K metro 0 – Roma – Naufragio di un barcone carico di migranti africani al largo della Libia. Tre persone sono state soccorse dalla Marina militare che ha recuperato anche tre cadaveri. Secondo la testimonianza dei sopravvissuti, raccolta dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) l’imbarcazione è partita dalla Libia con 120 persone a bordo e sarebbero pertanto
K metro 0 – Roma – Naufragio di un barcone carico di migranti africani al largo della Libia. Tre persone sono state soccorse dalla Marina militare che ha recuperato anche tre cadaveri. Secondo la testimonianza dei sopravvissuti, raccolta dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) l’imbarcazione è partita dalla Libia con 120 persone a bordo e sarebbero pertanto 117 i dispersi, tra cui donne e bambini. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione diffusa dal Quirinale ha espresso “profondo dolore per la tragedia che si è consumata nel Mediterraneo con la morte di oltre cento persone, tra donne, uomini, bambini”.
“Secondo le testimonianze di tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa i migranti a bordo erano 120”, ha dichiarato Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim. “Partiti dalla Libia giovedì notte, dopo dieci, undici ore di navigazione il gommone ha cominciato ad affondare e le persone sono cominciate ad annegare, quindi parliamo di circa 117 dispersi, tra queste dieci donne tra cui una ragazza incinta e due bambini tra cui un bambino di soli due mesi”. I migranti erano soprattutto dell’Africa occidentale, Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Camerun, ma anche del Sudan. La Marina militare ha informato, nel pomeriggio, che un aereo da pattugliamento, in volo nell’ambito dell’operazione Mare Sicuro, ha avvistato il gommone in fase di affondamento. L’equipaggio dell’aereo, viste le pessime condizioni di galleggiabilità, ha subito lanciato due zattere di salvataggio. Nel frattempo, appena ricevuto l’allarme, il cacciatorpediniere della marina Caio Duilio, che si trovava a oltre duecento chilometri di distanza, ha disposto il decollo del proprio elicottero per inviarlo nell’area del naufragio. L’elicottero ha recuperato, con due diverse missioni tre naufraghi in ipotermia: uno in mare e altri due da una delle zattere di salvataggio lanciate dall’aereo. Una volta a bordo della Duilio, i tre naufraghi hanno ricevuto le prime cure e quindi sono stati trasferiti presso l’ospedale di Lampedusa via elicottero. “Meglio morire che tornare in Libia”, il racconto dei tre sopravvissuti del naufragio. Hanno raccontato delle “violenze e gli abusi” cui sono stati sottoposti in Libia. “Siamo rimasti tre ore in mare, sperando che qualcuno si accorgesse di noi”, hanno detto ai soccorritori. Le ricerche degli altri possibili superstiti continuano in cooperazione con la marina libica.
Cesare Fermi, Intersos: “vero e proprio crimine europeo”. “Il naufragio della notte scorsa non è una disgrazia, ma un vero crimine europeo. Ancora dopo anni muoiono bambini e donne nel mare e non esistono giustificazioni per queste immani tragedie”, afferma Cesare Fermi, responsabile migration di Intersos, Ong a bordo delle navi della guardia costiera fino a ottobre 2017. “Con l’estromissione delle navi umanitarie delle Ong e il progressivo ingaggio della Guardia Costiera libica – aggiunge – il Mediterraneo si trova ormai sguarnito di soccorsi. Secondo Unchr, sebbene il numero dei morti sia diminuito in numero assoluto, la percentuale di persone morte durante l’attraversamento da 1 su 47 nel 2018 è arrivata a 1 su 18 con un picco drammatico negli ultimi mesi dell’anno. La situazione in Libia – conclude Fermi – è sempre più fuori controllo nonostante i proclami internazionali”.
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