K metro 0 – L’Aia – Continuano in tutta Europa le proteste studentesche contro le politiche governative per il cambiamento climatico. Ieri a l’Aia, migliaia di studenti hanno saltato le lezioni e si sono diretti verso il parlamento olandese, chiedendo politiche climatiche più ambiziose e concrete per il paese. La rumorosa ma pacifica manifestazione studentesca
K metro 0 – L’Aia – Continuano in tutta Europa le proteste studentesche contro le politiche governative per il cambiamento climatico. Ieri a l’Aia, migliaia di studenti hanno saltato le lezioni e si sono diretti verso il parlamento olandese, chiedendo politiche climatiche più ambiziose e concrete per il paese. La rumorosa ma pacifica manifestazione studentesca si aggiunge alle altre verificatesi nelle scorse settimane in Belgio.
A risvegliare le coscienze di migliaia di coetanei in tutto il mondo, è stata Greta Thunberg, studentessa svedese di 16 anni. Da quando si è espressa, infatti, in difesa del clima, durante la Conferenza delle Parti sul Clima (COP24), è nato il movimento SchoolStrike4Climate, seguendo il quale, gli studenti di tutto il mondo hanno iniziato a protestare davanti ai palazzi istituzionali. La sedicenne, prendendo atto di tutti i fallimenti dei “grandi”, ha sollecitato le nuove generazioni a scendere in piazza e far sentire le proprie voci.
Anche in Italia, gli studenti hanno iniziato a dissertare le lezioni ogni venerdì per partecipare alle manifestazioni, durante le quali molto spesso capita di vedere genitori che accompagnano i propri figli e altri adulti. Sembrerebbe, dunque, che si stia comprendendo la gravità della situazione ambientale del pianeta.
Questi studenti non sono di certo degli scansafatiche, ma anzi sono gli studenti migliori, che studiano, sono informati e hanno capito che non c’è più tempo da perdere per fermare il cambiamento climatico. “C’è comunque un grande fermento e siamo fiduciosi, la battaglia per il clima sta catalizzando l’attenzione di fasce di età molto trasversali, dai bambini fino ai settantenni. Siamo in contatto con i movimenti di altri paesi e con associazioni ambientaliste storiche e recenti; è veramente necessario che ci sia una presa di coscienza anche nel nostro paese, anche perché c’è veramente in gioco il nostro futuro. Se veramente abbiamo solo una manciata di anni per evitare il disastro, chi più dei giovani possono e dovrebbero sentirsi coinvolti?”, dice Ivan, 20 anni, studente di beni culturali all’università Statale di Milano.
Finalmente qualcosa si muove e le proteste sono giunte anche a L’Aia, dove gli studenti attivisti hanno detto di voler svegliare i politici dei Paesi Bassi facendo risuonare un campanello d’allarme sulla problematica questione dell’emissione di gas serra.
Si ipotizzava una partecipazione di 3000 dimostranti, ma la cifra si presume essere di gran lunga più alta, sebbene la polizia non abbia ancora dato una stima precisa della folla. Molti studenti, provenienti da città vicine, hanno riempito bus e treni diretti verso l’Aia, altri si sono spostati, invece, in sella alle proprie bici o a piedi, per raggiungere un parco, luogo di raduno prima della marcia verso il parlamento.
“Siamo qui perché vogliamo che il governo prenda dei seri provvedimenti per migliorare la condizione climatica” ha detto la studentessa di 16 anni Maartje Bood, che ha viaggiato per 200 chilometri dalla città di Leeuwarden, nel nord del Paese, per appoggiare una giusta causa. Insieme alle sue amiche, teneva in mano uno striscione che diceva: “Vogliamo che le 11 città tornino indietro”, riferendosi a una maratona di pattinaggio su ghiaccio nei canali congelati nei Paesi Bassi settentrionali che si svolge solo in inverni molto freddi quando il ghiaccio è abbastanza spesso. L’ultima gara si è tenuta nel 1997.
Il mese scorso, l’agenzia olandese di valutazione ambientale ha dichiarato in un report che l’obiettivo stabilito dal tribunale di ridurre le emissioni del 25% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 è alquanto impossibile da raggiungere.
Un gruppo di oltre 3.500 scienziati ha firmato una lettera aperta a sostegno dei giovani attivisti che ormai da settimane hanno iniziato un vero e proprio sciopero del clima in Belgio. Per i firmatari, gli attivisti del clima hanno ragione, e lo dichiarano come scienziati, e sulla base di fatti scientifici. “L’idea che i cambiamenti climatici modifichino fondamentalmente le condizioni di vita sul pianeta non è catastrofica, ma si basa su fatti concreti – scrivono gli scienziati, riferendosi all’ultimo rapporto IPCC – e anche se i singoli individui possono adottare misure proprie, mangiando meno carne o riducendo i viaggi aerei, ad esempio, è necessaria un’azione più decisiva a livello collettivo”. Prendendo atto che le emissioni di CO2 sono ancora in aumento in tutto il mondo, per i firmatari della lettera è giunto il momento di adottare misure strutturali di ampia portata per ridurre rapidamente e drasticamente le emissioni di gas serra e quindi limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi e preferibilmente a 1,5 gradi.
Pare che le manifestazioni non abbiano intenzioni di fermarsi e, infatti, per il 15 marzo prossimo il movimento globale studentesco sta sollecitando tutti gli studenti ad organizzare le marce nei rispettivi paesi per chiedere azioni urgenti a difesa del clima.
La salvaguardia dell’ambiente, insomma, è nelle mani di questi giovani e speranzosi studenti.