K metro 0 – Madrid – “La maggior parte delle migrazioni africane con destinazione Europa passa attraverso la Spagna” si legge nel report pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), che da settembre 2016 è diventata Agenzia Collegata alle Nazioni Unite. Secondo i dati registrati nel primo mese di quest’anno, le persone che sono riuscite
K metro 0 – Madrid – “La maggior parte delle migrazioni africane con destinazione Europa passa attraverso la Spagna” si legge nel report pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), che da settembre 2016 è diventata Agenzia Collegata alle Nazioni Unite.
Secondo i dati registrati nel primo mese di quest’anno, le persone che sono riuscite a raggiungere legalmente il paese spagnolo sono 4.031, il 64,4% del totale degli accessi irregolari, rilevati in tutta l’Unione Europea, che si sono verificati attraverso il Mediterraneo e, in particolare, attraverso le due città spagnole di Ceuta e Melilla, confinanti col Marocco. Lo scorso anno la percentuale oscillava intorno al 50%, cifra di gran lunga superata nel primo mese del 2019. Le 4.031 persone, infatti, sono il 184% in più di quelle registrate in questo stesso periodo nel 2018 e, addirittura, il 205,3% in più rispetto al 2017.
Per comprendere meglio queste cifre, bisogna seguire con attenzione l’attuale contesto dell’UE: gli altri due grandi centri di attrazione nel Mediterraneo, Italia e Grecia, hanno registrato, a partire da luglio scorso, un numero minore delle immigrazioni rispetto alla Spagna. Nello specifico, le autorità greche hanno calcolato 1.839 arrivi (il 7,1% in meno rispetto al 2018), mentre in Italia le restrizioni imposte dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, hanno fatto sbarcare nei porti italiani 202 persone, il 4, 8% delle 4.182 persone ricevute l’anno scorso nello stesso periodo.
La chiusura dei porti da parte del governo italiano per coloro che sono stati messi in salvo nel Mediterraneo, tra le coste italiane e libiche, non ha ancora avuto un riscontro concreto da parte di Bruxelles. Ciò, comunque, è uno dei fattori che ha contribuito alla dilagante migrazione attraverso i confini tra il Marocco e la Spagna. Per questo motivo, l’Esecutivo di Pedro Sánchez sta rivendicando i fondi europei, che, a sua volta, anche la città marocchina di Rabat chiede di incrementare per contenere l’immigrazione irregolare.
Da quando il governo spagnolo ha accettato, a giugno scorso, di far salpare a Valencia la nave umanitaria “Aquarius”, che si trovava in acque internazionale tra l’Italia e la Libia con a bordo 630 africani, l’Esecutivo ha anche approvato delle politiche sull’immigrazione, che sembrano però aver invertito l’effetto del ricevimento della nave. Come ad esempio, il ritorno in Marocco di gruppi di migranti, che avevano scavalcato il recinto di Ceuta o che erano sbarcati dalle isole spagnole, o il blocco a Barcellona della nave ONG spagnola “Open Arms”, che opera anche in acque libiche.
Nonostante questi gesti abbiano lanciato segnali dissuasivi sulla mafia e sugli stessi migranti, Pedro Sánchez ha ripreso con forza, all’inizio di quest’anno, una decisione che secondo alcuni potrebbe aumentare il traffico umano irregolare nel Mediterraneo: la rimozione del filo spinato delle recinzioni di Ceuta e Melilla.
La decisione di modernizzare il confine con il Marocco nelle enclavi di Ceuta e Melilla, già parzialmente iniziato a febbraio, è stata già presa dal Consiglio dei Ministri, mentre intanto si sta rafforzando il sistema di controllo e sorveglianza nella zona di confine.
La scorsa settimana, diversi media spagnoli hanno pubblicato informazioni, con fotografie ingannevoli, in cui è stato detto che Rabat, in contemporanea, sta innalzando sul suo territorio un muro di filo spinato identico a quello che la Spagna sta rimuovendo.
Dal Ministero degli Interni fanno sapere che “il Marocco non sta innalzando alcun recinto e non ne ha, tantomeno, intenzione”.
di Pilar Rivas Valiente