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UE. L’ECHA propone la messa al bando delle microplastiche

UE. L’ECHA propone la messa al bando delle microplastiche

K metro 0 – Bruxelles – Le microplastiche sono un ostacolo incommensurabile per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi per il pianeta, perché sono dappertutto e non si sa come fermarle. L’Agenzia europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) ha, infatti, finalmente appurato che “l’uso di microplastiche nei prodotti che comportano il rilascio nell’ambiente non è

K metro 0 – Bruxelles – Le microplastiche sono un ostacolo incommensurabile per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi per il pianeta, perché sono dappertutto e non si sa come fermarle.

L’Agenzia europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) ha, infatti, finalmente appurato che “l’uso di microplastiche nei prodotti che comportano il rilascio nell’ambiente non è stato adeguatamente controllato: ecco perché ha proposto alla Commissione europea di bandirne l’uso. La misura, se adottata, potrebbe comportare una riduzione delle produzioni di microplastiche di circa 400mila tonnellate in 20 anni.

Alcuni tentativi sono già stati fatti in alcuni paesi europei, come i provvedimenti di messa al bando delle microsfere contenute nei cosmetici, misura adottata anche dall’Italia e che ha avuto, in ogni caso, una grande incisività sull’assetto socioeconomico, dato che non è possibile effettuare con certezza una statistica di rischio attendibile, o uno studio certo sulle conseguenze dannose per umani e animali.

“La persistenza e il potenziale di effetti avversi o bio-accumulo di microplastiche sono motivo di preoccupazione”, ha detto un portavoce dell’ECHA. In effetti, le microplastiche, una volta rilasciate, possono durare migliaia di anni e sono praticamente impossibili da rimuovere: “attualmente non è possibile determinare l’impatto di tale esposizione a lungo termine sull’ambiente”.

L’Agenzia europea per le Sostanze Chimiche, però, col suo studio ha rilevato che la riduzione comporterà un vantaggio economico soprattutto nel settore agricolo, che sembra essere la fonte principale di microplastiche volontariamente aggiunte. Insomma, che siano fiumi, mari o terreni, gli enti di controllo non riescono a regolarne la diffusione a livello di mercato e di ambiente.

La pratica che riguarda registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione degli agenti chimici spetterà al REACH, mentre l’EFSA si occuperà delle eventuali ricadute sulla salute umana.

Inoltre, vi è il supporto delle ONG sulla questione: un rapporto redatto per conto della Direzione Ambiente della Commissione Europea dalla società di consulenza Amec Foster Wheeler Environment & Infrastructure UK Limited, intitolato “Intentionally added microplastics in products” aveva già delineato, nel 2017, le dimensioni del fenomeno e il vastissimo utilizzo quasi in ogni settore, agricolo e industriale, spesso all’insaputa dei cittadini. Le più attive associazioni di settore, com ClientEarth, si sono schierati a favore del bando e continuano a pungolare la Commissione perché agisca in via definitiva.

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