fbpx

Gran Bretagna, Brexit, la lettera della UE al premier May ribadisce la linea di Bruxelles, pur andandole incontro 

Gran Bretagna, Brexit, la lettera della UE al premier May ribadisce la linea di Bruxelles, pur andandole incontro 

K metro 0 – Bruxelles – Alla vigilia del voto del Parlamento britannico sul piano del governo May per l’uscita dall’ Unione Europea, previsto per oggi, 15 gennaio, alle 20 (ora italiana), non cambia sostanzialmente la linea della UE sulla Brexit. Nella lettera di 4 pagine inviata ieri alla May, il Presidente uscente della Commissione,

K metro 0 – Bruxelles – Alla vigilia del voto del Parlamento britannico sul piano del governo May per l’uscita dall’ Unione Europea, previsto per oggi, 15 gennaio, alle 20 (ora italiana), non cambia sostanzialmente la linea della UE sulla Brexit. Nella lettera di 4 pagine inviata ieri alla May, il Presidente uscente della Commissione, Jean Claude Juncker, e il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, chiariscono che non è possibile modificare l’accordo raggiunto a suo tempo tra Bruxelles e Londra. La UE, tuttavia, sottolinea di augurarsi che non entri in vigore quello che è il punto più contestato dell’accordo sulla Brexit: cioè il controverso principio del “Back stop” alla frontiera nordirlandese, che di fatto, specie in caso di bocciatura dell’accordo da parte del Parlamento britannico, lascerebbe il Regno Unito nell’ Unione doganale. Quindi nella UE, anche se temporaneamente, in attesa di ulteriori accordi. Il nodo irrisolto del confine nordirlandese, infatti, rappresenta il punto di maggior contrasto tra Governo e Parlamento: che, se respinto dalle Camere, porterebbe alla bocciatura di tutto l’accordo, e, probabilmente, alla caduta anche del Governo. La lettera della UE ribadisce il valore legale degli impegni presi da Bruxelles sulla Brexit, e specialmente delle varie deliberazioni del Consiglio Europeo; senza delineare un diritto di Londra a recedere autonomamente dal backstop.

Sempre nella lettera, Juncker e Tusk cercano comunque di andare incontro alla May, togliendo alcune richieste inizialmente previste dall’accordo sulla Brexit, e sottolineando la disponibilità della UE ad accordare comunque al Regno Unito, in caso di vittoria definitiva del “Leave”, un periodo di transizione (necessario per concludere ulteriori accordi) sino al 31 dicembre 2020.

La risposta di Theresa May. “Gli ulteriori chiarimenti ed impegni sul backstop per l’Irlanda del Nord contenuti nella missiva inviata oggi a nome dell’UE da Donald Tusk e Jean-Claude Juncker sono conformi alla lettera e allo spirito dell’accordo raggiunto sulla Brexit; ma rappresentano una rassicurazione aggiuntiva contro le paure sollevate da alcuni, che sono fuori posto”, ha scritto Theresa May in un messaggio di risposta a Bruxelles. Concetto ribadito, sempre oggi, dalla Premier nel discorso di Stoke–on-Trent (la cittadina dell’Inghilterra centrale dove, nel 2016, si registrò una delle più alte percentuali di voti per la Brexit).

L’intervento del Presidente Antonio Tajani 

Sulla questione è intervenuto anche Antonio Tajani, Presidente del Parlamento europeo. “È ovvio – ha sottolineato – che una proroga eventualmente chiesta, il 15 gennaio, dalla Camera dei Comuni comporterebbe una serie di problemi anche di tipo giuridico: se si dovesse arrivare a un allungamento dei termini del confronto a dopo le elezioni europee, i cittadini britannici, secondo quasi tutti i giuristi, dovrebbero intanto tornare al voto per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento europeo”. Per quanto riguarda la questione del backstop, Tajani si augura che, come già sottolineato da Juncker e Tusk nella lettera alla May, sia pure tra diverso tempo “si possa arrivare a una soluzione condivisa”.  “Ad ogni modo – ha ricordato il Presidente dell’Europarlamento – una “hard Brexit” provocherebbe danni enormi. Gli stessi britannici hanno calcolato un danno pari al 9% del Prodotto interno lordo della Gran Bretagna in caso di hard Brexit: la quale non farebbe bene neanche alla nostra economia.  Dobbiamo lavorare perché questo non accada, perché ci possa essere un accordo”.

La situazione è tutt’altro che facile: mentre in Parlamento – come scrive il “Sunday Times”- ci sarebbe anche chi, sfidando la disciplina dei gruppi e gli accordi tra i partiti, nelle migliori tradizioni del trasformismo europeo, lavorerebbe sottobanco per procrastinare l’attuazione della Brexit, o addirittura farla definitivamente archiviare. Il voto del 15 gennaio sarà, in ogni caso, un salutare fattore di chiarimento per una classe politica britannica che comunque, in tutti i suoi gruppi, non ha mai particolarmente brillato per passione europeistica.

 

di Fabrizio Federici

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: