K metro 0 – London – Colpo di scena a Londra: la premier britannica, Theresa May, si è presentata alla Camera dei Comuni e ha annunciato il “rinvio del voto” previsto per domani sull’accordo per la Brexit raggiunto con l’Ue, ammettendo che sarebbe stato “bocciato con un significativo margine”. A ostacolare il piano di May, ancora convinta
K metro 0 – London – Colpo di scena a Londra: la premier britannica, Theresa May, si è presentata alla Camera dei Comuni e ha annunciato il “rinvio del voto” previsto per domani sull’accordo per la Brexit raggiunto con l’Ue, ammettendo che sarebbe stato “bocciato con un significativo margine”. A ostacolare il piano di May, ancora convinta che questo “sia il miglior accordo possibile”, è il meccanismo di backstop per mantenere aperto il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord. La premier vorrebbe dunque tornare “d’urgenza” a Bruxelles per parlare con i leader europei e strappare “maggiori rassicurazioni” sul lungo termine. Allo stesso tempo, May ha sfidato i parlamentari a presentarle un “piano Brexit che non preveda un backstop” e che possa andare bene. Brexit sarà così di nuovo il punto principale del vertice Ue che si terrà giovedì a Bruxelles. Pochi o nulli sono stati gli effetti della sentenza della Corte Ue secondo la quale Londra ha il potere di ritirarsi unilateralmente dalla Brexit. Per il governo resta valido il risultato del referendum e la volontà dei britannici di divorziare dall’Unione. Il rinvio della votazione per l’approvazione parlamentare dell’accordo di uscita dalla Ue, dovrebbe a sua volta essere deciso da un voto alla Camera dei Comuni, ha suggerito John Bercow, speaker della Camera dei Comuni, il quale ha sottolineato che sarebbe “la direzione giusta e ovvia da prendere”, a margine dell’intervento della premier Theresa May a Westminster. Bercow ha bacchettato l’iniziativa unilaterale di rinvio del voto da parte del governo britannico come ” profondamente sgarbata”. Ma dall’esecutivo e dalla stessa May non sono arrivate aperture sull’intenzione di mettere ai voti anche il rinvio, a rischio di farsi legare le mani.
I parlamentari di Westminster non hanno gradito la mossa, definita disperata e di “patetica codardia” perché, mai come prima, la premier è sembrata bloccata all’angolo, sempre più debole. Non solo agli occhi dell’opposizione, con il leader dei laburisti Jeremy Corbyn, che chiede a May di tornare a rinegoziare o farsi da parte, perché il governo “ha perso il controllo degli eventi ed è in preda allo scompiglio”. La Gran Bretagna è “in una situazione estremamente grave e senza precedenti”, con “un governo che ha perso il controllo degli eventi ed è in completo disarmo”, ha aggiunto il leader laburista Jeremy Corbyn ai Comuni in risposta all’annuncio di Theresa May, del rinvio dell’accordo sulla Brexit. Corbyn ha ammonito la premier Tory di ripresentarsi in aula, “fra una settimana o a gennaio”, con una versione analoga “dell’accordo pasticciato” attuale. Ha quindi ripetuto che è chiaro da tempo che su questo accordo non c’è maggioranza e che se il governo non è capace di proporre qualcosa di diverso “deve lasciare il posto a chi ne è capace”. Gli fa eco Nicola Sturgeon, la combattiva leader dell’Snp e premier scozzese, da sempre contraria alla Brexit: “il rinvio del voto di ratifica dell’accordo sulla Brexit è un atto di patetica codardia” da parte di Theresa May e di un governo che “hanno condotto il Paese fuori strada e adesso cercano di scansarsi”. Nicola Sturgeon lancia una proposta al leader laburista Jeremy Corbyn per unire le forze e presentare insieme “una mozione di sfiducia contro questo governo incompetente” già domani. Obiettivo ultimo di Sturgeon resta peraltro quello di un secondo referendum per “fermare la Brexit” e “mettere fine al caos”.
Urla e critiche sono arrivate anche dai banchi della maggioranza, con gli unionisti irlandesi del Dup che minacciano di ritirare il loro appoggio e diversi membri dei Comuni che si dicono pronti a votare una mozione di sfiducia. Il rinvio è stato poco gradito anche dai mercati che hanno segnato un tonfo dell’1,5% della sterlina sul dollaro (l’1% è stato perso nei pochi minuti dopo l’annuncio del rinvio) e così Wall Street che ha aperto con un -2%, agitata dalle preoccupazioni che arrivano da oltreoceano. L’annuncio di May che il governo sta rafforzando la pianificazione per un ‘no deal’ e la totale incertezza su una nuova data per il voto alla Camera dei Comuni non hanno aiutato. “La sfida del confine deve essere affrontata, con soluzioni reali e realizzabili. Ho visitato il confine irlandese. Le persone là vogliono che le loro vite non cambino. Non vogliono un confine duro”, ha spiegato May. D’altra parte, però, il premier irlandese, Leo Varadkar, era stato già categorico: “Quest’accordo è il risultato di un anno e mezzo di negoziati, non si tocca”. E così la pensa la maggioranza dell’Ue
“Fare tutto il possibile per fermare la Brexit” e guidare i socialisti “per un cambiamento progressista in Europa”. È quanto chiedono in una lettera aperta 69 personalità socialiste di vari Paesi, in grande maggioranza europei, al leader del partito laburista britannico Jeremy Corbyn. Primi firmatari della missiva, pubblicata sul Guardian, sono George Papandreou, presidente dell’Internazionale socialista e Udo Bullman, capogruppo al Parlamento europeo. Di fronte al pericolo di un “fascismo risorgente in Europa”, scrivono i 69, “abbiamo bisogno di voi nell’Unione europea, perché potete diventare un catalizzatore per un’Europa diversa, fornendo uno slancio nuovo e necessario per un vero cambiamento progressista”. “Abbiamo bisogno gli uni degli altri – prosegue la lettera -, proprio come avevamo bisogno l’uno dell’altro all’inizio dell’Unione europea, per affrontare le sfide più urgenti che l’umanità possa affrontare: evitare la guerra, favorire l’uguaglianza, cooperare di fronte alle minacce per il pianeta”.
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