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Londra: il secondo paziente al mondo curato dall’HIV attraverso il trapianto di cellule staminali

Londra: il secondo paziente al mondo curato dall’HIV attraverso il trapianto di cellule staminali

K metro 0 – Londra – Un uomo britannico affetto dall’HIV è stato curato dall’infezione grazie al trapianto di cellule staminali. Questo è il secondo caso al mondo in cui un paziente con HIV-1 raggiunge la remissione completa. L’annuncio è stato dato martedì scorso dalla rivista scientifica Nature. Secondo i ricercatori dell’Imperial College di Londra,

K metro 0 – Londra – Un uomo britannico affetto dall’HIV è stato curato dall’infezione grazie al trapianto di cellule staminali. Questo è il secondo caso al mondo in cui un paziente con HIV-1 raggiunge la remissione completa.

L’annuncio è stato dato martedì scorso dalla rivista scientifica Nature. Secondo i ricercatori dell’Imperial College di Londra, che in collaborazione con quelli dell’Università di Cambridge e di Oxford hanno preso in cura il paziente, i passi in avanti che sono stati fatti dalla scienza suggeriscono che il primo caso di guarigione, verificatosi a Berlino, non è stato un caso isolato e, anzi, potrebbe aprire la strada a trattamenti futuri. A tal proposito, il prof. Ravindra Gupta, a capo di questo studio, ha dichiarato che “ottenendo la remissione in un secondo paziente utilizzando un approccio simile, abbiamo dimostrato che il paziente di Berlino non era un’anomalia e che sono stati gli approcci terapeutici ad eliminare l’HIV in queste due persone”.

Al paziente londinese, che per ora vuole rimanere anonimo, era stato diagnosticato nel 2003 l’HIV e, successivamente, nel 2012, aveva sviluppato il linfoma di Hodgkin, ovvero un tumore maligno del sistema linfatico. Dopo aver fatto il ciclo di chemioterapie per curare il cancro, è stato sottoposto quattro anni dopo all’intervento per il trapianto di cellule staminali del midollo osseo – dette ematopoietiche – ricevute da un donatore con due copie della mutazione di CCR5, curando così sia il linfoma che l’HIV. Infatti, l’équipe londinese, guidata dal virologo Gupta, ha spiegato che CCR5 è un co-recettore per l’infezione da Hiv-1 e i portatori omozigoti di questa mutazione sono resistenti alle infezioni da virus Hiv-1 con questo co-recettore: il paziente, in seguito al trattamento, è diventato omozigote per CCR5 e la terapia antiretrovirale è stata interrotta. A distanza di 18 mesi, il “paziente di Londra”, come è stato denominato dalle testate internazionali, non mostra alcun segno di infezione. La chemioterapia, quindi, sarebbe stata efficace per fermare le cellule infette, mentre il trapianto potrebbe essere stata la chiave che ha bloccato il ritorno del virus dopo la chemio.

Quando il virus è comparso per la prima volta poco più di trent’anni fa, la malattia sembrava incurabile e chiunque venisse infetto era costretto a un lungo calvario fino alla morte. Oggi, invece, siamo avanti al secondo caso di guarigione. Il primo, dunque, si è verificato dodici anni fa, quando nel 2007 un paziente statunitense, Timothy Brown, che aveva contratto il virus mentre studiava a Berlino, era stato sottoposto allo stesso trattamento. In questo caso, però, l’approccio era stato più aggressivo e invasivo: due trapianti e due radioterapie in tutto il corpo. Inoltre, il noto “paziente di Berlino” aveva sofferto di complicanze molto gravi e gli era stato indotto il coma farmacologico, rischiando la vita. Invece, il paziente londinese, grazie ai progressi della scienza, ha avuto un trattamento meno intensivo.

Nonostante molti scienziati avessero tentato, negli anni passati, di raggiungere lo stesso risultato su altri malati, purtroppo non si era mai riusciti a raggiungere la guarigione: in alcuni il virus tornava a diffondersi e altri morivano di tumore. Per questo motivo, Graham Cooke, docente incaricato di malattie infettive dell’Istituto Nazionale per la ricerca sulla salute dell’Imperial College di Londra, ha detto che: “Se riuscissimo a capire meglio perché la procedura funzioni in alcuni pazienti e non in altri, saremo più vicini al nostro obiettivo finale di curare l’HIV. Al momento la procedura comporta ancora troppi rischi per essere utilizzata in tutti i pazienti”.

Tuttavia, i progressi nel trattamento delle infezioni da HIV hanno fatto passi da gigante. “Per la prima volta potrei dire che abbiamo molti strumenti a disposizione per pensare di rendere reale la prospettiva di porre fine all’epidemia” dichiara Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, a diverse agenzie di stampa internazionali. Da parte sua, il prof. Gupta, in un comunicato stampa osserva che: “Oggi il solo modo per curare le persone con Hiv è la somministrazione per tutta la vita di terapie che sopprimono il virus e questa è una grande sfida, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. È urgente trovare un modo per eliminare definitivamente il virus, ma non si tratta di un obiettivo semplice, perché l’Hiv ha la capacità di replicarsi sfruttando i globuli bianchi dell’organismo che ha colpito”. Nel mondo, infatti, ci sono 37 milioni di malati, ma non a tutti è consentito ricevere la terapia antiretrovirale che evita lo sviluppo dell’AIDS.

La scienza ha fatti sì grandi passi avanti, ma bisogna mantenere un cauto ottimismo per non dimenticare che la cura non è ancora dietro l’angolo, ma è un obiettivo possibile da raggiungere.

di Mara Di Fuccia

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