrà quest’anno. Solo lo Stato può avere un tale monopolio” (quella delle milizie private e spesso illegittime è uno dei problemi della zona del Donbass).
Quella tra Ucraina, Russia e Crimea, quindi, rimane ancora una questione aperta e difficile dal punto di vista diplomatico, politico ed economico, al punto che Federica Mogherini, attuale Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha dichiarato come “L’Unione europea mantiene il suo fermo impegno a favore della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Continueremo a non riconoscere questa annessione illegale e a condannare la violazione del diritto internazionale“.
di Emiliano Federico Caruso