K metro 0 – Berlino – È di ieri la sentenza emessa da un tribunale tedesco, che ha condannato due ex dipendenti del produttore di armi Heckler & Koch per il loro ruolo nella consegna illegale di armi fino ad alcune zone problematiche del Messico, ordinandone la confisca dei proventi delle vendite per un totale
K metro 0 – Berlino – È di ieri la sentenza emessa da un tribunale tedesco, che ha condannato due ex dipendenti del produttore di armi Heckler & Koch per il loro ruolo nella consegna illegale di armi fino ad alcune zone problematiche del Messico, ordinandone la confisca dei proventi delle vendite per un totale di circa 3,7 milioni di euro. La regione è già soggetta a un alto tasso di criminalità, a causa soprattutto delle attività illegali dei cartelli della droga.
Del caso si è occupata la corte di stato di Stoccarda, condannando un ex direttore per la vendita di merci esportate sulla base di permessi fraudolentemente ottenuti, e un ex impiegato, accusato di essere un complice. Sono stati condannati a pene sospese di 22 mesi e 17 mesi, rispettivamente. Altri tre imputati – due ex dirigenti responsabili delle esportazioni e un vicedirettore delle vendite – sono stati assolti.
La corte di stato di Stoccarda ha detto che la compagnia avrebbe consegnato in Messico 4.219 fucili d’assalto, 2 fucili mitragliatori e 1.759 caricatori di munizioni; le armi sarebbero poi state vendute, dall’ente centrale d’acquisto, nelle città di Jalisco, Chiapas, Stati Chihuahua e Guerrero. Tali esportazioni hanno avuto luogo nel periodo 2006-2009. È uscito fuori, durante il processo, che le esportazioni verso il Messico in sé e per sé erano coperte da permessi governativi tedeschi, ma che erano state ottenute in modo fraudolento attraverso informazioni consapevolmente scorrette, basate su dichiarazioni inaffidabili delle autorità messicane su dove sarebbero finite le armi. Si è scoperto che i principali attori delle esportazioni illegali erano il capo del gruppo vendite del Messico e un rappresentante della società, sempre in Messico, che non si è presentato al processo, perché, a detta del suo avvocato, era malato.
La sentenza può comunque essere impugnata. Heckler & Koch hanno detto in una dichiarazione che esamineranno la sentenza attentamente, ma che non capiscono la decisione della Corte “che non dovremmo solo rinunciare al profitto generato sull’attività del Messico, ma invece perdere l’intero prezzo di vendita, nonostante il fatto che nessuno dei gli amministratori abbia commesso un reato “. La corte potrebbe anche aver preso in considerazione il sostegno di Heckler & Koch ai procedimenti, la loro collaborazione con i pubblici ministeri e l’avvio di un’indagine speciale, secondo quanto riporta AP News.
La compagnia ha affermato che, dopo questo episodio, modificherà il proprio sistema interno e sottoporrà inoltre “ogni potenziale partner di distribuzione a un rigoroso controllo di conformità”.