K metro 0 – Helsinki – La deputata finlandese Elina Lepomäki, membro del Parlamento Europeo, in una recente lettera alla stampa finlandese, ha scritto: “Ora l’Europa ha un numero di telefono”. Da Helsinki, la parlamentare europea ha ricordato la frase provocatoria di Henry Kissinger, allora Segretario di stato degli Stati Uniti d’America, che facendo riferimento
K metro 0 – Helsinki – La deputata finlandese Elina Lepomäki, membro del Parlamento Europeo, in una recente lettera alla stampa finlandese, ha scritto: “Ora l’Europa ha un numero di telefono”.
Da Helsinki, la parlamentare europea ha ricordato la frase provocatoria di Henry Kissinger, allora Segretario di stato degli Stati Uniti d’America, che facendo riferimento all’identità poco definita dell’Unione Europea, disse: “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?”. L’esponente del Partito di Coalizione Nazionale Finlandese e membro del Parlamento europeo dal 2014, Elina Lepomäki, a distanza di anni, gli risponde con una lettera pubblicata sull’Helsinki Times in cui afferma che, nonostante l’Unione Europea non abbia un’identità definita nell’ambito della politica estera e della sicurezza, in soli due anni la situazione è cambiata notevolmente.
Poco più di un anno fa, infatti, 23 paesi membri dell’Unione Europea hanno firmato una notifica congiunta sulla Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) come parte della politica di difesa e sicurezza dell’Unione Europea. Nonostante PESCO fosse già stato introdotto dal Trattato di Lisbona, firmato 11 anni fa, si è dovuto aspettare fino all’anno scorso affinché l’Unione Europea intraprendesse questa cruciale fase organizzativa. Infatti, il mondo di oggi è molto diverso da quando il Trattato di Lisbona venne firmato. Da allora la crisi dell’Eurozona ha scosso i principi economici e finanziari del blocco della moneta unica. La Russia ha significativamente intensificato la sua aggressione militare con l’annessione illegale della Crimea e la migrazione è diventata uno dei problemi più significativi della politica, con partiti di protesta e movimenti che sfidano il panorama politico tradizionale in tutto il continente. Inoltre, il referendum per la Brexit ha portato la più grande potenza militare dell’Europa a negoziare sui termini per l’uscita dall’Unione Europea e la presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti ha accresciuto la necessità di una maggiore prontezza ed autonomia da parte dei paesi europei. Oltretutto, quando la Francia ha invocato la clausola di mutua assistenza del Trattato di Lisbona nel 2015 a seguito degli attacchi terroristici di Parigi, l’UE è stata colta di sorpresa. In molti paesi membri, infatti, nonostante le promettenti parole, l’Articolo 42(7) del trattato è stato sempre considerato solo una dichiarazione politica di buoni propositi e non un impegno di azione effettiva. In molti paesi, per esempio, inclusa la Finlandia, la legislazione nazionale non ha mai neanche autorizzato assistenza militare al di là dei propri confini. Soltanto nel 2017, la legge che regola il fornire ed il ricevere assistenza internazionale è stata approvata dal parlamento finlandese.
C’è una buona ragione per cui ci è voluto così tanto tempo. La maggior parte dei paesi membri dell’Unione Europea, infatti, fa già parte della NATO e trova inutile la formazione di un’alleanza Europea. L’UE ha svolto un ruolo significativo principalmente nell’ambito della cooperazione economica e non sostituirà la NATO; ma i principi europei dell’organizzazione diventeranno anche più significativi e questo contribuirà a rafforzare anche la NATO ed il suo Articolo 5. Potenziare le capacità relative alla sicurezza e alla difesa in Europa richiederà tempo; ma la cosa più importante è che ci sia la volontà politica. Ormai tutti sanno chi chiamare in Europa. Anche Donald Trump, come dimostrato dal suo incontro con il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker nell’estate del 2018. Unità non significa meno potere, ma più potere. Con l’incremento della cooperazione nell’ambito della ricerca, dell’intelligence, delle acquisizioni e del contrasto alle minacce ibride, diventiamo significativamente più capaci. Non soltanto l’unità in numeri dà più valore al nostro denaro, ma costituisce anche l’unico modo con cui possiamo fornire una sicurezza moderna ai nostri cittadini.
Così la parlamentare finlandese Elina Lepomäki ha evidenziato i passi fatti per andare avanti nel percorso di integrazione militare dell’Unione Europea. Ma il percorso è ancora lunghissimo. Soltanto l’Unione politica dell’Europa potrebbe abbreviarne i tempi per farne una consolidata forza per la pace in Europa e nel mondo. Se i popoli hanno la certezza della coesistenza pacifica, nessuno potrà temere le rivalità, nemmeno gli Stati Uniti o la Russia. Tutto si può risolvere con il dialogo nel reciproco rispetto.
di Salvatore Rondello