K metro 0 – Portorose – Le cooperative agricole e gli esperti di scienza agraria sloveni si sono riuniti, martedì scorso, nel primo incontro del meeting annuale di due giorni ospitato a Portorose dall’Associazione delle cooperative slovene: i partecipanti hanno discusso le sfide della nuova Politica Agricola Comune (PAC). La Slovenia, dopo l’adesione all’Unione Europea
K metro 0 – Portorose – Le cooperative agricole e gli esperti di scienza agraria sloveni si sono riuniti, martedì scorso, nel primo incontro del meeting annuale di due giorni ospitato a Portorose dall’Associazione delle cooperative slovene: i partecipanti hanno discusso le sfide della nuova Politica Agricola Comune (PAC).
La Slovenia, dopo l’adesione all’Unione Europea nel 2004, ha rafforzato le sue politiche in campo agricolo ed è entrata a far parte del programma europeo Politica Agricola Comune, che rappresenta l’insieme delle regole che l’UE, fin dalla sua nascita, ha inteso darsi riconoscendo la centralità del comparto agricolo per uno sviluppo equo e stabile dei Paesi membri. Pertanto, gli obiettivi perseguiti sono: incrementare la produttività dell’agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori. Questa politica altro non è che la risposta dell’Europa alla necessità di un tenore di vita decente per le migliaia di lavoratori agricoli: il bilancio della PAC fissato per il periodo 2014-2020 prevede un totale di 408,31 miliardi di euro con 308,73 miliardi di euro destinati ai pagamenti diretti e alle misure di mercato (il cosiddetto primo pilastro) e 99,58 miliardi di euro per lo sviluppo rurale (il cosiddetto secondo pilastro).
Nel settore agricolo e nelle zone rurali della Slovenia, in particolare, questo programma investirà circa 1,8 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno ulteriori finanziamenti da parte delle autorità locali. Grande importanza dovrà essere data alle pratiche agricole di sviluppo eco-sostenibile, al fine di supportare importanti questioni globali, come il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità e la qualità del suolo. Sfide, queste, che non spaventano il presidente sloveno Borut Pahor, il quale, in occasione della 55esima fiera di Agra, la più importante fiera dedicata all’agricoltura e all’alimentazione dell’Europa centrale, aveva dichiarato: “Lo sviluppo sostenibile si adatta al nostro Paese, alla nostra terra e alla nostra gente”. Infatti, la Slovenia è un paese di importanza fondamentale per lo sviluppo e l’agricoltura sostenibile: il Paese copre un’area di 20.273 km² di cui circa il 35% è un’area agricola, mentre le foreste coprono il 56%; circa il 40% della popolazione vive in aree prevalentemente rurali e quasi il 38% del suo territorio è designato come area di Natura 2000 – una rete di siti di siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale creata dall’Unione europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati membri dell’Unione europea.
In occasione del 46esimo meeting annuale, tuttavia, il primo ministro Marjan Šarec ha sottolineato che i fondi europei da soli non bastano ed è necessaria una maggiore cooperazione tra le aziende agricole, soprattutto se si vuole entrare nei mercati esteri. Secondo il ministro all’Agricoltura della Slovenia, Aleksandra Pivec, i progetti devono essere concreti e orientati agli obiettivi. Il suo Ministero ha, infatti, deciso di lanciare un programma per promuovere l’agricoltura biologica, basata su prodotti locali, presso istituzioni pubbliche come scuole, asili e ospedali.
Attraverso i finanziamenti dell’UE, la Slovenia ha deciso di investire soprattutto nel campo vinicolo, aumentando il riconoscimento dei suoi vini sui mercati mondiali. A riguardo, non mancano i rapporti con l’Italia: i due Paesi si sono uniti nel progetto di innovazione a sostegno dei viticoltori italiani e sloveni per produzioni migliori sia dal punto di vista del prodotto sia per quanto riguarda il minor impatto ambientale. Questa idea si deve ad un altro progetto transfrontaliero di cui la Slovenia fa parte, ovvero il Susgrape, avviato grazie a un finanziamento del programma Interreg V-A Italia-Slovenia 2014-2020. Guardando sempre all’eco-sostenibilità, infatti, le aziende vitivinicole partner del progetto puntano, attraverso l’adozione di tecnologie ICT, a ridurre l’uso di sostanze chimiche, delle emissioni di CO2 e dei consumi d’acqua per l’irrigazione. Così facendo, si migliora anche la qualità del prodotto finale.
Da sempre in prima linea per l’attenzione all’ambiente, dunque, la Slovenia sta cercando di puntare tutto sulla sostenibilità, anche in campo agricolo, settore che più di tutti causa la perdita di biodiversità e una delle maggior fonti di emissioni di gas serra clima alteranti, come ricorda il WWF. Questa missione, tuttavia, sarà impossibile se l’agricoltura europea non abbandonerà l’attuale modello di produzione agricola industriale in favore di un nuovo paradigma basato sull’agro-ecologia. Sembra, dunque, che la Politica Agricola Comune, nonostante varie riforme dal 2000 ad oggi, abbia promosso essenzialmente un’agricoltura intensiva, ancora oggi ampiamente basata sulla chimica di sintesi, e trascurato le piccole aziende agricole in particolare nelle aree interne più marginali. Solo un radicale cambiamento della PAC potrà sostenere un’efficace conversione dell’attuale agricoltura con buone pratiche più sostenibili come il biologico, che rappresenta oggi il modello più avanzato di agro-ecologia.
di Mara Di Fuccia