K metro 0 – Beni – Il cammino del Congo verso le elezioni di domenica 30 dicembre ha preso una brutta piega ieri, quando il governo ha ordinato all’ambasciatore dell’Unione Europea di lasciare il Paese entro 48 ore, dopo che l’Unione ha prorogato le sanzioni contro il candidato del partito di governo alle presidenziali. Il governo
K metro 0 – Beni – Il cammino del Congo verso le elezioni di domenica 30 dicembre ha preso una brutta piega ieri, quando il governo ha ordinato all’ambasciatore dell’Unione Europea di lasciare il Paese entro 48 ore, dopo che l’Unione ha prorogato le sanzioni contro il candidato del partito di governo alle presidenziali.
Il governo della RDC ha “ordinato all’ambasciatore rappresentante l’Ue di lasciare il paese. Nulla potrebbe giustificare questo atto arbitrario”, ha dichiarato L’Alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini in un comunicato. “L’Ue è un partner di primo piano della RDC e della sua popolazione nel mantenere una cooperazione importante. Alla vigilia di elezioni cruciali per il paese, questa decisione è controproducente e nuoce agli interessi della popolazione”.
Intanto, la polizia ha sparato veri proiettili e lanciato lacrimogeni, per disperdere più di 100 persone che protestavano per un ritardo elettorale nella zona orientale del Paese, colpita da una letale epidemia di Ebola. I manifestanti hanno costruito delle barricate dandole alle fiamme, ed alcuni hanno attaccato un centro per la cura dell’Ebola, mettendo in fuga più di 20 pazienti. L’opposizione accusa il governo di voler assicurarsi che il candidato preferito del presidente uscente, Joseph Kabila, venga eletto a tutti i costi, e molti congolesi credono che Kabila comunque continuerà ad esercitare il potere dietro le quinte.
Il ministro degli Esteri, secondo l’Associated Press, ha definito la condotta dell’ambasciatore UE “riprovevole”: e il suo ordine di lasciare il Paese è sopraggiunto dopo settimane di pressione da parte del governo del Congo per ottenere la revoca delle sanzioni UE contro Emmanuel Ramazani Shadary. L’anno scorso, infatti, l’UE ha sanzionato Shadary, allora ministro dell’Interno, per aver tentato di ostacolare il processo elettorale in Congo e per la repressione nei confronti di manifestanti contro il lungo ritardo delle elezioni (che si sarebbero dovute tenere alla fine del 2016). Questo mese l’Unione Europea ha prolungato il congelamento dei capitali ed il divieto di viaggio per Shadary, e per più di una dozzina di altre persone, nei giorni successivi alla richiesta da parte del ministro degli Esteri del Congo, Leonard She Okitundu, al capo della politica estera della UE, Federica Mogherini, di rimuovere le sanzioni, anche solo per “un periodo di prova”. Non c’è stato un commento immediato da parte dell’ambasciatore dell’UE, Bart Ouvry.
Il Congo, comunque, ha resistito a quella che considera ingerenza internazionale nelle sue elezioni. Ma specialmente i gruppi di osservatori occidentali, che dovrebbero controllare la regolarità di queste consultazioni, sono assenti. Intanto, i ritardi nelle elezioni hanno portato, in varie zone del Paese, a proteste e ad incidenti, talvolta mortali.
L’ultimo rinvio ha spostato le consultazioni dal 23 dicembre a domenica 30, dopo che un incendio nella capitale, Kinshasa, ha distrutto gran parte del materiale elettorale: 40 milioni di elettori congolesi registrati decideranno il destino del loro Paese, pieno di ricchezze minerali fondamentali per smartphone ed auto elettriche, ma disperatamente povero di infrastrutture e servizi essenziali. Prima, però, devono riuscire ad arrivare alle urne.
La protesta di giovedì scorso a Beni è avvenuta il giorno dopo che la commissione elettorale aveva annunciato che le elezioni sarebbero state posticipate a marzo per le città di Beni e Butembo, a causa dell’epidemia di Ebola. Il resto del Paese vota domenica 30 dicembre, con i risultati “definitivi” il 15 gennaio, e l’inaugurazione della legislatura tre giorni dopo. I candidati di opposizione definiscono il ritardo uno stratagemma per danneggiare le loro possibilità di vittoria in zone dove l’opinione pubblica, negli ultimi anni, è stata sempre contro il partito di governo.
La coalizione di opposizione che supporta il candidato alle presidenziali Martin Fayulu aveva invocato lo sciopero “della città fantasma” in tutto il Congo per ieri: le ragioni fornite dal governo per l’ultimo rinvio non sono credibili, ha detto Fayulu all’ AP; esortando tutti i congolesi a rimanere calmi e votare senza violenze. I manifestanti a Beni hanno marciato verso l’ufficio locale delle elezioni reclamando il diritto di votare domenica 30 dicembre. “Abbiamo partecipato alle campagne elettorali e non c’erano infezioni di Ebola,” ha detto Clovis Mutsuva con l’organizzazione di attivisti LUCHA. Scuole, chiese e tante attività hanno continuato ad operare in Beni e Butembo nonostante l’epidemia di Ebola. Alcuni residenti, comunque, continuano a credere che l’Ebola rappresenti solo una scusa per intralciare le votazioni. La maggior parte dei 21 pazienti che ha lasciato il centro per la cura dell’Ebola, secondo i test, è risultata negativa al virus ed ha dovuto attendere per un secondo test, ha affermato il ministero della Sanità.
Gli attacchi dei ribelli ora danneggiano i tentativi di contenere l’epidemia d’Ebola, che, da quando è stata dichiarata il primo agosto, ha prodotto 585 casi, incluse 308 morti confermate. Tuttavia, il ministro della Sanità congolese, Oly Ilunga, definendo questa epidemia di Ebola la più complessa verificatasi sinora, ha confermato, in un’intervista ad AP, che le decisioni per prevenire il diffondersi dell’epidemia nei seggi elettorali sono state prese tutte con le autorità. Il virus si diffonde attraverso liquidi corporei infetti, e ci sono preoccupazioni per l’uso dei touchscreen nelle postazioni di voto. Tonnellate di disinfettante per le mani sono state messe a disposizione nei seggi elettorali, e gli elettori dovranno essere controllati prima di entrare nei seggi, per verificare se affetti da febbre.