K metro 0 – Roma – Il governo italiano non firmerà il “Global Migration Compact” a Marrakech (l’accordo promosso dall’Onu con lo scopo di dare una risposta globale al problema della migrazione: firmato nel settembre 2016 da oltre 190 paesi, il patto sarà discusso il 10 e l’11 dicembre nella città marocchina) in attesa che si
K metro 0 – Roma – Il governo italiano non firmerà il “Global Migration Compact” a Marrakech (l’accordo promosso dall’Onu con lo scopo di dare una risposta globale al problema della migrazione: firmato nel settembre 2016 da oltre 190 paesi, il patto sarà discusso il 10 e l’11 dicembre nella città marocchina) in attesa che si pronunci il Parlamento. Sull’odg in discussione alla Camera infatti il sottosegretario Nicola Molteni aveva dato parere favorevole ma con riformulazione, con la richiesta che sia il Parlamento a decidere sull’adesione al Trattato. Scoppia a questo punto una piccola polemica proprio sulla posizione dell’esecutivo, e la presidente di turno Mara Carfagna evidenzia una contraddizione nella linea (ovvero la richiesta di riformulazione prevede la frase “impegna il governo a far esprimere il parlamento”, formulazione evidentemente tanto ridicola che si commenta da sé) ed è a quel punto che interviene a sorpresa il ministro dell’Interno, che esordisce rivolgendosi alla parte sinistra dell’emiciclo: “Se gli insulti li tenete per la fine è meglio”. Poi afferma: “Come hanno fatto gli svizzeri che il Global Compact lo hanno portato avanti fino a ieri e poi hanno detto ‘fermi tutti’, così il governo italiano non firmerà alcunché e non andrà a Marrakech. Deve essere l’Aula a discuterne. Il governo italiano farà scegliere il Parlamento”. “Il Global Migration Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini: riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera. A Marrakech, quindi, il governo non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato” spiega in una nota il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, mentre il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi “resta convinto che l’orientamento del Parlamento rappresenti un punto di riferimento essenziale”.
Citano la Svizzera, ma ministri e leader di partito col rosario tra le mani nei comizi dimenticano che il Vaticano plaude al Global Compact
Si tratta di una scelta incredibile del governo, stigmatizzata da associazioni laiche e cattoliche, dai magistrati. Si prende ad esempio la Svizzera, ma non il Vaticano (a proposito dei leghisti col crocefisso tra le mani) che attraverso padre Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, plaude all’iniziativa dell’Onu. “Nel nostro desiderio di promuovere il dialogo e la cultura dell’incontro, esortiamo a non lasciare che la paura, che ha le sue ragioni, decida. Questo è il problema. Siamo contenti – ha quindi aggiunto – della esperienza intergovernativa, dell’approccio multilaterale. È una chiave indispensabile per arrivare a soluzione dei problemi”. Sull’appuntamento di Marrakech, padre Czerny ha aggiunto: “Io dico che non dobbiamo aspettare il 12 dicembre, il processo di consultazione ha già portato risultati. Io dico soltanto che per la Santa Sede la cosa importante è che la migrazione sia sicura, ordinata e regolare”.
Cosa prevede davvero il Global Compact sotto l’egida dell’Onu.
Il Global compact non equipara i migranti economici ai rifugiati politici e non comporta alcun rischio di ‘invasione’ del nostro Paese. Non sono affatto fondate le grida manzoniane diffuse da esponenti di Lega e FdI, fra cui i rispettivi leader Salvini e Meloni (dichiarazioni fatte col rosario tra le mani). Il ministro dell’Interno e vicepremier, in particolare, nella conferenza stampa alla Camera del 27 novembre, ha dichiarato: “Io sono assolutamente contrario al Global compact. Non vedo perché mettere sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici”.
Di cosa parliamo? Il Global compact for Safe, Orderly and Regular Migration è un accordo intergovernativo, negoziato sotto l’egida dell’Onu, che mira a coprire tutti gli aspetti delle migrazioni internazionali. Come chiarito dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, rispondendo a una specifica domanda di Giorgia Meloni, “non sarà un atto giuridicamente vincolante”. Questo in effetti risulta anche dal testo dell’accordo, che definisce il Global compact come una “piattaforma non vincolante, cooperativa che favorisce la cooperazione internazionale tra attori rilevanti circa la migrazione, riconosce che nessuno Stato può affrontare il fenomeno migratorio da solo, conferma la sovranità degli Stati e le loro obbligazioni in base al diritto internazionale”. La necessità di un simile strumento era stata evidenziata a settembre 2016, quando era stata adottata la Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati. Il Global Compact ha iniziato il suo percorso ad aprile 2017 e la sua adozione dovrebbe teoricamente arrivare il 10 e 11 dicembre 2018, in una conferenza intergovernativa che si terrà a Marrakech (Marocco) nella cornice dell’Assemblea generale dell’Onu.
Cosa prevede. Partiamo da quanto afferma Salvini, secondo cui l’accordo metterebbe sullo stesso piano migranti economici e rifugiati. Alla fine del punto 3 del Preambolo, si legge che “migranti e rifugiati possono affrontare diverse sfide comuni e vulnerabilità simili”, ma al punto 4 le due posizioni vengono nettamente distinte. Si legge infatti: “Rifugiati e migranti hanno diritto agli stessi diritti umani universali e libertà fondamentali tuttavia migranti e rifugiati sono gruppi distinti, regolati da sistemi legali differenti. Solo i rifugiati hanno diritto a una specifica protezione internazionale definita dalle norme internazionali sui rifugiati”. Il Global Compact si occupa dei migranti nel complesso. Dunque, non è vero che questi e i rifugiati vengano messi sullo stesso piano, se non per il rispetto di quei diritti umani e libertà fondamentali che sono già riconosciuti internazionalmente a tutti gli esseri umani.
