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Grecia, contro il previsto calo demografico Governo e opposizione studiano piani

Grecia, contro il previsto calo demografico Governo e opposizione studiano piani

K metro 0 – Atene – La popolazione greca sta diminuendo ogni giorno di più e nel 2050 potrebbe ridursi a 8,3 milioni di persone. Dopo l’Italia, la Grecia è il Paese con la più alta percentuale di persone anziane in Europa. L’allarme sul calo della popolazione in Grecia è giunto martedì scorso, quando una

K metro 0 – Atene – La popolazione greca sta diminuendo ogni giorno di più e nel 2050 potrebbe ridursi a 8,3 milioni di persone. Dopo l’Italia, la Grecia è il Paese con la più alta percentuale di persone anziane in Europa.

L’allarme sul calo della popolazione in Grecia è giunto martedì scorso, quando una speciale commissione parlamentare ha pubblicato un report sulla condizione demografica del Paese. I dati riscontrati sono sconcertanti: se le attuali tendenze in termini di nascite, morti e migrazioni continueranno, la popolazione greca si contrarrà da un massimo di 10,9 milioni di persone nel 2015 a una cifra tra i 9,5 e 10,4 milioni nel 2035, fino a raggiungere gli 8,3 milioni nel 2050.

Il report, dunque, sottolinea la necessità di nuove misure per aumentare i tassi di natalità e garantire un sano invecchiamento della popolazione, in modo da ridurre al minimo la pressione sui sistemi sanitari e di sicurezza sociale. Infatti, uno dei motivi che porterebbe al calo demografico è il fatto che la Grecia è il secondo Paese più anziano d’Europa: i giovani non sono più incentivati a fare figli e, soprattutto, a progettare un futuro nella loro terra. Nel 2015 i cittadini di fascia superiore ai 65 anni rappresentavano il 21% della popolazione; ora si stima che nel 2035 saranno il 28%, cifra che potrebbe crescere al 33% nel 2050. I bambini, invece, al di sotto dei 18 anni nel 2035 oscilleranno tra il 14,2% e il 15,8% e nel 2050 la percentuale raggiungerà al massimo il 19%.

Che la Grecia sia verso il tracollo demografico lo si sapeva già dall’anno scorso, quando, al termine del bailout greco e dell’austerity imposta dall’Europa per uscire dalla crisi, su tutte le agenzie stampa nazionali e internazionali si leggeva che sarebbe scoppiata una crisi demografica. Dunque, i 289 miliardi di euro prestati dall’Unione Europea alla Grecia, in termini sociali, sarebbero stati pagati a caro prezzo: aumento della disoccupazione e diminuzione demografica. Tuttavia, non si può certo affermare che questi squilibri siano stati causati dal lungo periodo di austerity, anche se ciò, sicuramente, non ha aiutato. In proposito va ricordato anche che negli anni ’80, a trent’anni dalla fine della guerra civile ellenica successiva alla Seconda guerra mondiale, i valori demografici della Grecia erano tra i più alti dei Paesi europei: 2,2 figli per donna, contro l’1,2 attuali.

“Tutta la Grecia è stata caratterizzata da una riduzione nel tasso di natalità e da una generale diminuzione della popolazione, a causa della quale le città sono diventate deserte e le campagne hanno smesso di dare raccolti. Gli uomini erano caduti in un tale stato di indolenza che non volevano più sposarsi, e se si sposavano non volevano fare figli, o al massimo farne uno o due” scriveva lo storico Polibio nel II secolo a.C. riferendosi a una delle tante crisi demografiche della storia ellenica. Queste righe, oggi più che mai, sono pertinenti alla situazione che il Paese sta vivendo: secondo gli studiosi contemporanei, infatti, stando ai dati dell’agenzia di statistica nazionale Elsat, ciò che avvenne allora è la proiezione di quel che potrebbe accadere nei prossimi 40 anni.

Ad aggravare il quadro della situazione è l’incremento degli aborti legato alla crisi economica. Giulio Meotti segnalava, infatti, l’anno scorso sul Foglio che il numero degli aborti era raddoppiato, mentre le nascite negli ospedali pubblici erano calate del 30%: “La Grecia è diventata fra i leader mondiali dell’aborto. Dieci anni fa, ci sono stati 200 mila aborti all’anno su una popolazione di undici milioni, mentre oggi questa cifra è salita a 300 mila”. Va ricordato, inoltre, che la crisi economica ha anche devastato il settore dell’assistenza sanitaria.

Da un’indagine condotta nel 2017 dall’agenzia europea di statistica Eurostat, infine, si deduce che in Grecia c’è il maggior livello di riluttanza a formare nuove famiglie in tutta la UE. Domina una forte sfiducia nei valori del matrimonio e della famiglia; del resto, in un Paese in cui 1 giovane su 3 è ancora senza lavoro, e dove mancano politiche efficaci di welfare, è impensabile mettere al mondo dei figli. E questo lo sa bene il primo ministro Alexis Tsipras, che, commentando in Parlamento i risultati della ricerca, ha detto che “Il problema demografico non è un problema isolato … è una questione di strategia generale. È una conseguenza di come abbiamo scelto di organizzare la nostra società”.

Nella stessa occasione, il leader del partito conservatore Nuova Democrazia e capo dell’opposizione, Kyriakos Mitsotakis, ha dichiarato che: “la generazione attuale è la prima dalla fine della Seconda guerra mondiale che non crede che avrà un futuro migliore rispetto ai suoi genitori”. In Grecia, quindi, occorre mettere in piedi un sistema di politiche combinate, mirato alla soluzione del problema: e non solo esortare le persone ad avere più figli.

 

di Mara Di Fuccia

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