K metro 0 – Parigi – Pochi giorni fa, il 5 febbraio, Luigi Di Maio e Alessandro di Battista avevano incontrato a Parigi una rappresentanza dei Gilet Gialli capeggiata da Christophe Chalençon, esponente dell’ala più estrema dell’ormai famosa protesta che da tre mesi riempie le strade della capitale francese ogni fine settimana. Una scelta, quella
K metro 0 – Parigi – Pochi giorni fa, il 5 febbraio, Luigi Di Maio e Alessandro di Battista avevano incontrato a Parigi una rappresentanza dei Gilet Gialli capeggiata da Christophe Chalençon, esponente dell’ala più estrema dell’ormai famosa protesta che da tre mesi riempie le strade della capitale francese ogni fine settimana. Una scelta, quella di Di Maio e Di Battista, fatta senza anticipazioni né pubblicità, con il solo scopo di confermare il supporto all’ala pacifica della protesta, ma che ha causato comunque più di una critica nei giorni successivi a causa di alcune dure dichiarazioni di Chalençon.
Il 52enne francese, già fabbro della zona di Vaucluse, considerato uno dei leader più controversi della protesta francese, ha infatti dichiarato in una recente intervista la possibilità che i disordini di Parigi possano sfociare in un golpe, un Colpo di stato, se non una vera e propria guerra civile.
“Abbiamo dei paramilitari pronti a intervenire perché anche loro vogliono far cadere il Governo. Al momento è tutto calmo, ma siamo vicini a una guerra civile” ha infatti dichiarato Chalençon durante il fuorionda di un’intervista ai microfoni del programma di La7: Piazza Pulita “Si trovino quindi delle soluzioni politiche molto rapidamente, poiché dietro ci sono persone pronte a intervenire da ovunque. Delle persone che si sono ritirate dall’esercito e che sono contro il potere”.
Il fabbro di Vaucluse, le cui posizioni estremiste e spesso colleriche gli hanno già provocato le critiche degli stessi Giulet Gialli, prosegue: “Io so che rischio molto. Posso prendermi una pallottola in testa in qualsiasi momento. Ma me ne fotto. Rimango fermo nelle mie convinzioni, poiché se mi ficcano una pallottola nella testa il popolo…Macron finirebbe sotto la ghigliottina. Siamo arrivati a un tale livello di scontro, oggi, che se mi colpiscono cade anche Macron. Perché il popolo irrompe nell’Eliseo e distrugge tutto. Lui, sua moglie e tutta la cricca. Siamo in tanti così. Ne colpisci uno… abbiamo delle persone, dei paramilitari, pronti a intervenire perché anche loro vogliono far cadere il governo. Oggi è tutto calmo ma siamo sull’orlo della guerra civile. Quindi si trovino delle soluzioni politiche molto rapidamente, perché dietro ci sono delle persone pronte a intervenire da ovunque”.
Toni di vera minaccia, che sono sembrati piuttosto gravi allo stesso Ministro del lavoro, che oggi, in concomitanza con il rientro a Roma dell’ambasciatore francese, pur confermando il suo supporto ai Gilet Gialli ha preso una netta posizione contro le dichiarazioni di Chalençon: “In questo evento non ci sono esponenti dei gilet gialli. C’è stata un’interlocuzione con una realtà complessa, ma noi non abbiamo intenzione di dialogare con quell’anima che parla di lotta armata o la guerra civile” ha infatti dichiarato il vicepremier nel corso della presentazione del manifesto M5S per le europee, proseguendo poi che “Chi presenterà quella lista dovrà essere una persona che crede nella democrazia per cambiare le cose”.
Quella di Chalençon è una figura piuttosto contraddittoria, nel già complesso panorama della protesta dei Gilet Gialli. Sul suo profilo Facebook, aggiornato molto di frequente, anche più volte al giorno, alterna frasi estratte da “L’arte della guerra”, numerosi link sulla manifestazione francese e sul presidente Macron e, a detta di alcuni, anche alcuni contenuti di natura xenofoba.
Chalençon, che con le sue dichiarazioni ha creato molti malumori e critiche all’interno dei Gilet Gialli (che già in passato avevano visto l’intrusione di vari facinorosi e violenti, i cosiddetti casseurs, che con la manifestazione hanno poco a che fare) ha anche partecipato all’incontro di dicembre con Edouard Philippe, Primo ministro francese, e sostiene di essere stato corteggiato da entrambi gli schieramenti politici francesi, la destra nazionalista di Marine Le Pen e la sinistra estrema di Jean-Luc Melenchon (anche se, va precisato, la manifestazione dei Gilet Gialli non è inquadrabile in nessuna posizione politica). Pur essendosi qualificato più volte come portavoce della lista presentata dai Gilet Gialli alle europee, Chalençon afferma di aver sempre rifiutato i corteggiamenti degli schieramenti di Melenchon e Le Pen, pur auto accreditandosi in passato come volto ufficiale del “Mouvement Alternatif Citoyen” (Movimento alternativo cittadino, ndr), formazione politica nata dalle proteste dei Gilet Gialli. Affermazione, la sua, subito smentita dal vero fondatore della lista, Hayk Shahinyan, che ha affermato: “Il movimento è aperto a tutti, ma l’unico portavoce ad interim sono io”.
di Emiliano Federico Caruso