L’Italia non firmando si affianca a Trump, Orban, ai 4 di Visegrad, all’Austria degli xenofobi…
E così, l’Italia, contro la sua storia e la sua tradizione di avanzata civiltà giuridica, annunciando che potrebbe non firmare il ‘Global Compact’, va ad affiancarsi agli Usa, ai Paesi est-europei del gruppo Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia), all’Austria, alla Croazia, alla Slovenia, alla Bulgaria, alla Svizzera e, fuori dall’Europa, all’Australia e a Israele. In Estonia il dibattito ha quasi fatto cadere il governo mentre in Belgio i nazionalisti fiamminghi soci di minoranza dell’esecutivo hanno dichiarato il documento “particolarmente problematico”. A tanto voleva arrivare Salvini: a confondere l’Italia con quei capi di stato di destra che hanno infestato il pianeta con teorie razziste. Ed ecco invece un elenco di reazioni alla posizione dell’Italia sul Global Compact, e in particolare sull reiterata acquiescenza del M5S a scelte chiaramente di destra.
Palazzotto e Panzeri, LeU
“Sul Global compact ci stiamo giocando la credibilità internazionale del nostro Paese. Un ministro degli Affari Esteri smentito dal titolare del dicastero dell’Interno. E un presidente del Consiglio dei Ministri che definire un ectoplasma è un eufemismo”, afferma Erasmo Palazzotto di Sinistra Italiana. “Il rifiuto del governo italiano a partecipare al Global Compact sulla migrazione, organizzato per la prossima settimana a Marrakech, è un gravissimo errore”, dichiara in una nota l’europarlamentare di Movimento democratico e progressista-Articolo Uno, Pier Antonio Panzeri. “Conte sembra essere rimasto vittima, ancora una volta, delle pressioni esercitate dagli alleati di governo” sottolinea Panzeri. “Il Global Compact mira a creare una rete per l’accoglienza di migranti e rifugiati che non sia solo sicura, ma anche organizzata a livello internazionale, in modo che ogni Paese si assuma le proprie responsabilità senza che gli effetti del fenomeno cadano solo su alcuni paesi, come l’Italia”. Panzeri quindi dice in conclusione che “ancora una volta, gli esponenti del governo dimostrano di non voler affrontare seriamente la questione migratoria. Preferiscono innalzare barriere (di parole) e fomentare l’elettorato, in modo da poter aver sempre un punching ball su cui scaricare le colpe”.
Il magistrato Cristina Ornano, segretaria nazionale di Area Democratica per la Giustizia
“Al fenomeno sistemico e globale delle migrazioni non si può rispondere con misure spot, servono politiche collettive lungimiranti e di ampio respiro, quali quelle che dovrebbe adottare l’Europa e quali, ad esempio, quelle che sta cercando di realizzare l’Onu con il Global compact. Un accordo da cui, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno Salvini, l’Italia potrebbe sfilarsi, di fatto confermando che la strada intrapresa è quella della legge sulla sicurezza”, dichiara Cristina Ornano, segretaria nazionale di Area Democratica per la Giustizia, che riunisce le toghe progressiste, secondo la quale “la legge sulla sicurezza è un provvedimento ‘manifesto’ contro poveri, emarginati ed immigrati, contrario al senso di umanità e inefficace. Abrogando la protezione umanitaria (sostituita da un permesso di soggiorno speciale previsto per casi normativamente tipizzati) e smantellando il sistema di accoglienza e integrazione diffuse, organizzato dai Comuni (Sprar), si spingono i migranti nell’illegalità e nell’emarginazione. Si risponde così all’insicurezza ‘percepita’, che queste politiche finiscono per alimentare, e si aggrava – continua Ornano – l’insicurezza reale, cioè quella delle persone migranti, vulnerabili poiché private della protezione, e degli stessi cittadini, poiché la marginalità e la clandestinità sono il terreno in cui maturano l’illegalità e la devianza sociale”. La magistratura progressista ribadisce quindi che il dl sicurezza, “presenta criticità con i principi costituzionali e con l’articolo 8 della Cedu, i quali impongono – conclude Ornano – un’attuazione diretta e non formale degli obblighi costituzionali e sovranazionali in materia di asilo e protezione internazionale e la messa in atto di un sistema che assicuri l’effettivita’ dell’accoglienza e dell’inclusione”.
Le associazioni cattoliche mondiali: il Global Compact è l’unica via
“Non sappiamo se l’Italia sarà presente a Marrakech e aderirà al Global Migration compact”, hanno risposto Stephane Jaquement, e Anne Gallagher, direttore e presidente dell’International Catholic Migration Commission in una conferenza stampa alla stampa estera sul Patto mondiale per le migrazioni, proprio nelle ore in cui è intervenuto il premier Giuseppe Conte. “Nessun Paese può gestire le migrazioni da solo”, ha sottolineato da parte sua Anne Gallagher, “l’unico modo per far funzionare l’immigrazione per tutti è lavorare tutti insieme. Quindi, abbiamo questo processo, il Global compact che dà a 192 Paesi la possibilità di mettersi insieme sui principi base. Quello che abbiamo è basato su due comprensioni fondamentali. La prima, nell’interesse di ciascuno è meglio avere una migrazione regolata; il secondo assunto: abbiamo una responsabilità nell’immigrazione irregolare”.
JobsNews di Pino Salerno