K metro 0 – Ginevra – La ‘Globalizzazione 4.0’, ed i suoi meccanismi, sono stati il tema centrale della riunione annuale del World Economic Forum, che si è concluso ieri a Davos, in Svizzera. Gli argomenti affrontati dagli oltre 3.000 leader del mondo imprenditoriale, finanziario, governativo, accademico, della società civile, delle arti e della cultura del mondo
K metro 0 – Ginevra – La ‘Globalizzazione 4.0’, ed i suoi meccanismi, sono stati il tema centrale della riunione annuale del World Economic Forum, che si è concluso ieri a Davos, in Svizzera. Gli argomenti affrontati dagli oltre 3.000 leader del mondo imprenditoriale, finanziario, governativo, accademico, della società civile, delle arti e della cultura del mondo sono stati molteplici nelle oltre 350 sessioni di lavoro. I big del pianeta hanno discusso anche di ambiente, cybersecurity, riforme istituzionali, sfide globali e crescita economica.
Il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, è stato uno dei nuovi protagonisti della manifestazione in cui avrebbe presentato un Brasile diverso. Quest’anno, a Davos ci sono state grandi assenze. La principale è stata quella del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha annullato la sua visita a causa dello shutdown e del conseguente taglio delle spese dell’amministrazione Usa, deciso dallo stesso Trump nella sua battaglia per costringere il Congresso a finanziare il muro lungo il confine con il Messico. Non c’è stata nemmeno una delegazione americana a Davos.
Altra importante assenza è stata la premier britannica, Theresa May, nel mezzo dell’incertezza sulla Brexit, una questione che preoccupa le grandi aziende che temono una via d’uscita senza un accordo dell’Unione Europea alla data prevista del 29 marzo. Non è stato presente nemmeno il presidente francese Emmanuel Macron, che sta affrontando le proteste dei gilet gialli.
Invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha partecipato ad un ‘panel’ di discussione.
Nel programma ufficiale c’erano moltissimi argomenti, dall’inquinamento plastico, alla felicità, dall’intelligenza artificiale al ruolo delle donne nelle aziende. Davos ha confermato di essere preminentemente un luogo di incontro per l’élite del Pianeta. I lavori sono partiti ufficialmente martedì scorso, ma già lunedì ci sono stati due importanti appuntamenti: il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato le sue previsioni sull’economia mondiale, lo stesso giorno in cui Oxfam ha pubblicato il suo rapporto annuale sulle disuguaglianze.
Il primo ministro Giuseppe Conte a Davos ha cercato di stemperare le polemiche ingaggiate dai suoi vice contro il governo francese ed il governo tedesco pur non facendo sconti, nel suo discorso, al progetto dell’Unione messo in discussione dalla gente e all’euro colpevole di aver creato debito e minor crescita.
La sottosegretaria al ministero dell’economia francese Agnes Runacher, interpellata sulla disputa politica, ha detto: “Noi non ci immischiamo nelle discussioni di politica interna in Italia e penso che questa sia la posizione migliore da mantenere. In questo momento la posta in gioco per noi è costruire un’Europa più unita intorno a principi forti e migliorare la nostra competitività collettiva”.
Ma ci saranno le elezioni europee e il presidente francese Macron è il principale nemico del fronte dei sovranisti euroscettici. In questo contesto si è inasprita la disputa tra Roma e Parigi fino ad arrivare all’appoggio di Di Maio ai gilet gialli che però lo hanno respinto.
Il vertice della celebre cittadina del Cantone dei Grigioni vedrà, per quanto riguarda l’Italia, la partecipazione del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il primo è stato protagonista in uno special address fatto mercoledì pomeriggio, il secondo ha preso parte nella stessa giornata ad un dibattito sulla crescita europea con il Commissario Europeo Pierre Moscovici.
Nell’ultima giornata del Forum economico di Davos, dalla redazione di euronews apprendiamo i commenti di alcuni addetti ai lavori, le persone che lavorano dietro le quinte del Forum economico mondiale.
