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Brexit. May e Juncker raggiungono un’intesa sulla questione Irlanda, il Primo Ministro chiede il sostegno del Parlamento

Brexit. May e Juncker raggiungono un’intesa sulla questione Irlanda, il Primo Ministro chiede il sostegno del Parlamento

K metro 0 – Londra – Nell’intensa giornata di ieri, solo poche ore prima che il Parlamento inglese prenda una decisione sul piano di uscita del Primo Ministro Theresa May, la Gran Bretagna e l’unione Europea hanno annunciato, alla fine degli ultimi colloqui, di aver finalmente rimosso il grande ostacolo che impediva il loro accordo

K metro 0 – Londra – Nell’intensa giornata di ieri, solo poche ore prima che il Parlamento inglese prenda una decisione sul piano di uscita del Primo Ministro Theresa May, la Gran Bretagna e l’unione Europea hanno annunciato, alla fine degli ultimi colloqui, di aver finalmente rimosso il grande ostacolo che impediva il loro accordo di divorzio.

La Premier inglese si è recata ieri a Strasburgo per incontrare Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, per chiedere revisioni e garanzie sull’accordo proposto, che a gennaio era stato respinto. Le cose però sono cambiate: in una conferenza stampa congiunta, la May e Juncker hanno annunciato di aver raggiunto l’obiettivo.

“In politica, a volte hai una seconda possibilità. È quello che fai con questa seconda possibilità che conta. Perché non ci sarà una terza possibilità “, ha detto Juncker, avvertendo il Parlamento inglese, che voterà oggi sull’accordo. Ha poi aggiunto: “Cerchiamo di essere chiari sulla scelta: deve essere questo l’accordo o la Brexit potrebbe non accadere affatto”.

I legislatori inglesi dovrebbero superare il problema relativo al mantenimento di un confine aperto tra l’Irlanda del Nord e quella del Regno Unito: il cosiddetto meccanismo di backstop serve a salvaguardare le dinamiche del rapporto doganale attualmente esistente tra UK e UE, fino alla creazione di un nuovo accordo commerciale. La riluttanza degli inglesi risiede nel timore che il back stop possa essere strumentalizzato per annullare la sostanza degli effetti Brexit e legare nuovamente il paese alle norme UE. In ogni caso, i parlamentari pro-Brexit hanno dichiarato che, prima di votare, aspetteranno il giudizio del Procuratore Generale britannico.

Il ministro dell’ufficio del gabinetto David Lidington ha affermato ieri alla Camera dei Comuni che le due parti hanno concordato dei “cambiamenti giuridicamente vincolanti”, relativamente al confine aperto in Irlanda; inoltre, ha detto che i legislatori si trovano di fronte “a una scelta fondamentale […] per votare per l’accordo migliore o per far precipitare questo paese in una crisi politica”. Infatti, Juncker ha avvisato la Gran Bretagna che, dopo questo tentativo, non ci saranno nuovi accordi.

Nel frattempo, il conto alla rovescia è cominciato e la data attesa per l’uscita è il 29 Marzo. L’impasse del potenziale “no deal” ha scatenato timori e caos, soprattutto nel settore commerciale: “Questo è un governo nel caos, con un paese nel caos a causa di questo disastro”, ha detto il leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn.

Pertanto, la May, sopravvissuta a un tentativo di sfiducia a dicembre, ha puntato tutto sull’assicurazione che l’accordo con l’UE si farà, mentre le pressioni affinché si ritiri dalla carica crescono e si fanno sempre più reali in caso di fallimento del deal. Il Primo Ministro lavora da mesi in modo frenetico per salvaguardare il suo accordo, soprattutto per cercare di non appesantire i rapporti diplomatici con gli altri paesi UE, in particolare Francia e Germania.

Qualora il Parlamento inglese oggi dovesse rifiutare il nuovo accordo, seguirà, nei prossimi due giorni, una nuova votazione per decidere, a questo punto, di divorziare senza accordo o di rimandare la data della Brexit.

Secondo quanto riporta la BBC, il parlamentare conservatore Nicky Morgan ha detto che la posizione della May diventerà “sempre meno sostenibile” se subirà ancora una sconfitta in Parlamento questa settimana. “Sarebbe molto difficile per il primo ministro rimanere in carica per molto più tempo”, ha detto Morgan.

Invece, secondo Alan Wager, esperto di Brexit del think tank Changing Europe, se il Parlamento votasse no all’accordo May-Juncker, causerebbe a sua volta un’altra scelta tra l’avvio di un nuovo referendum (già chiesto dal popolo inglese ma negato dalle istituzioni) oppure un ritiro “più morbido” di quello previsto dall’UE.

Oggi quindi la May ha chiesto ai legislatori di sostenere il suo accordo con l’UE, anche se i sostenitori della Brexit non sono convinti che le modifiche siano sufficienti a sostenerlo. I parlamentari britannici si trovano di fronte a una scelta netta: sostenere un accordo che molti considerano inadeguato o correre il rischio che la Brexit potrebbe accadere in modo caotico, o non accadere per niente. “Se questo accordo non passa, la Brexit potrebbe essere persa! ha dichiarato la May oggi.

Il gruppo di ricerca europeo dei conservatori pro-Brexit, che ha dozzine di parlamentari come membri, ha affermato che gli emendamenti “non forniscono modifiche legalmente vincolanti” all’accordo di ritiro, come promesso dal governo. “Alla luce della nostra analisi legale e di altri, non raccomandiamo di accettare la mozione del governo oggi”, ha detto il membro del gruppo Bill Cash.

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