K metro 0 – Roma – Ancora una volta si ripropone per i dirigenti scolastici il problema vaccini, avvicinandosi la data del 10 marzo come spartiacque tra chi fra gli studenti è in regola con le vaccinazioni e chi ancora no. Per i più piccoli, ovvero asilo nido e scuola dell’infanzia, chi, entro questa data, non ha
K metro 0 – Roma – Ancora una volta si ripropone per i dirigenti scolastici il problema vaccini, avvicinandosi la data del 10 marzo come spartiacque tra chi fra gli studenti è in regola con le vaccinazioni e chi ancora no. Per i più piccoli, ovvero asilo nido e scuola dell’infanzia, chi, entro questa data, non ha ricevuto vaccinazioni o richiami non ha diritto secondo la legge ad entrare a scuola e quindi il preside non deve farli accedere e se invece consentisse la frequenza ai bambini non vaccinati contravverrebbe ad una legge dello stato. Dalle scuole elementari in poi, invece, sempre secondo la stessa legge il preside dovrà segnalare alla ASL le mancanze, essendo poi quest’ultima a sanzionare i genitori. È quanto ha dichiarato Mario Rusconi, presidente della sezione del Lazio dell’ANP (Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della scuola, già Associazione Nazionale Presidi): “Senza entrare nella polemica, la politica deve tutelare la salute di tutti i cittadini, garantire pari dignità a ciascuno e non per questo preferire una parte a scapito di altre. Allo stato attuale delle cose e ad anno scolastico ormai inoltrato il preside non può modificare l’assetto consolidato delle classi e formare classi di tutti studenti vaccinati e classi di tutti studenti non vaccinati. Sarebbe un grave danno per tutti dal punto di vista pedagogico, organizzativo e relazionale”.
Inoltre, continua sempre Rusconi: “Anche nella situazione attuale riguardanti le elementari e le medie si sono presentate molte difficoltà. Ad esempio, com’è successo nel caso dell’I.C. Ceneda – plesso Bobbio – di Roma, vi sono studenti della primaria provenienti da diverse regioni d’Italia e in alcune di esse ancora le anagrafi vaccinali non sono aggiornate. Pertanto, al rientro di un bambino immunodepresso non si riesce a garantire il suo sacrosanto diritto di frequentare la scuola senza correre rischi. Pur essendo stato questo tema già segnalato dall’ANP in diverse sedi sin da agosto dello scorso anno, prima dell’inizio della scuola, ancora non è risolto, e le spese di questa incertezza normativa ed organizzativa le pagano la scuola e le famiglie, in particolare degli studenti immunodepressi. Una sola anagrafe vaccinale nazionale, aggiornata, renderebbe il problema risolvibile con maggiore rapidità”.
Infine, aggiunge sempre Rusconi: “La scuola è fatta di condivisione di spazi comuni: palestre, laboratori, giardini, mense che incentivano le relazioni e creano momenti comuni di socializzazione ed un preside non può garantire solo per alcuni percorsi privilegiati, zone no limits o camere sterili. La scuola offre a tutti gli stessi servizi. Il preside deve garantire l’applicazione delle leggi. La politica deve farsi carico dei problemi dei cittadini, risolverli adeguatamente senza creare vuoti normativi evitando, come nel caso specifico dei vaccini, il caos per la scarsa chiarezza”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva chiesto al Ministro della Saluta Giulia Grillo un decreto-legge per ammettere a scuola anche i bambini non vaccinati. La posizione dell’ANP per bocca del presidente Antonello Giannelli, alcuni giorni fa, era stata questa: “Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto dei bambini più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati, per motivi ideologici, di frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di serie A e di serie B”.
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