Klaus-Michael Christensen, il presidente della Swiss Impact Investment Association, scherzosamente ha detto: “Davos è una cittadina molto piccola e si incontra sempre qualcuno. Ci sono spazi ristretti, grazie ai quali le persone si incontrano”.
Denis Kotari vive in Svizzera ed è un esperto di IT con più di 20 anni di esperienza. Possiede un’azienda che sviluppa soluzioni nel campo della sostenibilità ambientale e sull’impatto di questa sull’economia mondiale. In un’intervista, ha detto: “A parte il fatto che le strade sono scivolose penso che finora sia stata una buona esperienza”.
Abituato solitamente a rispondere alle domande dei giornalisti, il principe William si è calato nei panni dell’intervistatore in occasione del World Economic Forum a Davos, in Svizzera. Vicino a lui c’era il 92enne Sir David Attenborough, il più famoso divulgatore scientificio britannico, autore e soprattutto voce narrante di numerosi documentari sulla natura prodotti per la BBC. Reduce dalla sua ultima ‘fatica’, la serie “Our Planet” realizzata in esclusiva per Netflix che sarà disponibile in streaming dal prossimo 5 aprile, Attenborough ha espresso le sue preoccupazioni sullo stato di salute del pianeta, vittima del riscaldamento globale e di azioni sconsiderate dell’uomo che mettono a rischio l’intero ecosistema.
Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, al Forum economico di Davos, ha detto: “Dobbiamo trasformare la nostra rivoluzione politica in una rivoluzione economica. Semplificheremo le normative per rendere più facile qualsiasi attività commerciale in Armenia e l’altra è la riforma fiscale. Ridurremo il livello delle imposte sul reddito e sui profitti per rendere l’Armenia più attraente per le imprese e gli investimenti”.
L’ex premier finlandese, Alexander Stubb, in un’intervista, ha detto: “La globalizzazione ha fallito nel redistribuire la ricchezza, il modello nordico è la risposta. In molti qui vedono i benefici della globalizzazione: il libero scambio e l’economia di mercato. Fondamentalmente, la globalizzazione aumenta la dimensione dell’economia, la dimensione della torta e produce la crescita economica. Negli ultimi anni abbiamo miseramente fallito, in tutto il mondo, nel condividere quella torta in modo equo. Penso che ora ci stiamo spostando maggiormente dal mondo capitalista a un mondo sociale. Se lo facciamo, io lo chiamo modello nordico, penso che potremo mitigare molti movimenti populisti, ma vedremo ancora molto populismo nel 2019. È qui per restare”.
Nella seconda giornata del Forum economico di Davos, la Cancelliera tedesca, Angel Merkel, ha lanciato la sfida ai populismi. La cancelliera tedesca ha detto: “Io, con i membri del mio governo, combatteremo con tutte le nostre forze affinché l’ordine multilaterale non si esaurisca con l’Unione europea, ma diventi una forza in grado di trovare risposte alle nuove sfide. Ma perché questo accada, ovviamente, non possiamo portare l’ordine attuale al punto che nessuno creda più alle alternative”.
Con la Francia non c’è alcuna lacerazione, dice Conte che ottiene dalla Merkel la conferma che la Germania non uscirà dal programma europeo di pattugliamento delle coste libiche Sophia.
Il ministro italiano, Giovanni Tria, ha detto: “Possiamo rispettare l’obiettivo del deficit anche se avremo una crescita inferiore”.
Anche in assenza dei rappresentanti del governo britannico, non si poteva non parlare della Brexit. Il professore di economia all’Università di Harvard, Kennet Rogoff, in un’intervista, ha detto: “L’Europa è troppo dura con il Regno Unito, penso che la posizione dell’Europa non sia così forte come si ritiene. Penso che sarà colpita la produttività dell’Europa, con il settore finanziario che sconterà il divorzio dal Regno Unito e tutto questo deve essere risolto”.
