K metro 0 – Strasburgo – “Dove la stampa è libera e tutti sanno leggere, non ci sono pericoli”. Questo è quanto affermava Thomas Jefferson ai tempi del suo mandato presidenziale, iniziato nel 1801. È questo dovrebbe essere un principio basilare ormai cristallizzato in qualsiasi società democratica e informata. Ma guardando all’Europa di oggi, che
K metro 0 – Strasburgo – “Dove la stampa è libera e tutti sanno leggere, non ci sono pericoli”. Questo è quanto affermava Thomas Jefferson ai tempi del suo mandato presidenziale, iniziato nel 1801. È questo dovrebbe essere un principio basilare ormai cristallizzato in qualsiasi società democratica e informata. Ma guardando all’Europa di oggi, che vive 200 anni dopo Jefferson, sembra che la libertà di stampa non sia poi così libera.
Questa è l’opinione del Consiglio d’Europa, che ieri ha pubblicato un report che analizza l’attuale situazione del giornalismo in Europa, dal titolo “Democrazia a rischio: minacce e attacchi contro la libertà dei media in Europa”. Il rapporto servirebbe a valutare “la situazione della libertà dei mezzi d’informazione in Europa sulla base di 140 gravi violazioni segnalate alla piattaforma nel corso del 2018”.
Il documento è stato scritto dalle 12 organizzazioni che gestiscono la piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e l’incolumità dei giornalisti, e afferma che la “la libertà di stampa sul continente non è mai stata così fragile dalla fine della Guerra fredda”: l’analisi verte, in sostanza, sulle violazioni della libertà dei media, gli attacchi e le minacce fatte ai giornalisti, il numero dei giornalisti imprigionati in giro per il mondo. Il quadro fornito vede un peggioramento grave dell’ambiente dei media in tutta Europa, in cui i giornalisti devono affrontare sempre più ostacoli e violenza, mentre indagano per poi riferire al pubblico, mentre svolgono il loro lavoro.
Le 140 gravi violazioni della libertà dei media, definite “allarmi” all’interno del rapporto, sono state registrate in 32 stati membri del Consiglio d’Europa nel 2018: tali allarmi mostrano un’immagine nitida in contrasto con le garanzie sancite dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’impunità per i crimini contro i giornalisti sta diventando una “nuova normalità”, la protezione legale per la segnalazione critica e investigativa sono state indebolite, sia offline che online.
Solo l’anno scorso si sono registrate 35 notizie di attacchi all’integrità fisica e alla sicurezza dei giornalisti, sono raddoppiati gli avvisi su gravi minacce alla vita per alcuni, e si è perso il conto degli abusi verbali e dei casi di stigmatizzazione pubblica di media e singoli giornalisti. L’apice di questi trend sono stati gli omicidi di Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová in Slovacchia e di Jamal Khashoggi nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.
“Le azioni urgenti sostenute da una determinata manifestazione di volontà politica da parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa sono ora necessarie per migliorare le terribili condizioni per la libertà dei media e per fornire protezione affidabile per i giornalisti sia in termini di legge e che in pratica“, avverte il rapporto. Lo scopo della piattaforma, basato su un accordo del 2015 tra il Consiglio d’Europa e le organizzazioni partner, è quello di avviare un dialogo tempestivo con gli Stati membri e accelerare i rimedi per le violazioni e le carenze nella protezione di un giornalismo libero e indipendente. Gli stati membri che impongono le maggiori e più severe restrizioni ai giornalisti vengono invitati a ripristinare lo stato di diritto e ricreare un ambiente sicuro perché i giornalisti e i media si sentano liberi e al sicuro nel svolgere il proprio lavoro, attuando una regolamentazione che salvaguardi anche la pluralità dei media.
Tra i paesi membri del Consiglio, l’Italia è uno di quelli più a rischio: nel rapporto si legge che “la libertà di stampa in Italia è chiaramente diminuita nel corso del 2018”. L’Italia è uno dei quattro stati con una sezione dedicata: gli altri sono Russia, Turchia e Ungheria. Nel rapporto è anche scritto che “i due vice presidenti del Consiglio, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, usano regolarmente sui social media una retorica particolarmente ostile nei confronti dei media e dei giornalisti”.