K metro 0 – Bruxelles – La Commissione europea ha comunicato oggi la sua valutazione sull’osservanza dei parametri in materia di liberalizzazione dei visti da parte dei paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia) e del partenariato orientale (Georgia, Moldova e Ucraina). Questa relazione annuale mostra che i
K metro 0 – Bruxelles – La Commissione europea ha comunicato oggi la sua valutazione sull’osservanza dei parametri in materia di liberalizzazione dei visti da parte dei paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia) e del partenariato orientale (Georgia, Moldova e Ucraina). Questa relazione annuale mostra che i paesi interessati continuano a rispettare i requisiti per la liberalizzazione dei visti, ma alcuni di essi devono intervenire – in certi casi immediatamente – in una serie di settori specifici per proseguire su questa linea.
Dimitris Avramopoulos, Commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, ha dichiarato: “Il regime di esenzione dal visto con i nostri partner dei Balcani occidentali e del partenariato orientale è una grande conquista che apporta vantaggi a entrambe le parti. Comporta però anche responsabilità e obblighi. Mi rallegro del fatto che tutti i paesi interessati continuino a rispettare i loro obblighi, ma li esorto a intensificare rapidamente il loro impegno per continuare a combattere la migrazione irregolare, la corruzione e la criminalità organizzata in determinati casi”.
L’esenzione dall’obbligo del visto produce importanti vantaggi per l’Europa e i suoi partner, rafforzando legami sociali, culturali ed economici. Comporta d’altronde la responsabilità di garantire che i progressi conseguiti durante i dialoghi per la liberalizzazione dei visti siano mantenuti e che la migrazione e la sicurezza siano gestite correttamente. La relazione odierna fa seguito alle raccomandazioni formulate dalla Commissione nel dicembre 2017 e fa il punto sulle misure attuate lo scorso anno dai paesi interessati.
Occorre impegnarsi di più per combattere la migrazione irregolare
Tutti gli otto paesi hanno preso provvedimenti per combattere la migrazione irregolare, ma dovrebbero impegnarsi di più per ottenere risultati migliori e sostenibili:
la migrazione irregolare nell’UE dall’Ucraina, dalla Serbia e dalla Bosnia-Erzegovina rimane intensa, mentre desta preoccupazione il numero crescente di domande di asilo infondate nell’UE presentate da cittadini moldovi e georgiani;
l’Albania ha adottato misure efficaci per lottare contro la migrazione irregolare, grazie alle quali le domande di asilo sono diminuite del 32% nella prima metà del 2018; deve ora proseguire su questa strada con maggiore impegno;
è necessario intensificare gli sforzi per giungere al pieno allineamento con la politica dei visti dell’UE: la Serbia ha posto fine all’esenzione dal visto per i cittadini dell’Iran, ma rimangono preoccupazioni per altri paesi i cui cittadini possono accedere senza visto alla Serbia;
la cooperazione in materia di riammissione e rimpatrio prosegue senza ostacoli per tutti i paesi interessati, ma può essere ancora migliorata, in particolare per quanto riguarda la riammissione di cittadini di paesi terzi, soprattutto in Serbia.
Una più stretta cooperazione della guardia di frontiera e costiera europea con i partner dei Balcani occidentali aiuterà a far fronte alla migrazione irregolare. È stato firmato il primo accordo sullo status con l’Albania; la Serbia e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia hanno siglato i loro accordi; per il Montenegro e la Bosnia-Erzegovina le procedure stanno per essere ultimate.
Occorre intervenire di più contro la criminalità organizzata e la corruzione
Malgrado le misure adottate per combattere la criminalità organizzata, gli otto paesi devono tutti impegnarsi di più. Moldova e Ucraina devono intervenire immediatamente contro la corruzione:
organizzazioni criminali degli otto paesi sono implicate in una vasta gamma di attività criminali nell’UE, dal traffico di merci illecite ai reati contro il patrimonio, al riciclaggio, alla tratta di esseri umani, al traffico di stupefacenti e di migranti, alla criminalità informatica;
la Moldova ha adottato alcune misure antiriciclaggio, come indicato nella prima relazione del dicembre 2017, ma deve agire con urgenza nella lotta contro la corruzione;
anche dall’Ucraina si richiede un maggiore sforzo nella lotta contro la corruzione per garantire la piena attuazione e la sostenibilità delle precedenti riforme e per seguire le rimanenti raccomandazioni formulate nel dicembre 2017.
Prossime tappe
La Commissione provvederà a monitorare il rispetto costante dei requisiti per la liberalizzazione dei visti e riferirà almeno una volta l’anno al Parlamento europeo e al Consiglio.
Contesto
Con la relazione odierna la Commissione adempie l’obbligo, previsto dal meccanismo rafforzato di sospensione dei visti adottato nel marzo 2017, di monitorare il rispetto costante dei requisiti per la liberalizzazione dei visti da parte dei paesi terzi e di riferire in merito al Parlamento europeo e al Consiglio almeno una volta l’anno. Quella presentata oggi è la seconda relazione a norma del meccanismo di sospensione dei visti, dopo la prima del dicembre 2017.
La valutazione del rispetto dei parametri di riferimento per la liberalizzazione dei visti si applica a paesi che hanno concluso con esito positivo i dialoghi per la liberalizzazione dei visti secondo i corrispondenti piani d’azione e tabelle di marcia, vale a dire i paesi dei Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale. La relazione si concentra sui settori in cui occorre impegnarsi ulteriormente per ottenere progressi sostenibili.
I cittadini del Montenegro, della Serbia e dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia possono recarsi nell’UE senza visto dal dicembre 2009, i cittadini dell’Albania e della Bosnia-Erzegovina dalla fine del 2010. Per la Moldova l’esenzione dal visto è entrata in vigore nell’aprile 2014, per la Georgia nel marzo 2017 e per l’Ucraina nel giugno 2017.