Il Ministro britannico al Commercio, Liam Fox, ha analizzato il momento delicato in seno al Governo di cui fa parte affermando: “Nell’ultima settimana ho notato una crescente disponibilità dei miei colleghi di entrambe le fazioni del Parlamento e tra coloro che hanno votato Leave o Remain, per raggiungere un accordo.
Penso ci sia una crescente consapevolezza nell’interesse di tutti, i Parlamentari laburisti hanno preso l’impegno ad arrivare alle elezioni generali, votando contro l’accordo del Governo.
Molti miei colleghi hanno preso una posizione rigida rispetto al backstop irlandese: ora cerchiamo di vedere come possiamo trovare un compromesso.
Il Governo sta cercando di capire se sulla questione irlandese possiamo fare progressi e se gli irlandesi vogliano o meno avere una ‘frontiera dura’ con il Regno Unito.
Non vogliamo che ciò accada, il problema è che la revoca dell’accordo potrebbe portare il Regno Unito ad un’unione doganale per un tempo potenzialmente indefinito.
Questo è il motivo per cui un numero enorme di Parlamentari è preoccupato: ora, se riusciamo a trovare un modo per soddisfare il desiderio di entrambi i Governi, allora sarebbe in teoria quello giusto per andare avanti”.
Il Primo Ministro irlandese, Leo Varadkar, ha definito la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea come un ‘vero atto di autolesionismo’, insistendo sul fatto che l’Irlanda riceva ampie garanzie post Brexit in relazione al paventato ripristino della cosiddetta ‘frontiera dura’ con l’Irlanda del Nord.
Il Premier irlandese ha bocciato l’idea avanzata dal Ministro degli Esteri polacco, Czaputowicz, che aveva recentemente espresso il proprio sostegno all’idea di limitare a cinque anni il cosiddetto ‘backstop’, il dispositivo di sicurezza previsto dall’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Unione europea. In tal senso, Leo Varadkar ha detto: “La difficoltà con un limite di tempo è esattamente questa: si dice che una frontiera dura non emergerà sulla nostra isola per tre, cinque o dieci anni, ma in seguito potrebbe anche essere: è qui che sorge la difficoltà.
Spesso le persone, in particolare quelle che sostengono la Brexit nel Regno Unito, affermano che non vogliono una frontiera dura, e nemmeno il backstop, ma cosa offrono in cambio? Semplicemente il ritorno del backstop, se dovessimo rinunciarci.
Promettiamo di risolvere la questione in qualche modo nei prossimi due anni, anche attraverso una sorta di tecnologia che non esiste ancora.
Questo non è un problema che l’Unione Europea può risolvere per il Regno Unito, né un problema che può risolvere l’Irlanda: tutto ciò che possiamo fare è difendere i nostri interessi, il processo di pace, gli interessi dei nostri cittadini a nord e a sud, l’economia, i nostri agricoltori ed esportatori.
Questo è ciò che faremo, non dimenticando mai che è un problema creato dal Regno Unito: penso sia un vero atto di autolesionismo, ma è una scelta britannica, che ha creato problemi alle persone che non hanno votato per la Brexit, compresa la maggioranza delle persone in Irlanda del Nord e quelle cui non è stato chiesto chi ne sarebbe stato colpito, come le persone nella Repubblica d’Irlanda”.
Per molti leader presenti a Davos, una delle principali minacce per l’economia globale proviene da quelle nazioni che fanno marcia indietro, rispetto a un approccio multilaterale al commercio. La presidente della Banca mondiale, Kristalina Georgieva, ha dichiarato in un’intervista che ciò potrebbe avere un forte impatto sulla crescita nel 2019: “Siamo interdipendenti e non ci sono soluzioni che possono essere prese da un Paese singolarmente. Stiamo assistendo a un rallentamento della crescita globale e abbiamo bisogno quindi di concentrarci su ciò che funziona per la crescita, per il lavoro, per il commercio e per la riduzione della povertà”.
