K metro 0 – Londra – A Londra, e in Gran Bretagna, si apre la settimana cruciale sul fronte Brexit per la premier Theresa May. Martedì è in programma lo storico voto in Parlamento della Camera dei Comuni sull’accordo faticosamente raggiunto con l’Ue dopo 17 mesi di negoziati, con un risultato tutt’altro che scontato su cui pende
K metro 0 – Londra – A Londra, e in Gran Bretagna, si apre la settimana cruciale sul fronte Brexit per la premier Theresa May. Martedì è in programma lo storico voto in Parlamento della Camera dei Comuni sull’accordo faticosamente raggiunto con l’Ue dopo 17 mesi di negoziati, con un risultato tutt’altro che scontato su cui pende un pesante punto interrogativo.
May mette in guardia i deputati conservatori del suo partito, sottolineando che se l’accordo venisse bocciato il Regno Unito si troverebbe “in acque inesplorate”. Un no “significherebbe una grave incertezza per la nazione con un rischio molto reale che non vi sia la Brexit”. Ma non solo. I pericoli sono anche e soprattutto politici. Parlando con il Mail on Sunday, la premier ammonisce che c’è “un leader dell’opposizione che non pensa a niente se non a tentare di indurre un’elezione generale, a prescindere dal costo per il Paese”, e che il laburista Jeremy Corbyn “metta le mani sul potere è un rischio che non possiamo permetterci”. May e il suo governo tentano tutte le vie. Smentiti i rumor che davano la premier pronta a partire per Bruxelles per un ultimo tentativo di strappare un accordo meno indigesto per il suo partito e confermato il voto di martedì, esponenti come il viceministro per la Brexit, Kwasi Kwarteng, cercano di ostentare ottimismo: “Penso che abbiamo una forte possibilità di vincere”.
“È un buon accordo, è l’unico accordo”, rimarca il titolare del dicastero, Stephen Barclay, che contro le critiche all’accordo ha opposto la massima secondo cui “il meglio è nemico del bene”. Il rischio è che “i francesi, gli spagnoli e altri chiedano di più se cerchiamo di riaprire la trattativa”. Dopo le recenti defezioni nel governo May potrebbero arrivarne altre, con potenziali successori di Theresa May già ai blocchi di partenza, a cominciare da uno dei suoi principali rivali, Boris Johnson, ex capo della diplomazia britannica e difensore di una Brexit intransigente. I ‘brexiter’ rinfacciano a May di aver sottoscritto un accordo troppo debole, che non tutela abbastanza gli interessi del Paese, invece di usare il ‘pugno di ferro’ con l’Ue sullo stile di Margaret Thatcher. Per ragioni opposte, sperano in una bocciatura gli europeisti, che ancora non hanno rinunciato all’idea che si possa fare marcia indietro e sventare l’uscita del Regno Unito dall’Ue il 29 marzo prossimo.