K metro 0 – Bruxelles – Sempre più europei vivono in un altro Stato membro dell’UE che non è il loro paese Natale, ed è giusto che coloro che si spostano per lavoro abbiano una panoramica di ciò che possono aspettarsi, quando si tratta dei loro diritti legali e di sicurezza sociale. Secondo quanto riporta
K metro 0 – Bruxelles – Sempre più europei vivono in un altro Stato membro dell’UE che non è il loro paese Natale, ed è giusto che coloro che si spostano per lavoro abbiano una panoramica di ciò che possono aspettarsi, quando si tratta dei loro diritti legali e di sicurezza sociale.
Secondo quanto riporta Euronews, circa 17 milioni di cittadini dell’UE vivono in paesi comunitari diversi dal loro paese di cittadinanza: per l’esattezza, il 4% della popolazione in età lavorativa dell’UE. Ma quello che bisogna capire è se spostarsi per lavoro, sconvolgendo la propria vita, abbia dei vantaggi rispetto al punto di partenza.
Per cominciare, bisogna pensare che le aree della sicurezza sociale sono 4, cioè assistenza sanitaria, maternità/paternità, disoccupazione e diritti pensionistici. Ovviamente, chiunque scelga di trasferirsi in un altro paese, dovrà sottostare a un sistema di leggi e servizi sociali diverso dal proprio, ma con gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri cittadini, compresa la contribuzione.
Ma vi sono anche dei cittadini europei che non vogliono o non possono trasferirsi in un altro paese, e che scelgono di fare la vita da pendolari, attraversando in confine nazionale ogni giorno. Euronews ha chiesto spiegazioni a Vinciane, terapista che vive con la figlia in Belgio, ma lavora in Lussemburgo, e ogni giorno da 18 anni viaggia per 65 chilometri: “È quello che vivevamo in questa regione. Sappiamo che la tassazione è diversa oltre confine, che ci sono dei vantaggi. Ho una struttura che mi permette di fare ciò che voglio, uno stipendio che mi permette di avere una buona qualità della vita sia per me che per la mia famiglia “, afferma Vinciane. In termini di popolazione, il Lussemburgo ha il più alto numero di migranti europei nell’UE, seguito da Svizzera, Cipro e Irlanda, con circa 180.000 lavoratori transfrontalieri che attraversano la frontiera ogni giorno.
Quanto alla copertura sanitaria, Vinciane ha affermato che esiste un accordo tra Belgio e Lussemburgo che semplifica la burocrazia: “Per esempio, se vado dal mio medico, invierò un certificato medico e lo invierò al mio compagnia di assicurazione sanitaria, ed è la mia compagnia di assicurazione sanitaria belga che la inoltra al servizio sanitario lussemburghese “, ha detto la terapista, aggiungendo che ha deciso di unirsi a un gruppo per ricevere tutte le informazioni che ci riguardano su tasse, assicurazione sanitaria, ed eventuali modifiche legislative.
Ovviamente ci sono delle preoccupazioni relative al possibile licenziamento, perché nel caso del Lussemburgo, se vieni licenziato devi richiedere il sussidio nel tuo paese d’origine, quindi le cose si fanno più complicate, ma nonostante ciò, Vinciane sostiene di non dover scegliere tra la sua carriera e sua figlia, che vive con lei in Belgio.
Julien Dauer, esperto giudiziario in mobilità transfrontaliera, afferma che quando si parla di sicurezza sociale, in tutta Europa, le regole sono ben definite. “Quando ti trasferisci in un altro paese finisci per farti molte domande: ti chiedi se la legislazione cambierà, e può essere spaventoso, ma tra diritto del lavoro, sicurezza sociale e tassazione, l’area della social security è la più facile e la più armonizzata, perché alla fine ci sono pochissimi passi da fare, e dal momento in cui ti muovi in un paese, se per cercare lavoro o per tornare nel tuo paese di residenza, la legge europea è ben definita. Le differenti amministrazioni scambiano informazioni tra loro e questo meccanismo fluisce facilmente, così le persone finiscono raramente per perdersi soprattutto quando sanno chi hanno bisogno di contattare “, dice Dauer.
C’è poi da affrontare il problema demografico: il numero di lavoratori di età superiore ai 50 anni è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni in Lussemburgo ( e non solo, in tutta Europa). Il dottore Franz Clement, ricercatore presso l’Istituto lussemburghese di ricerche socioeconomiche, ha spiegato all’editor commerciale di Euronews Sasha Vakulina, le potenziali difficoltà che questi cambiamenti demografici potrebbero presentare in futuro. “Potrebbe essere un grosso problema non solo per il Lussemburgo o altri singoli paesi europei, ma per l’intera Unione europea, e dobbiamo dire che saremo ovviamente tutti preoccupati di questo”. Auspicando poi a una maggiore cooperazione europea, ha aggiunto: “I regolamenti di coordinamento riguarderanno tutti i paesi dell’Unione europea: non c’è un solo paese che potrebbe fare la propria politica in questo quadro in futuro”.
Quanto ai vantaggi che comporta questo meccanismo di mobilità lavorativa, l’esperto ha detto: “Viviamo qui in Europa in pace da 70 anni ed è un caso unico, certamente nel mondo. E questo è il cuore della possibilità che dobbiamo passare da uno Paese all’altro, studiare, lavorare, fare affari, viaggiare – è davvero il cuore di tutta la costruzione Europe”.