K metro 0 – Madrid – Il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato di mettere sul tavolo della prossima legislatura il riconoscimento del diritto all’eutanasia, se dovesse vincere le elezioni del prossimo 28 aprile. Il socialista, e segretario generale del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), è ritornato a parlare dell’importanza di restituire una
K metro 0 – Madrid – Il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato di mettere sul tavolo della prossima legislatura il riconoscimento del diritto all’eutanasia, se dovesse vincere le elezioni del prossimo 28 aprile.
Il socialista, e segretario generale del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), è ritornato a parlare dell’importanza di restituire una morte dignitosa ai malati terminali di fronte a 1.500 persone, durante un comizio elettorale a La Coruña, città portuale su un promontorio della Galizia. Ricordando, così, una delle iniziative legislative che non sono state in grado di andare avanti a causa dello scioglimento del suo governo, Sanchez ha dichiarato: “Vogliamo un paese che avanzi […]. Essere patrioti non significa gridare ‘Viva la Spagna’, ma impegnarsi concretamente affinché si viva meglio”.
Il leader del partito che ha sconfitto l’ETA, un’organizzazione armata terroristica basco-nazionalista, che ha istituito la Giornata nazionale del gay pride e che è sceso in piazza accanto alle donne a favore dell’aborto, pone ora l’eutanasia tra i principali impegni del governo. Non è la prima volta, in realtà, che questo accade. Infatti, in Spagna se ne era parlato già l’anno scorso, quando durante il Pleno del Congreso, ovvero la sessione plenaria del Congresso dei Deputati, era stato aperto un dibattito sulla proposta avanzata dal PSOE di legalizzare l’eutanasia. Tra i principali partiti sostenitori vi erano: UnidosPodemos, il Partito Nazionalista Basco, la Sinistra Repubblicana di Catalogna, il Partito Democratico Europeo Catalano e Compromís. La legge spagnola prevedeva l’inclusione dei trattamenti eutanasici tra i servizi offerti dal Sistema Nacional de Salud, il sistema sanitario spagnolo. Ancor prima di Sanchez, la regolamentazione di tale pratica era stata uno dei punti programmatici dell’ex presidente José Luis Rodríguez Zapatero (in carica dal 2004 al 2011), anche se mai approvata. Quando il dibattito era stato riaperto, la professoressa di Diritto Pubblico Internazionale Mariola UrreaCorres, in un’intervista per il quotidiano ElPais, aveva spiegato che il Congreso aveva semplicemente fatto luce su una discussione già presente nella società spagnola: “Il quesito giuridico di fondo, posto dall’iniziativa parlamentare, ci chiama a riflettere sulla necessità di imporre limiti allo Stato nella sua capacità di imporre sanzioni penali”.
Secondo il presidente spagnolo bisogna guardare e imparare, a ciò che è stato fatto in Andalusia: nel marzo 2010 il parlamento approvò la prima legge nel Paese sulla “muertedigna”, come viene definita in spagnolo. Il Congresso dalla Generalitat della Catalogna propose, infatti, la depenalizzazione dell’eutanasia attraverso la modifica della sezione 4 dell’articolo 143 del codice penale spagnolo, che attualmente punisce con pene tra i due e i cinque anni chi collabora al suicidio altrui, con un aggravio tra i sei e i dieci anni di carcere se la cooperazione termina con la morte. La legge andalusa, dunque, consente al paziente di rifiutare un trattamento che prolunghi la sua vita in modo artificiale e proibisce in questo caso l’accanimento terapeutico.
Nonostante i dibattiti e le discussioni sia tra le istituzioni che tra la società civile, e sebbene i partiti favorevoli siano 209 dei 350 seggi presenti al Congresso, in Spagna ancora non si è raggiunto un accordo; il Partito Popolare (PP) è tra i forti oppositori. Un caso di cui si è parlato tanto è quello di MaribelTellaetxe, una donna malata di alzheimer morta la settimana scorsa, che aveva chiesto al governo di sbloccare la legge a favore dell’eutanasia impantanata nel Congresso dei Deputati. Grazie all’aiuto dei familiari, erano state raccolte circa 280.000 firme, nella speranza che qualcosa cambiasse e che la donna smettesse di soffrire. Purtroppo, nulla di fatto e, ad oggi, il marito e i figli di Maribela ccusano i partiti di destra PP e Ciudadanos di “comportamenti analoghi alla tortura” e considerano i loro rispettivi leader, Pablo Casado e Albert Rivera, responsabili della lunga sofferenza della donna.
Pedro Sanchez, dunque, nel suo discorso in Galizia ha esortato alla mobilitazione tutti i socialisti per far sì che il PSOE ottenga la maggioranza: “Per il prossimo 28 aprile sarà molto semplice: o a favore o contro il buon senso, o ci adattiamo tutti o si adattano solo i tre partiti di destra”.
Quello del suicidio assistito è un tema abbastanza delicato in tutto il mondo e, secondo gli ultimi aggiornamenti del Centre d’information sur l’Europe, i Paesi europei che lo hanno legalizzato sono solo 4, Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo, a cui si aggiungono, nel resto del mondo, Cina, Colombia e Giappone. Se Sanchez dovesse, dunque, vincere le elezioni del 28 aprile, la Spagna potrebbe raggiungere un importante traguardo che smuoverebbe le acque dell’opinione pubblica internazionale.
di Mara Di Fuccia