K metro 0 – Milano – Il docente della Cattolica di Milano commenta le dichiarazioni e preoccupazioni di Mario Draghi espresse al Parlamento europeo «Un Paese perde sovranità quando il debito è troppo alto, perché a quel punto sono i mercati che decidono, e ogni decisione di policy deve essere scrutinata dai mercati, cioè da
K metro 0 – Milano – Il docente della Cattolica di Milano commenta le dichiarazioni e preoccupazioni di Mario Draghi espresse al Parlamento europeo
«Un Paese perde sovranità quando il debito è troppo alto, perché a quel punto sono i mercati che decidono, e ogni decisione di policy deve essere scrutinata dai mercati, cioè da persone che non votano e che sono fuori dal processo di controllo democratico. Il debito è prodotto da decisioni politiche dei Governi, e la sovranità viene persa a causa di politiche sbagliate» ha detto ieri a Bruxelles al Parlamento europeo Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, parlando anche delle «informazioni più deboli delle attese e la persistenza d’incertezze collegate a fattori geopolitici e alla minaccia di protezionismo».
Come intendere questo messaggio lanciato da cotanta autorità monetaria in una sede così importante? Kmetro0 ha voluto interpellare un esperto in materia, Andrea Monticini, docente di econometria finanziaria alla facoltà di Scienza bancarie dell’Università Cattolica di Milano.
«A mio avviso Draghi ha espresso un concetto del tutto ovvio: più sei indebitato più sei nelle mani di chi ti ha prestato i soldi; e uno Stato per continuare a farsi prestare denaro con le nuove emissioni pubbliche deve avere una reputazione finanziaria credibile, altrimenti non può più emettere obbligazioni e buoni del Tesoro». In definitiva, secondo il docente una parte della sovranità di uno Stato è ceduta di conseguenza nel momento dell’indebitamento, allo stesso modo di un privato che cede una parte del proprio stipendio ogni mese per pagare un mutuo.
«Parlando di sovranità, dunque, la sua perdita è collegata al fatto di aver accumulato tanto debito pubblico. Se non fosse stato così, lo Stato italiano avrebbe avuto la possibilità, ad esempio, di allocare più risorse per la spesa pubblica o per altre scelte economiche».
Ma allora, professore, a suo giudizio, su cosa punta il dito Draghi se, come dice lei ha esternato un concetto così ovvio come quello del rimborso del debito?
«Si rivolge proprio all’eccessivo indebitamento. Agli inizi degli anni 2000 c’era la possibilità di raggiungere un maggior risanamento delle finanze pubbliche, ma quel passo è poi rallentato, fino ad arrivare al livello attuale di debito. Alla fine degli anni ’90, prima dell’entrata nell’euro, avevamo un rapporto debito pubblico/Pil simile a quello del Belgio, che ora è invece messo meglio di noi».
In definitiva, cosa vuole raccomandare all’Italia Mario Draghi?
«La disciplina fiscale è una condizione fondamentale per la prosperità e crescita di un paese. Conti in ordine significano sviluppo e benessere collettivo. Ed è ancora presto per parlare di una manovra correttiva».
di Alessandro Luongo