K metro 0 – Caracas – Aumenta il pressing sul presidente venezuelano in carica Nicolas Maduro. Il leader dell’opposizione Juan Guaido, autoproclamatosi presidente, dopo avere indetto nuove proteste per mercoledì e sabato ha annunciato che comincerà a prendere il controllo dei beni del Venezuela all’estero. “D’ora in poi, inizieremo la graduale e ordinata acquisizione dei beni della
K metro 0 – Caracas – Aumenta il pressing sul presidente venezuelano in carica Nicolas Maduro. Il leader dell’opposizione Juan Guaido, autoproclamatosi presidente, dopo avere indetto nuove proteste per mercoledì e sabato ha annunciato che comincerà a prendere il controllo dei beni del Venezuela all’estero. “D’ora in poi, inizieremo la graduale e ordinata acquisizione dei beni della nostra Repubblica all’estero, per evitare che l’usurpatore e la sua banda cerchino di ‘raschiare il fondo del barile’”, ha spiegato Guaido in una nota pubblicata su Twitter. Un colpo economico che fa il paio con l’annuncio giunto in serata dagli Usa: Washington ha imposto sanzioni alla società petrolifera di Stato PDVSA e ha invitato l’esercito venezuelano ad accettare un trasferimento pacifico del potere a Guaido. Il tutto mentre su Maduro pesa l’ultimatum di sei Paesi Ue, che gli hanno dato tempo fino a domenica per convocare nuove elezioni, e in un momento in cui dalle sue file è giunta una nuova defezione: la vice console a Miami, Scarlet Salazar, in un video diffuso sui social network ha annunciato che riconosce Guaido come capo dello Stato; prima di lui lo aveva annunciato anche l’addetto militare del Venezuela negli Usa, il colonnello Jose Luis Silva.
Le agenzie stampa riportano: a seguito di un’indagine preliminare condotta dal Pubblico ministero sui disordini avvenuti negli ultimi giorni, il Procuratore generale del Venezuela Tarek William Saab ha chiesto oggi, che si dispongano misure restrittive per il presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidò, fra cui il divieto di lasciare il Paese.
Mentre le Ong locali hanno aggiornato a 40 morti e 850 arresti il bilancio di una settimana di proteste anti Maduro e papa Francesco ha lanciato un appello contro lo “spargimento di sangue”, lo scacchiere internazionale resta diviso così: dalla parte di Maduro ci sono Russia, Cina, Corea del Nord, Turchia e Cuba; dalla parte di Guaido, invece, si sono schierati Usa, gran parte dell’America Latina e gran parte dell’Europa. Sei Paesi dell’Ue (Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Portogallo e Olanda) hanno dato tempo a Maduro fino a domenica per indire nuove elezioni, minacciando che se non lo farà riconosceranno Guaido come presidente. Quanto all’Unione europea nel suo insieme, ha fatto sapere che, se le elezioni non verranno convocate “nei prossimi giorni”, “adotterà delle misure” possibili, compreso “il riconoscimento della leadership”.
Il 35enne Guaido, presidente dell’Assemblea nazionale venezuelana, nell’annunciare le nuove proteste di questa settimana ha ribadito il suo appello ai militari, dei quali cerca l’appoggio. Già nei giorni scorsi Guaido aveva rassicurato l’esercito garantendo che, nel caso in cui dovesse voltare le spalle a Maduro, ci sarebbe l’amnistia. Ha chiesto ai manifestanti di tornare in strada mercoledì “per esigere dalle forze armate che si mettano dalla parte del popolo” e poi sabato “per accompagnare il sostegno dell’Unione europea e l’ultimatum”. Sabato “celebreremo questo sostegno inedito del mondo intero alla nostra causa” per “arrivare alla fine dell’usurpazione, al governo di transizione e alla convocazione di elezioni libere”, ha annunciato Guaido.