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Eurozona. Amministrazioni Pubbliche a confronto: numeri tra qualità e disservizi

Eurozona. Amministrazioni Pubbliche a confronto: numeri tra qualità e disservizi

È quanto risulta da un’elaborazione della Cgia di Mestre su numeri 2017 della Commissione europea K metro 0 – Milano – La peggiore burocrazia d’Europa. O quasi. Nell’eurozona solo la Grecia è messa peggio di noi. E questo la dice lunga sullo stato di difficoltà in cui versa la nostra Pubblica Amministrazione. Ci riferiamo al

È quanto risulta da un’elaborazione della Cgia di Mestre su numeri 2017 della Commissione europea

K metro 0 – Milano – La peggiore burocrazia d’Europa. O quasi. Nell’eurozona solo la Grecia è messa peggio di noi. E questo la dice lunga sullo stato di difficoltà in cui versa la nostra Pubblica Amministrazione. Ci riferiamo al risultato emerso dalla stesura dell’indice europeo sulla qualità dei servizi offerti dagli uffici pubblici dei 19 paesi che utilizzano la moneta unica. Un’elaborazione, riferita al 2017, realizzata dalla Cgia di Mestre (Associazione artigiani e piccole medie imprese) su dati della Commissione europea.

Se la Finlandia, i Paesi Bassi e il Lussemburgo occupano i tre gradini del podio, Slovacchia, Italia e Grecia, invece, si collocano mestamente nella parte più bassa della graduatoria.

«Sarebbe comunque sbagliato generalizzare, non tutta la nostra amministrazione pubblica è di bassa qualità – commenta subito il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo.  – La sanità al Nord, molti settori delle forze dell’ordine, diversi centri di ricerca e istituti universitari assicurano performance che non temono confronti con il resto d’Europa. Ciò nonostante, il livello medio complessivo è preoccupante. L’incomunicabilità, la mancanza di trasparenza, l’incertezza giuridica e gli adempimenti troppo onerosi hanno generato una profonda incrinatura, soprattutto nei rapporti tra le imprese e i pubblici uffici, cha ha provocato l’allontanamento di molti operatori stranieri che, purtroppo, non vogliono più investire in Italia anche per l’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico».

Ecco perché l’Italia non cresce abbastanza.

E ad avvalorare la posizione di coloro che sostengono che per il sistema paese è imprescindibile possedere una macchina statale che funziona bene, sono particolarmente interessanti anche i dati elaborati dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), secondo cui, infatti, la produttività media del lavoro delle imprese italiane è più elevata nelle zone con una amministrazione pubblica più efficiente. «Purtroppo, i tempi e i costi della burocrazia – afferma il segretario della Cgia Renato Mason – sono diventati una patologia che caratterizza negativamente una larga parte del nostro paese. In particolar modo le imprese italiane, essendo prevalentemente di piccolissima dimensione, hanno bisogno di un servizio pubblico efficiente ed economicamente vantaggioso, in cui le decisioni siano prese senza ritardi e il destinatario sia in grado di valutare con certezza la durata delle procedure».

Altrettanto preoccupanti sono i risultati che emergono dalla periodica indagine campionaria condotta da Eurobarometro (Commissione europea) sulla complessità delle procedure amministrative che incontrano gli imprenditori dei 28 paesi dell’Unione. L’Italia si trova al 4° posto di questa graduatoria, con l’84 per cento degli intervistati che dichiara che la cattiva burocrazia è un grosso problema. Solo la Grecia, la Romania e la Francia presentano una situazione peggiore della nostra, mentre il dato medio dell’Unione europea si attesta al 60 per cento. Se, invece, si ritorna all’elaborazione Cgia di Mestre, sono ugualmente impietosi anche i risultati che emergono dalla comparazione sulla qualità della Pubblica amministrazione a livello regionale. Rispetto ai 192 territori interessati dall’analisi realizzata nel 2017, le principali regioni del Centro-Sud d’Italia compaiono per otto volte nel rank dei peggiori 20, con la Calabria che si classifica addirittura al 190° posto.  Come per il confronto a livello nazionale, il risultato finale è un indicatore che varia tra 100, ottenuto dalla regione finlandese Åland (1° posto), e zero che ha “consegnato” la maglia nera alla regione bulgara dello Severozapaden. Sebbene sia relegato al 118° posto a livello europeo, il Trentino-Alto Adige (indice pari a 41,4) è la realtà territoriale più virtuosa d’Italia; seguono, a pari merito, altre due regioni del Nordest: l’Emilia-Romagna e il Veneto (indice pari a 39,4) che si collocano rispettivamente al 127° e al 128° posto della classifica generale. Subito sotto troviamo la Lombardia (38,9) che è al 131° posto e il Friuli-Venezia Giulia (38,7) che si attesta al 133° gradino della classifica stilata dalla Commissione Europea. Male in particolar modo le regioni del Mezzogiorno, dove si registrano le prestazioni più preoccupanti. Se la Campania (indice pari a 8,4) è, infine, al 186° posto, l’Abruzzo (6,2) è al 189° e la Calabria, il territorio in cui la P.A. funziona peggio tra tutte le nostre 20 realtà regionali, è addirittura al 190° gradino della graduatoria generale, con un indice di soli 1,8 punti. Le questioni poste ai cittadini europei per la costruzione dell’EQI 2017 sono state in tema di qualità, imparzialità e corruzione

 

di Alessandro Luongo

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