K metro 0 – Londra – Iniziata la settimana di preannunciate tensioni nel Regno Unito. Il primo ministro britannico Theresa May affronta un’altra settimana di sfide in Parlamento per far fronte alla minoranza sul controllo dei procedimenti di realizzazione della Brexit. Gli emendamenti, designati per cambiare il corso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea
K metro 0 – Londra – Iniziata la settimana di preannunciate tensioni nel Regno Unito. Il primo ministro britannico Theresa May affronta un’altra settimana di sfide in Parlamento per far fronte alla minoranza sul controllo dei procedimenti di realizzazione della Brexit.
Gli emendamenti, designati per cambiare il corso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea il 29 Marzo, hanno intensificato la corsa politica: in molti vorrebbero ritardare l’uscita o fare una Brexit senza un accordo di divorzio con l’UE.
La decisione finale per il ritiro del Regno Unito, affidata adesso alla Camera dei Comuni, verrà votata oggi; questo voto, però, non sarà diretto e tagliente, come quello del 15 gennaio scorso, quando la proposta di divorzio della May è stata bocciata: si voteranno una serie di emendamenti che dovrebbero modificare, invece, proprio l’accordo bocciato due settimane fa, e trovare soluzioni alternative.
Nicola Sturgeon, leader del Partito Nazionale Scozzese, ha detto che la sua fazione ha intenzione di supportare il posticipo del giorno della Brexit; ha aggiunto che la possibilità di un secondo referendum nel paese sull’uscita dall’UE non sta guadagnando terreno in parlamento, a causa della posizione ambigua del leader del Partito Laburista, Jeremy Corbyn.
Gli elettori hanno sostenuto il ritiro della Gran Bretagna dall’UE durante il referendum del giugno 2016. Gli oppositori della Brexit e altri, che hanno dubbi sul processo in corso, suggeriscono da tempo di indire un’altra votazione. “Spetta al partito d’opposizione rendere chiaro il suo punto di vista” ha detto Theresa May pochi giorni fa. “Se così fosse, allora ci sarebbe probabilmente una maggioranza alla Camera dei Comuni”.
Due settimane fa, il piano di divorzio della May è stato respinto dai legislatori. Il primo ministro sta lottando per ottenere più sostegno per il piano concordato con l’UE, ma alcuni legislatori sono determinati a costringere il governo a rallentare il processo e a far accettare il “no-deal”.
Il dramma in Parlamento ha galvanizzato la stampa britannica.
Il Sunday Times ha usato il suo editoriale di punta per far sapere che è contrario ad un’uscita “no-deal”, che causerebbe grossi danni alla Gran Bretagna, così come anche per gli emendamenti che bloccherebbero la rotta del “no-deal”. Si è sostenuto che la minaccia di una Brexit senza accordo su questioni relative a persone e imprese in tutta Europa, è stato l’unico motivo che ha indotto l’UE a ridiscutere le condizioni di ritiro e a rendere accettabile per i legislatori l’accordo della May.
Questa è senza dubbio una battaglia faticosa. I leader dell’UE rimangono inflessibili, per lo meno in pubblico, nel sostenere che non modificheranno l’accordo raggiunto l’anno scorso con il governo britannico.
Uno dei punti chiave della discussione è come evitare la difficile situazione post-Brexit, che porterebbe a controlli doganali e di identità tra la Repubblica d’Irlanda, stato indipendente e membro dell’UE, e l’Irlanda del Nord, parte del Regno Unito. A riguardo, tra i vari emendamenti proposti va menzionato quello del Tory Graham Brady, che impegnerebbe Londra a negoziare con Bruxelles per garantire un confine post-Brexit senza barriere fra Irlanda e Irlanda del Nord al posto del backstop (la c.d. “rete di protezione”, un meccanismo vincolante di salvaguardia contestato dai falchi a Londra, imprescindibile invece per Dublino).
Secondo Express, l’UE potrebbe fare marcia indietro sull’impasse dell’Irlanda, fintanto che i ribelli in parlamento “non riusciranno a sottrarre dal tavolo delle trattative il no-deal”.
Nel frattempo, non bisogna tralasciare l’opinione della Corona. È di pochi giorni fa, infatti, l’invito della Regina Elisabetta a mantenere l’unità nazionale. La Sovrana, che già normalmente offre rarissime dichiarazioni in merito a questioni nazionali, sulla Brexit non si era mai espressa. L’altro giorno, invece, ha parlato in occasione del centenario del «Women Institute» e ha detto di preferire “le ricette sperimentate, come parlare bene degli altri e rispettare i diversi punti di vista; trovarsi assieme per cercare un terreno comune; e non perdere mai di vista il quadro più ampio. Questo approccio è senza tempo e lo raccomando a chiunque”.