K metro 0 – Palermo – Dalla questione libica, ai diritti umani, passando per la xenofobia e le prossime elezioni europee. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dopo mille impegni recenti che l’hanno visto protagonista con i Big europei e planetari, ci concede una lunga intervista. Intervista di Alessandro Luongo Il premier spagnolo Pedro Sanchez
K metro 0 – Palermo – Dalla questione libica, ai diritti umani, passando per la xenofobia e le prossime elezioni europee. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dopo mille impegni recenti che l’hanno visto protagonista con i Big europei e planetari, ci concede una lunga intervista.
Intervista di Alessandro Luongo
Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha lanciato di recente un monito contro i “venti di xenofobia” che stanno soffiando in Europa. Cosa ne pensa e qual è la sua posizione in proposito?
«È indubbio che rispetto ad alcuni anni fa, la presenza e la visibilità di posizioni e movimenti xenofobi in tutta Europa e nel mondo sia sempre più forte. Ma è altrettanto vero che accanto a questi è presente e sempre molto viva un’ampia parte della società civile che risponde con i valori del dialogo, dell’incontro fra le culture, della solidarietà.
Credo che la grande differenza rispetto al passato sia nel comportamento di una parte del mondo politico, non tanto perché ha “sdoganato” comportamenti xenofobi fino quasi a giustificare le violenze razziste o omofobe, ma perché sta progressivamente inquinando i pozzi della cultura dell’accoglienza e della solidarietà.
Di fronte a questi comportamenti credo che sia necessario un approccio radicale, culturalmente radicale. Amo ripetere che fra me e gli xenofobi non ci sono punti di contatto, perché parliamo lingue diverse, giochiamo sport, metaforicamente parlando, diversi e con regole diverse».
Lo stesso Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, lunedì 25 febbraio ha espresso grande preoccupazione per “un restringimento dello spazio civico”, rilevando che sono stati “uccisi oltre 1.000 fra giornalisti e attivisti per i diritti umani”. Cosa può fare e deve fare, a suo avviso, l’Europa per il rispetto dei diritti umani?
«Credo che l’Europa abbia grandi, grandissime responsabilità per la situazione che oggi viviamo. Negli anni il progetto europeo pensato e costruito dai suoi Padri fondatori si è sempre più affievolito, piegato a logiche nelle quali gli unici imperativi erano dettati dalla finanza. L’Europa dei popoli, che prima di essere un’unione di banche e mercati avrebbe dovuto essere una mescolanza di culture nella quale tutti erano riconosciuti e tutelati, è divenuta sempre più un sogno lontano. Certamente non lo è stata, ma per tanti cittadini europei, l’Unione è divenuta nel tempo, è stata percepita più come un incubo che come un sogno.
Le politiche comunitarie sui migranti sono state esemplari in questo senso, avendo di fatto aperto la strada ad approcci securitari, che negano gli stessi valori fondamentali della Carta Europea, che alimentano un sistema criminogeno e criminale che sta determinando la morte di migliaia di cittadini.
Tornando al punto della diffusione di comportamenti e “venti” xenofobi, credo che l’Europa abbia commesso il grande errore di rincorrere di fatto questi sentimenti, invece di mostrare quanto essi siano fuori dalla storia. Ovviamente nulla è perduto e i governi dell’Europa, intesi come governi di singoli stati nazionali ma anche come burocrazia che governa le grandi scelte compiute a Bruxelles, hanno la possibilità di evitare pericolosi salti nel buio».
Nel Summit Ue- Lega Araba chiuso due settimane fa a Sharm el Sheik si è parlato ancora della “questione libica”. A suo dire ci sono stati passi in avanti rispetto alla scorsa Conferenza internazionale svoltasi a Palermo a novembre 2018?
«Purtroppo, la situazione libica era e resta particolarmente complessa perché non si affrontano i nodi centrali del rispetto dei diritti umani. Che vuol dire diritti dei migranti che attraversano quel paese come ponte verso l’Europa e vuol dire diritti dei cittadini libici. Questo è avvenuto perché i governi europei, ancora una volta intesi come governi nazionali e come governo dell’Unione, hanno sperato che accordi con questo o quel governante libico di turno potessero assicurare l’arrestarsi del flusso di migranti, come se quello fosse l’unico problema. In questo modo non si è fatto altro che alimentare una “instabilità stabile” di cui beneficiano esclusivamente bande armate, signori della guerra e sfruttatori della tratta di esseri umani».
Come si sta preparando la Sicilia alle prossime elezioni europee di maggio?
«Non credo vi sia una specificità siciliana in vista delle Europee e credo che molti giochi siano ancora da farsi, tanto a livello locale quanto a livello nazionale soprattutto perché queste elezioni potranno segnare un riassestamento degli equilibri di potere all’interno del Governo nazionale.
Credo, temo piuttosto che “sulle spalle” della Sicilia e del meridione in generale si stiano giocando diverse partite a livello nazionale, a partire da quella sull’Autonomia i cui contenuti e contorni sono ancora poco chiari per l’impatto che avranno sul sistema Paese, per finire al reddito di cittadinanza, spacciato come la panacea dei mali sociali del paese, come la “cancellazione della povertà” e che temo invece non farà che deprimere ulteriormente l’economia del sud in una chiave lontana da prospettive di sviluppo».