K metro 0 – Madrid – Il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, ha convocato le elezioni anticipate per il prossimo 28 aprile, dopo che il parlamento ha rigettato la Finanziaria 2019 proposta dal suo governo socialista. Intanto, i sindaci di tutte le città spagnole stanno preparando le campagne elettorali per le elezioni amministrative del prossimo
K metro 0 – Madrid – Il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, ha convocato le elezioni anticipate per il prossimo 28 aprile, dopo che il parlamento ha rigettato la Finanziaria 2019 proposta dal suo governo socialista. Intanto, i sindaci di tutte le città spagnole stanno preparando le campagne elettorali per le elezioni amministrative del prossimo 26 maggio, in concomitanza con quelle del parlamento europeo. In questo clima, governato da un’imprevedibile competizione elettorale in cui le strategie dei partiti sono influenzate da quotidiani avvenimenti inaspettati, che ne cambiano i piani, il parlamento spagnolo è stato sciolto la scorsa settimana.
Ora, non può essere sviluppato nessun provvedimento legislativo – il progetto legislativo riduce il potere e il controllo parlamentare – eccetto quei decreti promossi dal governo. Questo meccanismo, creato per essere usato in circostanze eccezionali, è stato pensato dal governo per eludere il suo scarso potere in parlamento e, secondo l’opposizione, sarà usato nelle prossime settimane – praticamente fino al giorno delle elezioni – come richiesta elettorale. In questi giorni, l’ultima sessione parlamentare e i decreti del governo hanno configurato l’agenda elettorale e istituzionale, ma, comunque, il quadro istituzionale non è l’unica questione a dover essere risolta in Spagna in questi giorni.
A pochi metri dal parlamento, a Madrid, c’è la Corte Suprema spagnola, l’altro focus politico della settimana. Mentre i parlamentari si dicono addio e i leader dei partiti si affrontano per le prossime elezioni, nel tribunale supremo si continua il processo agli indipendentisti catalani: i testimoni politici sono stati i protagonisti di questi giorni. Uno dei più criticati è stato l’ex primo ministro conservatore Mariano Rajoy, che ha respinto qualsiasi tipo di responsabilità per le azioni di polizia avvenute durante il referendum catalano del 2017. Sebbene l’effervescente realtà politica stia lasciando parzialmente in disparte il processo, sono stati evidenziati dai pubblici ministeri dei punti deboli per provare le accuse contro i leader indipendentisti – accuse di ribellione, sedizione e malversazione dei fondi pubblici – mentre i discorsi della difesa sono risultati molto più efficaci. Tuttavia, secondo la difesa, la sentenza è già stata scritta ed è influenzata dalle forze politiche conservatrici: una possibile strategia è di fare appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Da parte sua, il partito di estrema destra Vox, parte in giudizio, sta dimostrando di perdere notorietà; non è stato presente, ad esempio, in aula per essere arrivato tardi alle sessioni mattutine.
Il dibattito politico spagnolo sembra essere contaminato: piani politici forti, tesi e convinti sono sostituiti nell’arena politica da false dicotomie tra i partiti di destra nazionalisti e quelli di sinistra. La crisi sociale sta dividendo sempre più la politica, che non è riuscita neppure a trovare un accordo sulle pensioni; la crisi nazionale sta minando la coesione del paese, mentre i partiti di destra accusano tutti gli altri di essere traditori antispagnoli. Questa tendenza spagnola volta allo scontro e non al dialogo, è stata paragonata al quadro “Duello rusticano” di Goya, famoso pittore spagnolo del diciannovesimo secolo. Forse, dopo quarant’anni di democrazia, è giunto di nuovo il momento per la Spagna di guardarsi allo specchio e decidere cosa vuole essere: lotta costante, nazionalismo e tradizionalismo o spazio di dialogo – costituito quarant’anni fa, definito dalla libertà, dai diritti espansivi e dall’integrazione dell’Unione Europea. Il riflesso della Spagna allo specchio si vedrà dopo il prossimo 28 aprile.
di David Rodas Martín