Werner Hoyer, presidente della Banca europea per gli investimenti, viaggia sulla stessa linea d’onda di Angela Merkel. Secondo entrambi, l’Europa dovrà continuare a puntare su un approccio multilaterale, per risolvere problemi politici globali e finanziari. Pertanto, ha spiegato: “Questo è un messaggio chiave, perché l’intera economia mondiale è a rischio, se lasciamo strada libera alla più grande minaccia al multilateralimo degli ultimi 50 anni. E questo significa che gli europei, l’Unione europea in particolare, devono riunirsi”.
Il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde ha difeso a spada tratta il multilateralismo trovando alleati come la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il premier giapponese, Shinzo Abe, il vicecapo di Stato cinese, Wang Qishan e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il presidente della Banca europea degli investimenti, Werner Hoyer e la presidente della Bnaca Mondiale, Kristalina Georgieva.
Il ministro dell’Economia portoghese ha giurato fedeltà all’Unione europea e il commissario Ue all’Economia, Pierre Moscovici ha sfidato i populisti in vista delle elezioni di maggio.
Nella terza giornata al World Economic Forum di Davos, Pedro Siza Vieira ha detto: “Il Portogallo sarà sempre con coloro che sostengono un’ulteriore integrazione europea, l’unione bancaria e il rafforzamento dei meccanismi della zona euro”.
Il rappresentante della Commissione europea, Pierre Moscovici, ha detto: “I populisti saranno sconfitti, perché né la loro capacità politica, né il sistema elettorale, che è proporzionale, li autorizza ad aspettarsi una maggioranza”.
A Davos, la prossima Presidente ad Interim della Banca mondiale, Kristalina Georgieva, ospite al Forum mondiale, ha fatto un appello alle donne: “Fatevi valere. Quando noi donne ci facciamo avanti, prendiamo decisioni migliori e il mondo è un posto migliore per tutti. Siamo interdipendenti e non ci sono soluzioni che possano essere adottate da paese in paese. Stiamo assistendo a un rallentamento della crescita globale e questo richiede maggiore concentrazione su ciò che serve per la crescita, per l’occupazione, per la riduzione della povertà. Questo è il commercio”.
Il commissario europeo all’Economia, Pierre Moscovici, ha anche dichiarato: “Il secondo evento del 2019, dopo la Brexit, è rappresentato dalle elezioni europee del 26 maggio prossimo. Non dobbiamo né sottovalutare né sopravvalutare la minaccia populista. I populisti attaccheranno l’Unione Europea, l’idea europea e il progetto europeo. C’è una teoria secondo cui possano costruire qualcosa di radicalmente nuovo. Saranno sconfitti, perché né la loro capacità politica, né il sistema elettorale, che è proporzionale, li autorizza ad aspettarsi una maggioranza. Ma ci può essere un rafforzamento, potrebbe essere più difficile governare con una maggioranza frammentata nel prossimo Parlamento europeo. È quello che accade in campagna elettorale. C’è chi crede che l’Europa sia parte della soluzione, non il problema, chi pensa che il nazionalismo non sia la soluzione. François Mitterand, ex Presidente francese, disse che il nazionalismo è guerra. Così è stato in passato e così sarà in futuro”.
Il messaggio più importante è arrivato a Davos da un “amarcord socialista”. Circa 100 rappresentanti dell’ala giovanile del partito socialdemocratico svizzero si sono ritrovati all’esterno del Centro congressi dove c’è stato il forum economico mondiale.
Hanno protestato contro le disuguaglianze e i danni ambientali, causati dall’élite mondiale
Il vicepresidente dei giovani socialisti svizzeri, Bertil Munk, ha detto: “Sono le multinazionali, l’élite economica invitata qui, che discutono con l’élite politica su come espandersi, come aprire più mercati. Tutto ciò è distruttivo per il pianeta, crea molte disuguaglianze. Chiediamo che sia messa la parola fine a questa situazione. I politici devono lavorare di nuovo per l’interesse generale, cosa che non fanno più”.
Secondo i manifestanti la questione rifugiati è direttamente connessa all’economia globale, che viene accusata di aver generato le condizioni che hanno provocato la crisi migratoria.
di Salvatore Rondello