K metro 0 – Bruxelles – Tra il 23 e il 26 maggio 2019 si apriranno le urne per le elezioni europee nei 27 paesi Membri, elezioni attese tanto nell’area comunitaria quanto in tutto il resto del mondo, essendo l’UE, fulcro di relazioni internazionali e interessi politici. Secondo le statistiche, diversamente da quanto si potrebbe
K metro 0 – Bruxelles – Tra il 23 e il 26 maggio 2019 si apriranno le urne per le elezioni europee nei 27 paesi Membri, elezioni attese tanto nell’area comunitaria quanto in tutto il resto del mondo, essendo l’UE, fulcro di relazioni internazionali e interessi politici. Secondo le statistiche, diversamente da quanto si potrebbe pensare, non esiste una diretta proporzionalità fra il tasso di povertà di uno Stato e l’avversione verso l’Unione Europea, con la conseguente volontà di uscirne. Al contrario, sono i paesi più ricchi, o con una storia basata sullo sviluppo industriale, che risultano maggiormente contrari all’idea di unità europea, e sono più propensi a votare, alle prossime elezioni europee, partiti populisti e anti europei.
Questi sono i risultati di uno studio richiesto dalla Commissione Europea sulla “geografia del malcontento verso l’Unione”, che, dal 2013 al 2018, ha analizzato e poi mappato, in oltre 63.000 distretti elettorali in 28 stati membri, i livelli di malcontento delle comunità, che in molti casi genera contrarietà all’idea di integrazione europea.
Secondo gli autori dello studio, questo atteggiamento di avversione “è guidato principalmente da una combinazione di declino industriale ed economico sul lungo periodo, bassi livelli di educazione e mancanza di opportunità lavorative sul territorio”, ma aggiungono “una volta presi in considerazione questi fattori, le regioni più benestanti hanno maggiori probabilità di votare per partiti anti-Ue rispetto a quelle che stanno peggio, contrariamente alle spiegazioni che collegano il voto anti-establishment con le persone povere che vivono in luoghi poveri”.
I più convinti dell’anti-europeismo, e che hanno votato in massa per partiti contrari all’integrazione europea, sono il Nord Italia, guidato dal partito della Lega di Salvini, e il sud della Francia, tra le regioni più ricche del paese.
C’è da considerare che comunque, sia in Francia che in Italia, l’ultimo anno è stato portatore di tensioni politiche non indifferenti. In effetti, dall’ascesa dell’attuale governo Lega-M5S, il successo elettorale ha intrapreso strade diverse: mentre i 5 Stelle hanno visto il loro consenso eroso in maniera costante (dal 33% a marzo al 26% circa oggi), la Lega ha quasi raddoppiato le sue percentuali iniziali del 17,3%. Anche per Macron non è stato un anno facile: tra gilet gialli e consensi altalenanti, oggi solo un francese su 4 guarda con favore al lavoro del Primo Ministro.
In sostanza, le elezioni europee potrebbero essere una sorpresa per tutti, dati i tempi relativamente veloci con cui l’opinione pubblica muta nei confronti dell politica. La Commissione ha come obiettivo, in ogni caso, quello di arginare possibili interferenze esterne nei processi di campagna elettorale e di voto, promuovendo la collaborazione tra Stati, al fine di creare una vera e propria “rete europea di cooperazione elettorale” (European cooperation network for elections) che rientra tra le misure anti-manipolazione annunciate dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, in vista del voto a maggio; lo sostiene anche la Commissaria alla Giustizia UE, Vera Jourova: “Importante che gli europei votino per esprimere le loro preferenze senza essere manipolati”, e aggiunge “Questo ci obbligherà ad affrontare nuove sfide: la minaccia di cyber attacchi, il possibile abuso di dati personali, eventuali ondate di disinformazione e la mancanza di regole per gli annunci online, che potrebbero condurre alla manipolazione della gente”.