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Europa, Bruxelles guarda con preoccupazione alla questione del gas Russia-Ucraina

Europa, Bruxelles guarda con preoccupazione alla questione del gas Russia-Ucraina

K metro 0 – Bruxelles – Negli ambienti comunitari c’è molta attesa per il “secondo tempo” dei colloqui trilaterali UE-Russia-Ucraina sulla questione dell’approvvigionamento del gas a Kiev, in programma per il pomeriggio di lunedì 21 gennaio. Come ha ricordato la Commissione europea, sul tavolo vi sono le varie questioni del prezzo del gas, dei volumi

K metro 0 – Bruxelles – Negli ambienti comunitari c’è molta attesa per il “secondo tempo” dei colloqui trilaterali UE-Russia-Ucraina sulla questione dell’approvvigionamento del gas a Kiev, in programma per il pomeriggio di lunedì 21 gennaio. Come ha ricordato la Commissione europea, sul tavolo vi sono le varie questioni del prezzo del gas, dei volumi delle forniture, della durata e dello stesso quadro giuridico dell’accordo: il contratto esistente tra Mosca e Kiev scadrà, infatti, alla fine dell’anno.

Nel vecchio contenzioso Mosca – Kiev, inaspritosi dal 2014, non ci sono, quindi, solo le questioni della possibile adesione dell’Ucraina alla UE e alla NATO e del possesso della Crimea, ma anche questa del contratto di fornitura del gas, che ha riflessi sull’economia di gran parte dell’Europa. Al tavolo, oltre al commissario europeo all’Energia, Maros Sefcovic, saranno presenti, nel pomeriggio di lunedì 21, il ministro ucraino degli Esteri, Pavlo Klimkin, il ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, e i rappresentanti dei 2 colossi statali del gas, l’ucraino Naftogaz e il russo Gazprom.

L’ estensione all’ Europa orientale del gasdotto “Turkish Stream”. Relativamente alla questione gas, la Gazprom ha annunciato che entro quest’anno, sarà ultimata in Serbia, la costruzione di un braccio settentrionale, lungo ben 403 chilometri, del gasdotto “Turkish Stream”. Iniziata nel 2016, la realizzazione di questo gasdotto – che parte dalla città russa caucasica di Krasnodar, sul Mar Nero – prevede 2 linee, ciascuna con una capacità di 15,75 miliardi di metri cubi di gas. La prima linea è pensata per l’esportazione in Turchia: dove Erdogan, da tempo preoccupato che la fornitura di gas dalla Russia possa interrompersi per l’instabilità dell’area ucraina, ha rafforzato fortemente i rapporti con Putin. Mentre la seconda – evitando anch’essa il territorio ucraino – dovrebbe fornire gas ai Paesi dell’Europa sud-orientale. Lo stesso presidente russo Putin, durante la sua visita ufficiale a Belgrado, 3 giorni fa ha confermato appunto che la Russia è favorevole ad estendere alla Serbia il progetto Turkish Stream, in cui Mosca investirà 1,4 miliardi di dollari.

Secondo l’agenzia di stampa serba “Beta”, Aleksej Miller, “numero 1” di Gazprom, ha precisato che il gasdotto attraverserà il confine bulgaro-serbo per procedere poi verso Nord, sino al confine serbo-ungherese. Ed ha assicurato che tutti i problemi relativi al trasporto del gas saranno risolti in linea con la normativa serba e dell’Unione europea.

Il “progetto balcanico”, anzi europeo, della Russia putiniana

Tutte queste scelte, per la Russia fanno parte di un complesso disegno secolare geopolitico di espansione finanziaria e commerciale nei Balcani e verso il Mediterraneo, che il governo di Putin cerca di portare a termine, temendo il potere seduttivo che UE e NATO esercitano nei confronti non solo dell’Ucraina, ma anche di altre Repubbliche ex-sovietiche (in Georgia, ad esempio, un accurato sondaggio di un istituto di ricerca USA dimostra che il 72% dei cittadini è per l’adesione alla UE, e il 64% per quella alla NATO).

Al tempo stesso, però, la Russia non vuole allarmare l’Unione Europea, con la quale, anzi, Mosca ha interesse a sviluppare un particolare rapporto, in vista sia di un superamento delle sanzioni occidentali per la crisi con l’Ucraina (in vigore dal 2014), che di un possibile peggioramento delle relazioni con l’“amico-nemico” USA. Da qui, osserviamo, l’importante precisazione fatta durante conferenza stampa di pochi giorni fa, del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che ha sottolineato che non si può chiedere alla Serbia di scegliere, in sostanza, fra la Russia e l’Unione Europea. “È necessario superare questa logica, noi favoriamo la cooperazione”, ha sottolineato ancora Lavrov: ben sapendo che Serbia e altri 5 Paesi balcanici – Macedonia, Montenegro, Kosovo, Albania, Bosnia-Erzegovina – da tempo hanno in corso negoziati con Bruxelles per l’entrata nella UE (proprio per fare il punto su questi negoziati, il Commissario europeo all’ Allargamento, Johannes Hahn, si è recato il 17 gennaio a Pristina e a Tirana). Mentre sempre a Belgrado, parlando ancora dello sviluppo del “Turkish Stream”, Putin si è preoccupato di anticipare che il progetto potrebbe essere esteso anche ad altri Paesi europei.

di Fabrizio Federici

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