K metro 0 – Caracas – Due tweet e una conferenza stampa, in contemporanea a mezzogiorno e mezzo di ieri: nasce così un fronte in seno all’Ue sul Venezuela: Spagna, Francia e Germania danno gli 8 giorni al presidente venezuelano Nicolas Maduro. O il presidente indice, “entro 8 giorni”, le elezioni politiche in Venezuela o i tre Paesi
K metro 0 – Caracas – Due tweet e una conferenza stampa, in contemporanea a mezzogiorno e mezzo di ieri: nasce così un fronte in seno all’Ue sul Venezuela: Spagna, Francia e Germania danno gli 8 giorni al presidente venezuelano Nicolas Maduro. O il presidente indice, “entro 8 giorni”, le elezioni politiche in Venezuela o i tre Paesi europei, ai quali si sono aggiunti anche Olanda, Regno Unito e Portogallo, riconosceranno come legittimo il presidente autoproclamato Juan Guaidò. Il premier spagnolo Pedro Sanchez lo ha fatto in una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron su Twitter mentre la Germania ha affidato, sempre via Twitter, l’incarico ai portavoce del governo. Identico il messaggio: “Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente del suo futuro. Senza un annuncio di elezioni entro otto giorni, potremo riconoscere Juan Guaidò come ‘presidente ad interim’ del Venezuela per sviluppare questo processo politico. Lavoriamo intensamente con i nostri alleati europei”. Il presidente dell’Assemblea Nazionale, l’unica Camera del Parlamento venezuelano, Juan Guaidò, si è proclamato ‘presidente ad interim’ mercoledì scorso e ha ottenuto l’immediato riconoscimento di Stati Uniti e Canada oltre ai paesi del Sudamerica con l’eccezione di Bolivia e Messico.
Il Venezuela di Nicolas Maduro ha categoricamente respinto l’ultimatum lanciato ieri da diversi paesi europei. “Non riposeremo sino a quando non sconfiggeremo il golpe che tenta di interferire nella vita politica del Venezuela, metter da parte la nostra sovranità e instaurare un governo fantoccio dell’impero statunitense”, scrive il presidente venezuelano, Nicolas Maduro su Twitter. In un altro post, ha scritto: “Siamo un popolo ribelle che difende gli ideali di un Paese con profonde radici storiche e che mai tradirà la patria. Nessuno ci sottometterà, il tempo delle invasioni e dei colpi di stato è finito, Non ci arrenderemo mai!”. A sua volta il ministro degli Esteri ribadisce il concetto: “Nessuno ci darà le scadenze o ci dirà se le elezioni devono essere indette o no”. Il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza aggiunge: “Chi sei tu per dare un ultimatum a un governo sovrano? Questa è un’ingerenza infantile”. Nonostante la pressione internazionale, il governo venezuelano ha impedito che la manifestazione del 23 gennaio si trasformasse in una “tragedia”.
La riunione del Consiglio di sicurezza Onu chiesta dagli Stati Uniti conferma la spaccatura con Russia e Cina
Il ministro venezuelano ha accusato, durante la riunione del Consiglio di sicurezza Onu, la politica estera del governo statunitense di Donald Trump di “voler cercare la guerra civile” ed “esibire il Venezuela come un trofeo di guerra in America latina”. “Non glielo consentiremo”, ha sottolineato Arreaza. “Che i paesi ‘satelliti’ degli Stati Uniti cedano alla pressione si capisce, ma l’Europa? Possibile che sia agli ordini del governo degli Stati Uniti? Del governo di Donald Trump?”, ha detto Arreaza parlando di un atteggiamento “addirittura infantile” di alcune capitali europee. Nel corso della riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la Russia ha chiesto agli Stati Uniti di dire chiaramente se sono pronti ad usare la forza militare in Venezuela. “Non farò speculazioni o ipotesi su ciò che faranno gli Stati Uniti”, ha detto il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, parlando con i giornalisti dopo la riunione. Mosca ha anche accusato Washington di usare il Consiglio di sicurezza Onu come uno “stratagemma immorale” per provocare un cambio di regime in Venezuela. L’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia, ha stigmatizzato i precedenti interventi Usa in America Latina, come quello in Nicaragua, sostenendo che Washington considera il continente sudamericano come il proprio “cortile” di casa. Cuba, Nicaragua e Bolivia hanno espresso all’Onu solidarietà a Nicolas Maduro e hanno condannato con forza l’interventismo Usa, accusando l’amministrazione Trump di non rispettare la sovranità del Venezuela. La Russia ha accusato gli Stati Uniti di aver richiesto la riunione odierna del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per destabilizzare la situazione in Venezuela. “Non abbiamo dubbi sul fatto che la riunione di oggi sia stata richiesta dalla delegazione statunitense al solo scopo di continuare a destabilizzare la situazione in Venezuela, imponendo al paese i suoi approcci e le sue ricette per risolvere i problemi che ha incontrato di recente”, ha detto l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vassilj Nebenzia, parlando nel corso della riunione. La Russia, ha poi aggiunto l’ambasciatore, è disposta a contribuire all’avvio di un dialogo intra-venezuelano e invita altri paesi a fare lo stesso. “L’interferenza negli affari interni è inaccettabile e la Costituzione (del Venezuela) deve essere rispettata”, ha concluso il diplomatico. “E’ come se la Russia chiedesse di discutere in Consiglio di sicurezza la situazione dei gilet gialli in Francia”, ha concluso l’ambasciatore russo all’Onu.
L’Alto rappresentante Ue, Federica Mogherini, anticipata e scavalcata da alcuni paesi europei, come appunto Germania, Francia e Spagna, anche l’Unione europea, scrive in una dichiarazione l’Alto Rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, “ribadisce che le elezioni presidenziali dello scorso maggio in Venezuela non sono state né libere, né eque, né credibili e mancano di legittimità democratica. Il Paese ha urgente bisogno di un governo che rappresenti veramente la volontà del popolo venezuelano”. Per questo, afferma ancora Mogherini, “la Ue ribadisce il suo pieno sostegno all’Assemblea nazionale, che è il legittimo organismo democratico del Venezuela, e i cui poteri devono essere ristabiliti e rispettati, comprese le prerogative e la sicurezza dei suoi membri”.
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