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UE, gli Stati Membri e il dossier del black list dei paradisi fiscali

UE, gli Stati Membri e il dossier del black list dei paradisi fiscali

K metro 0 – Bruxelles – Oggi è prevista la riunione in cui i rappresentanti dei paesi Ue dovranno approvare la nuova lista nera dei siti individuati come paradisi fiscali, che triplicherà il numero di Stati o territori inclusi. Fino a ieri i 28 erano indecisi se includere o meno gli Emirati arabi uniti e il

K metro 0 – Bruxelles – Oggi è prevista la riunione in cui i rappresentanti dei paesi Ue dovranno approvare la nuova lista nera dei siti individuati come paradisi fiscali, che triplicherà il numero di Stati o territori inclusi. Fino a ieri i 28 erano indecisi se includere o meno gli Emirati arabi uniti e il territorio britannico delle Bermuda.

La Commissione Europea, di recente, ha proposto di creare un registro in cui iscrivere il nome dei Paesi terzi non affidabili quando si tratta di riciclaggio di denaro, per evitare che prolifichino reati come frodi fiscali o qualsiasi tipo di attività finanziaria illecita.

Il riciclaggio di denaro è un argomento che dovrebbe interessare da vicino gli Stati Europei, che dovrebbero approfondire la ricerca di soluzioni tempestive, ma sembra invece che il gruppo UE non sia d’accordo con la proposta della Commissione e sia pronto al boicottaggio. Questo perché temono di indispettire le grandi potenze estere, che restano partner politico-commerciali.

Nella lista nera, in effetti, non c’è il nome della Svizzera, emblema dei paradisi fiscali, ma in compenso si trovano stati come Puerto Rico, Isole Samoa, Isole Vergini americane e Guam, quattro protettorati americani, punti di riferimento per la circolazione del denaro negli USA. Gli Stati Uniti, infatti, non stati affatto contenti di questa decisione: il Tesoro statunitense ha lamentato di non essere stato consultato dalla Commissione, e ha ritenuto la lista non necessaria, oltre che errata, dato che già un organismo mondiale, la Financial Action Task Force, che fissa standard internazionali per la lotta agli illeciti finanziari. Finora l’Ue aveva la propria lista degli Stati ad alto rischio approntata dal Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di denaro (GAFI), organizzazione interstatale fondata dai membri del G8 e con sede a Parigi presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Tuttavia, per il Parlamento europeo questo elenco non era abbastanza severo, ragione per cui aveva chiesto alla Commissione di Bruxelles di mettere a punto una lista propria.

La lista, inoltre, tralascia paesi europei come Liechtenstein, San Marino o Monaco, inserendo invece, oltre i paesi citati, nomi come Afghanistan, Bahamas, Repubblica democratica popolare di Corea, Iran, Iraq, Arabia saudita, Sri Lanka, Trinitad. Anche Riad, infatti, non avrebbe ben reagito a tale elenco.

Gli ambasciatori degli Stati membri sono pronti a formalizzare la decisione di non procedere con la proposta dell’esecutivo comunitario: gli Stati europei, nel disapprovare la proposta, sostengono che questa sia frutto di un processo non ben strutturato e non abbastanza trasparente. Mina Andreeva, portavoce della Commissione, ha smentito ciò che sostengono gli Stati membri e ha dichiarato che la lista “è stata fatta in stretta collaborazione con gli Stati membri”.

In realtà, però, l’iniziativa dell’esecutivo è in procinto di essere bloccata dalla volontà comunitaria, tanto che la Commissaria europea per la giustizia, la tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere, Vera Jurova, che è responsabile dell’iniziativa, sarà costretta a rimodellare il progetto.

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