K metro 0 – Bruxelles – Continuano le tensioni tra UE e Regno Unito relative all’imminente avverarsi della Brexit. Mercoledì scorso Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha fatto il punto sulla Brexit in Gran Bretagna, chiedendosi ad alta voce quale “posto speciale dell’inferno” potesse essere riservato a coloro che non avevano idea di
K metro 0 – Bruxelles – Continuano le tensioni tra UE e Regno Unito relative all’imminente avverarsi della Brexit. Mercoledì scorso Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha fatto il punto sulla Brexit in Gran Bretagna, chiedendosi ad alta voce quale “posto speciale dell’inferno” potesse essere riservato a coloro che non avevano idea di come uscire dall’Unione europea.
A meno di due mesi dall’uscita della Gran Bretagna dall’UE, e con preoccupazione crescente per un probabile no-deal, parrebbe che Tusk abbia voluto distruggere le speranze britanniche per una probabile riapertura delle trattative sulla Brexit.
“Mi sono chiesto chissà quale posto speciale dell’inferno sarà riservato a coloro che hanno promosso la Brexit senza nemmeno avere un piano chiaro su come uscire dall’Europa in modo sicuro” ha dichiarato Tusk ai giornalisti, dopo aver parlato con il Primo ministro irlandese Leo Varadkar. Mentre si stringevano la mano, Varadkar ha detto a Tusk “ti daranno terribili problemi dalla stampa britannica”. Prevedibilmente, tali commenti hanno suscitato indignazione dei britannici.
Il leader della Camera bassa Andrea Leadsom, un conservatore pro-Brexit, ha definito l’appunto di Tusk “piuttosto inaccettabile e vergognoso…ha perso totalmente di credibilità”.
Sammy Wilson, del Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord (DUP), ha espresso con un tweet la sua indignazione: “Tusk è un diabolico euro maniaco… sta facendo del suo meglio per tenere il Regno Unito legato alle catene della burocrazia e del controllo dell’UE”.
L’ex leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, Nigel Farage, anche lui si twitter, si è espresso così: “Dopo la Brexit saremo liberi da bulli arroganti non eletti come te e liberi di guidare il nostro paese. A me sembra più il paradiso che l’inferno”.
Inoltre, ieri, un portavoce di Downing Street, rispondendo in modo gelido alla richiesta di commenti sul riferimento polemico del presidente del Consiglio Europeo, ha detto: “Sta a Donald Tusk valutare se usare questo tipo di linguaggio sia d’aiuto”. E ha aggiunti che il referendum sulla Brexit “è stato il più vasto esercizio di democrazia nella storia di questo Paese”, e che dato che il popolo ha votato, è un dovere per tutti uscirne in modo ordinato e rispettoso degli interessi di entrambe le parti.
La Gran Bretagna dovrebbe lasciare l’UE il 29 marzo e il primo ministro Theresa May si trova oggi a Bruxelles con un mandato parlamentare per riaprire l’accordo sul ritiro, sigillato tra l’UE e il suo governo conservatore a novembre, dopo 18 mesi di intensi negoziati altamente tecnici. A riguardo Tusk ha detto che “I 27 paesi dell’UE non hanno fatto nuove offerte”. Il Presidente della Commissione europea Juncker, in totale accordo, ha aggiunto che “il blocco non è preparato per riaprire la questione”. Tusk e Varadkar hanno fatto sapere che le nazioni dell’UE stanno intensificando i preparativi per una Brexit no-deal, un possibile disastro economico che potrebbe danneggiare sia la Gran Bretagna che l’Unione Europea.
Gli avversari della May, intanto, hanno esortato il governo a ritardare la Brexit, dato che il paese non è preparato per il 29 marzo. Emily Thornberry, la portavoce per gli affari esteri del Partito Laburista, sostiene che un tale rinvio consentirebbe “il tempo di capire se i negoziati potrebbero riuscire e, in caso contrario, permetterebbe di perseguire un piano diverso”.
Il mese scorso, il parlamento britannico ha bocciato l’accordo Brexit proposto dalla May, in gran parte per i preoccupanti provvedimenti relativi al confine tra Irlanda del Nord e l’Irlanda, membro dell’UE: il cosiddetto “backstop” sarebbe una salvaguardia per mantenere il Regno Unito nell’unione doganale con l’UE, che rimuoverebbe la necessità di controlli lungo il confine irlandese, fino a quando non sarà stabilita una nuova relazione commerciale permanente. Ma molti parlamentari favorevoli alla Brexit, sono, comunque, preoccupati che il backstop possa intrappolare la Gran Bretagna, dal punto di visto normativo, nella rete dell’UE, mentre gli alleati della May sono convinti che ciò imporrebbe barriere tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito.
A riguardo, la May ha avuto un incontro, mercoledì scorso, con il DUP, partito fermamente contrario al backstop, e con altri partiti dell’Irlanda del Nord, che, diversamente, credono che possa essere una soluzione. Ma fin ora, nessun compromesso.
Mary Lou McDonald, presidente del partito irlandese nazionalista Sinn Fein, ha dichiarato: “il primo ministro si è presentato qui a mani vuote, con la stessa vecchia retorica, senza alcun piano, senza credibilità e, francamente, senza onore”. Il backstop è “la linea di fondo per tenere la strada aperta” ha aggiunto.
L’UE, che per lungo tempo ha considerato la questione del confine irlandese come la più spinosa, rimane inflessibile sul fatto che il backstop non possa essere rimosso: l’apparizione di Tusk al fianco di Varadkar è stato l’ultimo segnale che il blocco non abbandonerà l’Irlanda. “Non giocheremo con la pace o metteremo una data di scadenza per la riconciliazione, ed è per questo che insistiamo sul blocco” afferma Tusk. “Dateci una garanzia credibile per la pace nell’Irlanda del Nord, e il Regno Unito lascerà l’UE come amico fidato” ha concluso. Varadkar, da parte sua, ha detto che l’instabilità politica della Gran Bretagna dimostra esattamente il perché vi sia bisogno di una garanzia legale sul confine.