K metro 0 – Londra – Sono cinque gli emendamenti su cui la Camera dei Comuni sarà chiamata a votare questa sera, al termine del dibattito sulla Brexit. Ad annunciarli è stato lo speaker John Bercow. Ogni emendamento approvato non sarà vincolante, ma avrà un peso politico importante: sarà il segnale, per Downing Street e Bruxelles,
K metro 0 – Londra – Sono cinque gli emendamenti su cui la Camera dei Comuni sarà chiamata a votare questa sera, al termine del dibattito sulla Brexit. Ad annunciarli è stato lo speaker John Bercow. Ogni emendamento approvato non sarà vincolante, ma avrà un peso politico importante: sarà il segnale, per Downing Street e Bruxelles, riguardo al tipo di Brexit che i parlamentari britannici saranno disposti a sostenere.
Di seguito gli emendamenti che saranno votati: – quello presentato dal leader del Labour, Jeremy Corbyn, che tra l’altro chiede la permanenza nell’unione doganale anche dopo il divorzio da Bruxelles, una sorta di soft Brexit; non si fa menzione alla richiesta di un secondo referendum, che Corbyn ha preannunciato presenterà in caso il suo emendamento venisse bocciato, come probabile; – l’emendamento del Partito nazionalista scozzese (Snp), il quale dice che il Regno Unito deve escludere “in ogni circostanza” l’uscita dalla Ue senza un accordo (no deal); – l’emendamento bipartisan dell’ex ministro dell’Ambiente e deputata Tory, Caroline Spelman, e dal laburista Jack Dromey, che mira a dare più potere decisionale al Parlamento sul processo della Brexit e prevede di inserire nel calendario dell’aula un dibattito su un testo di legge proposto dalla laburista Yvette Cooper, che permetta ai Comuni di legiferare per escludere la possibilità di una Brexit no deal; – l’emendamento del deputato Tory, di origini italiane, Alberto Costa che chiede di applicare la parte dell’accordo con l’Ue, legata alla tutela dei diritti dei cittadini europei nel Regno Unito e di quelli dei britannici nella Ue, anche in caso di no deal; – e infine l’emendamento della laburista Yvette Cooper e del Tory Oliver Letwin, che mira a inchiodare la May agli impegni annunciati ieri nell’ambito della sua nuova strategia, che prevede la possibilità di un voto a Westminster il 14 marzo sull’estensione dell’articolo 50 (rimandando la data del divorzio oltre il 29 marzo), nel caso il governo non ottenesse la maggioranza parlamentare per ratificare l’accordo con Bruxelles che la May spera ancora di spuntare.
Oltre ai cinque emendamenti viene votata anche la mozione del governo presentata ieri da May sull’andamento dei negoziati con Bruxelles e che prevede, appunto, la possibilità di richiesta di rinvio della Brexit, scenario finora sempre escluso da Downing Street. La votazione avrà inizio alle 20.00 e dovrebbe concludersi per le 21.30, se nessun emendamento verrà ritirato.
“Se i britannici vogliono più tempo potremo esaminare una richiesta di estensione”, ha detto Emmanuel Macron, insistendo tuttavia sulla necessità di “obiettivi chiari” da parte di Londra. “Come ha detto Michel Barnier – ha continuato il presidente della Francia – non abbiamo bisogno di tempo ma di decisioni”. Per lui è arrivato il tempo di fornire una “visione e un progetto chiaro” per l’avvenire delle relazioni tra l’Ue e la Gran Bretagna. Anche Merkel si è detta pronta a concedere maggior tempo se Londra ne facesse richiesta. Il punto fondamentale, ha insistito, è “un’uscita ordinata dell Regno Unito dall’Ue. Deploriamo questa decisione ma ora è la realtà”, ha concluso. Un mese dopo la firma del trattato di Aquisgrana sulla cooperazione e l’integrazione franco-tedesche Merkel e Macron si incontrano all’Eliseo per discutere dei temi all’ordine del giorno del Consiglio europeo del 21 marzo: oltre alla Brexit, le relazioni transatlantiche, la situazione internazionale ma anche la difesa comune franco-tedesca.
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