K metro 0 – Roma – Checché se ne dica ad oggi in Italia ci sono aziende floride e di successo, che stanno ricevendo una pioggia continua di ordini sia dal nostro Paese che dall’estero e che necessitano urgentemente di nuova forza lavoro. Nonostante questo, quelle stesse imprese talvolta non riescono a lavorare a pieno
K metro 0 – Roma – Checché se ne dica ad oggi in Italia ci sono aziende floride e di successo, che stanno ricevendo una pioggia continua di ordini sia dal nostro Paese che dall’estero e che necessitano urgentemente di nuova forza lavoro. Nonostante questo, quelle stesse imprese talvolta non riescono a lavorare a pieno regime, e si trovano perfino a bloccare gli ordini e a tenere spenta gran parte dei macchinari. Questo accade perché tante piccole, medie e grandi aziende non riescono a soddisfare la propria fame di talenti. Dice bene infatti il leader degli industriali Vincenzo Boccia quando afferma che «l’Italia non ha materie prime, ma ha capitale umano, conoscenza e talento, e su questo dobbiamo puntare per costruire il futuro del paese». Il problema è che spesso – troppo spesso – le conoscenze ci sono, ma non sono quelle giuste. Tutto questo, in un Paese che esce da una forte crisi economica e che continua a sbattere contro un altissimo tasso di disoccupazione giovanile, sembra davvero paradossale. Eppure, è proprio così.
«Le imprese trainanti la ripresa hanno ricominciato ad assumere, ma incontrano di frequente delle serie difficoltà nell’individuare dei candidati con le skills più adatte» spiega Carola Adami, founder e CEO della società di head hunting di Milano Adami & Associati, aggiungendo che «il mismatch tra offerta formativa e domanda delle imprese è un problema che rischia di formare un grave vuoto di competenze». A fotografare il ritardo accumulato dal nostro Paese nel formare specifici profili professionali ci pensa una recente indagine di Confindustria, presentata in occasione della venticinquesima giornata nazionale Orientagiovani. Stando a questo studio, nel triennio 2019-2021 saranno quasi 193mila i posti di lavoro vacanti nei settori dell’alimentare, ICT, meccanica, tessile, chimica e legno-arredo. Il problema, però, è che un terzo di questi lavoratori risulterà introvabile. È proprio questo il minaccioso ‘vuoto di competenze’ al quale ha accennato Adami. La soluzione a questa grave mancanza? Alla luce di tutto questo diventa fondamentale, per le aziende di qualsiasi dimensione, affidarsi a dei veri specialisti per la ricerca del personale necessario, così da assicurarsi i migliori talenti disponibili sul mercato.
«Appoggiarsi a delle agenzie di selezione del personale esperte significa poter fare affidamento su un attento servizio di HR Investigation, il quale porta all’individuazione del profilo più idoneo in tempi brevi, a tutto vantaggio dell’azienda» sottolinea l’head hunter. In uno scenario in cui i talenti sembrano latitare, non riuscire a mettere le mani per primi su un candidato particolarmente preparato vuol dire lasciarlo alla concorrenza, e il danno rischia così di essere doppio. Nella maggior parte dei casi, i profili più difficili da individuare sono ingegneri, periti tecnici e operai specializzati, tanti ruoli non assegnati che rallentano le imprese non per mancanza di ordini, quanto per carenza di capitale umano.
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