K metro 0 – Parigi – A meno di 2 mesi dalle elezioni dell’Europarlamento, i principali leader europei iniziano ad affilare le armi e a presentare al pubblico le proprie strategie per vincere, in una campagna che non sarà facile per nessuno. Come riporta “Associated Press Today”, martedì 5 marzo il Presidente francese Emmanuel Macron
K metro 0 – Parigi – A meno di 2 mesi dalle elezioni dell’Europarlamento, i principali leader europei iniziano ad affilare le armi e a presentare al pubblico le proprie strategie per vincere, in una campagna che non sarà facile per nessuno. Come riporta “Associated Press Today”, martedì 5 marzo il Presidente francese Emmanuel Macron ha pubblicato sulla stampa un fondo in cui esorta gli elettori europei a rifiutare, a maggio, i partiti nazionalisti e sovranisti, che “offrono nulla” all’elettorato.
Macron , la cui popolarità, in Francia, dopo l’ exploit del 2017, è indubbiamente calata (complici una benevolenza forse eccessiva per la Germania della Merkel, il mantenimento solo parziale delle promesse di proteggere l’agricoltura francese, in crisi sin dai tempi di Chirac e Sarkozy, e potenziare l’afflusso in Francia di investimenti produttivi, e la reazione tardiva alle proteste di massa dei “Gilet gialli”), nel suo articolo richiama anzitutto l’attenzione degli europei sull’onda lunga dei partiti populisti e sovranisti, dall’ Italia all’ Estonia, reduce dal trionfo di destra e populisti accesi alle elezioni di domenica scorsa.
“Libertà, protezione e progetto” sono le parole-chiave del programma del Presidente francese per rinnovare l’Europa. “Non possiamo lasciare che i nazionalisti senza soluzioni catturino la rabbia della gente. Non possiamo arrivare ad un’Europa diminuita…E non possiamo rimanere nella routine del business, dell’usuale e della sola buona volontà”.
Come “Pars construens”, Macron propone anzitutto di creare un’Agenzia europea per proteggere le elezioni dai cyberattacchi e da qualsiasi altra possibile manipolazione, e di proibire, con una normativa comunitaria, qualsiasi possibile finanziamento dei partiti europei da parte di potenze straniere (per ambedue le proposte, osserviamo, il leader transalpino ha presenti le polemiche in corso da tempo negli USA, sia sulle accuse al colosso cinese dell’informatica Huawei di favorire, in realtà. lo spionaggio della Cina comunista negli States, sia sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016). Sull’immigrazione, Macron si limita a ribadire la necessità di piu’ stretti controlli ad ogni frontiera nazionale, creare una forza comune europea per il controllo delle varie frontiere (è il potenziamento dell’attuale sistema europeo Frontex) e definire comuni regole di asilo nei Paesi UE (si tratta di una delle decisioni prese, ma ancora inattuate, al vertice di Bruxelles del giugno scorso). Per le politiche climatiche e ambientali, invece, Macron si spinge anche oltre le scelte del vertice internazionale di Parigi del 2015: proclamando l’obbiettivo comunitario di arrivare a zero carbone ed emissioni di diossina nel 2050, e dimezzare l’uso dei pesticidi in agricoltura entro il 2025.
In un twwet lanciato sempre martedì 5 marzo, il premier finlandese Juha Sipila ha aderito in pieno all’appello di Macron per “sicurezza, crescita sostenibile e un’ambiziosa politica del clima”: aggiungendo che la gente ha bisogno di vedere che “l’ Europa è capace di prendere decisioni ed at- tuarle”. Sulla stessa linea, il premier belga Charles Michel: che in un comunicato stampa ha detto di sperare specialmente in “un’Europa che protegga libertà e democrazia”.
Ma in casa, Macron è stato accolto con un certo scetticismo da parte dell’opinione pubblica francese. Intercettando il malessere della profonda provincia, degli agricoltori ( un tempo tra le basi di massa del movimento gollista, ora scontenti di aver dato subito credito al movimento macronista “En marche” ), delle bainlieu suburbane, delle aree degradate delle stesse grandi città, da Pargi a Marsiglia e alla còrsa Ajaccio, Jordan Bardella, il “Farage francese”, capo della lista elettorale per Strasburgo “Francesi per la riunione della Destra Nazionale”, ha accusato Macron di aver offeso i governanti esteuropei ed italiani, definendoli, rispettivamente, idioti e affetti dalla lebbra nazionalista. Mentre Nadine Morano, esponente dell’opposizione repubblicana – ricollegantesi ai repubblicani storici, e centristi riformatori di Giscard d’ Estaing, vicini ai gollisti- con linea tipicamente gollista (vicina, però, piu’ al gollismo anni ’90 di Philippe Seguin che a quello “doc” del Generale), nota che la Francia, a ben guardare, figura assai poco nei piani di Macron. In questo fondo del Presidente, ha sottolineato la Morano parlando ai microfoni di “France info radio”, la parola “Francia” compare una sola volta; nella visione macroniana – ha detto rincarando la dose – la Francia è destinata a a sparire, nella costruzione federalista europea.