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Svizzera. In palio 150.000 franchi per gli hacker che riusciranno a bucare il sistema di voto elettronico

Svizzera. In palio 150.000 franchi per gli hacker che riusciranno a bucare il sistema di voto elettronico

K metro 0 – Ginevra – La Svizzera vuole mettere a punto il suo sistema di votazioni elettronico e per questo ha lanciato una vera e propria sfida: verranno distribuiti 150mila franchi agli hacker che riusciranno a ‘bucare’ il sistema. Il costo totale del progetto si aggira invece intorno ai 250mila franchi, considerando che 150mila

K metro 0 – Ginevra – La Svizzera vuole mettere a punto il suo sistema di votazioni elettronico e per questo ha lanciato una vera e propria sfida: verranno distribuiti 150mila franchi agli hacker che riusciranno a ‘bucare’ il sistema. Il costo totale del progetto si aggira invece intorno ai 250mila franchi, considerando che 150mila andranno a Swiss Post e 100mila nelle tasche di SCRT, società specializzata in questo tipo di test. L’intento è quello di rendere il sistema meno vulnerabile possibile e, giustamente, le autorità hanno pensato di chiamare al test del sistema gli stessi individui che hanno le qualità per manometterlo. La Svizzera possiede un sistema di voto elettronico da circa 15 anni e solo l’Estonia ne possiede uno simile. Fino ad ora circa duemila hacker provenienti da tutto il mondo hanno sottoscritto la propria candidatura. Le percentuali, secondo le informazioni trapelate, parlando di una maggioranza di hacker provenienti dalla Svizzera (27,41%), seguita dalla Francia (14,95%) e dagli Stati Uniti (quasi il 6%). Ma tra gli iscritti ci sono anche rappresentanti di Gran Bretagna, Germania, India, Polonia, Ucraina, Turchia, Brasile. Il test pubblico avverrà dal 25 febbraio al 24 marzo ed il sito di riferimento è onlinevote-pit.ch.

Il cosiddetto “e-voting” ha subito precedentemente un lungo percorso di sperimentazione con circa 200 test e soprattutto è stato già introdotto in 14 dei 26 cantoni Svizzeri. Le autorità credono ormai di aver raggiunto un livello di affidabilità molto alto, tanto da volerlo ampliare a tutta la nazione. Non solo, la Svizzera vuole produrre un vero e proprio modello di democrazia elettronica da esportare anche in altri Paesi. Gli elvetici, infatti, hanno talmente a cuore la causa democratica che ogni anno i cittadini sono chiamati alle urne per votare su temi di interesse nazionale.

Il portavoce della Cancelleria Federale svizzera, Rene Lenzin, ha spiegato il perché dell’operazione: “Swiss Post crede che solamente un sistema di voto elettronico trasparente possa avere un successo a lungo termine. Aprendo il sito ai vari hacker sparsi per il globo sarà possibile verificare dove e come il sistema può essere compromesso”. Ha aggiunto poi che si tratta di un sistema molto piu’ complesso rispetto a quello dei conti online delle banche, dove gli operatori hanno modo di interagire sempre con gli stessi clienti. Mentre il sistema di voto elettronico deve distinguere chiaramente le identità degli elettori, che devono essere riconoscibili in modo da prevenire errori nel conteggio o manomissioni, da ciò che hanno votato. Ha poi concluso precisando che: “Il sistema che verrà violato dagli hacker non sarà ovviamente utilizzato. Se le autorità vorranno utilizzarlo dovranno prima valutare la possibilità di riscriverlo. Potranno comunque usarlo solamente con il permesso delle autorità della Confederazione svizzera e se soddisferà i criteri imprescindibili della legislazione federale”.

Non sono mancati i dubbi da parte di una famosa organizzazione riguardo la misera ‘ricompensa’ per i sopracitati hacker. Attivisti dell’iniziativa popolare “Per una democrazia sicura e affidabile” hanno fatto notare che “vengono offerte cifre molto più alte dai criminali e dalle organizzazioni strategiche per attaccare certi sistemi. Ed è altrettanto possibile che le stesse organizzazioni non concederanno mai il proprio cyber arsenale alla Svizzera per 150mila franchi”. Al coro si aggiunge anche il socialdemocratico Jean Christoph Schwaab, ex parlamentare del cantone svizzero di Vaud, che ha commentato così: “L’idea di poter escludere qualsiasi attacco informatico è un’illusione. Il test è una farsa che ci costerà 250mila franchi”.

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