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Ungheria, la politica di Orban ricompatta l’opposizione, proteste a Budapest

Ungheria, la politica di Orban ricompatta l’opposizione, proteste a Budapest

K metro 0 – Budapest – L’opposizione politica ungherese, sinora abbastanza divisa, ha giurato di mantenere alta la pressione sul Primo ministro di estrema destra, Viktor Orbán: dopo una settimana di proteste in cui migliaia di persone sono scese nelle strade di Budapest, e quattro parlamentari sono stati malmenati dalla sicurezza dopo aver tentato di

K metro 0 – Budapest – L’opposizione politica ungherese, sinora abbastanza divisa, ha giurato di mantenere alta la pressione sul Primo ministro di estrema destra, Viktor Orbán: dopo una settimana di proteste in cui migliaia di persone sono scese nelle strade di Budapest, e quattro parlamentari sono stati malmenati dalla sicurezza dopo aver tentato di fare trasmettere le loro richieste dalla televisione nazionale.

Le proteste sono state innescate dalla così detta “legge schiavitù”, approvata, nel bel mezzo di episodi caotici nel Parlamento ungherese, pochi giorni fa: legge che permetterà ai datori di lavoro di obbligare i loro dipendenti a fare molte ore di straordinario, rimandandone il pagamento sino a tre anni. Quest’ incredibile legge è stata approvata insieme alla normativa che garantisce al Governo più controllo sul sistema giudiziario: ultima mossa del partito Fidesz di Orbán (Unione dei Giovani Democratici) per prendere il controllo delle istituzioni statali indipendenti. Diversi partiti di opposizione stanno cooperando a una strategia comune per mantenere alta la pressione sul governo.

“Stiamo collaborando giornalmente, e stiamo pianificando barricate ed ulteriori manifestazioni qualora il presidente approvasse tale proposta come legge,” ha detto Tímea Szabó, deputata del partito di opposizione ungherese dei Verdi (LMP). Ha aggiunto che l’opposizione annuncerà un’azione di disobbedienza civile, anche se ha rifiutato di specificare cosa ha esattamente in mente.

All’inizio di questa settimana, circa 2,000 persone hanno sfidato temperature al di sotto dello zero per protestare al di fuori del quartier generale della televisione nazionale ungherese, gridando slogan contro Orbán e chiedendo che i parlamentari di opposizione fossero mandati in onda. Circa una dozzina di parlamentari ha passato 24 ore all’interno del quartier generale della tv, nel tentativo non riuscito di parlare agli spettatori. Dopo una zuffa con la sicurezza, un parlamentare è stato portato via in ambulanza.

La risposta del governo ungherese è stata di bandire quasi tutte le discussioni sulla protesta dai media controllati dallo Stato. Quando ha fatto riferimento alle proteste, il governo ha attaccato il solito bersaglio: il finanziatore e filantropo ungherese George Soros, spauracchio preferito dell’estrema destra di tutto il mondo.

“Preparatevi ad un nuovo tipo di democrazia, una democrazia nata da una rivoluzione accuratamente manovrata e controllata da un telecomando,” ha scritto il portavoce del governo Zoltán Kovács in un post sulle proteste. “Tale rivoluzione si realizza con dei leader di protesta provenienti da un gruppo di soliti sospetti, molti dei quali addestrati all’estero e con stretti legami con le reti di Soros.” Kovács ha anche puntato il dito contro i media internazionali, accusandoli di celebrare eccessivamente le proteste, e contro “il disgustoso opportunismo” del politico liberale belga Guy Verhofstadt, che in un tweet ha manifestato il suo supporto ai dimostranti. Con linguaggio volgare. Kovács ha descritto Verhofstadt come “uno dei tirapiedi di Soros a Bruxelles”.  Il governo ungherese ha fatto notare, con qualche ragione, che i partiti di opposizione godono d’ un appoggio marginale: come dimostrato dalle elezioni di aprile scorso, in cui il partito Fidesz di Orbán ha ottenuto i due terzi dei posti in Parlamento. L’ opposizione però afferma che questo è accaduto a causa del quasi totale controllo dei media da parte di Fidesz, ed ha aggiunto che, pur essendo minoranza in Parlamento, dovrebbe poter avere accesso alla televisione pubblica.

“Non abbiamo alcuno spazio televisivo,” ha lamentato Balázs Bárány, del Partito socialista, cui venne data una rara opportunità di trasmettere le richieste dell’opposizione su Echo TV, che comunque è controllata da figure legate al governo. “Vi immaginate se Jeremy Corbyn fosse in tv, sulla BBC, meno di una volta al mese?”, ha ironizzato Barany.

Con temperature gelide a Budapest, e solo una settimana prima di Natale, un numero più esiguo di persone rispetto alle volte precedenti ha preso nuovamente parte alle proteste lunedì scorso.  Le prospettive per un vero rafforzamento della protesta sembrano minime. Nonostante ciò, gli avvenimenti della scorsa settimana hanno galvanizzato l’opposizione ungherese, il cui zelo era cresciuto, in precedenza, nelle dispute interne su come affrontare il governo. C’è stata anche una cooperazione con Jobbik, il partito di estrema destra: che recentemente, non appena Fidesz si è spostato a destra, ha indossato il mantello centrista.

“Quattro anni fa non sarebbe stato possibile per noi tutti sedere allo stesso tavolo,” ha detto la leader dei Verdi Szabó. “Qualcosa è cominciato all’interno dell’opposizione, e faremo tutto ciò che è in nostro potere per continuare questa collaborazione”.

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