K metro 0 – Parigi – Emmanuel Macron ha scelto la via del compromesso sul nucleare. Ha annunciato altre sei chiusure di reattori entro il 2030, meno di quanto sperato dagli ecologisti, ed ha promesso di dare slancio alle fonti di energie rinnovabili. Il presidente francese ha presentato le grandi linee della programmazione pluriennale dell’energia
K metro 0 – Parigi – Emmanuel Macron ha scelto la via del compromesso sul nucleare. Ha annunciato altre sei chiusure di reattori entro il 2030, meno di quanto sperato dagli ecologisti, ed ha promesso di dare slancio alle fonti di energie rinnovabili. Il presidente francese ha presentato le grandi linee della programmazione pluriennale dell’energia (PPE), una road map per il prossimo decennio. Ha confermato che la quota del nucleare sarà riportata al 50% della produzione di elettricità entro il 2035, a fronte dell’obiettivo iniziale del 2025 nella legge di transizione energetica, già abbandonato dal governo poiché giudicato irrealizzabile.
Macron ha precisato: “Concretamente, 14 reattori da 900 megawatt saranno chiusi entro il 2035. Questo processo sarà avviato nell’estate del 2020 con la chiusura definitiva dei due reattori di Fessenheim, i più obsoleti. A quel punto ci sarà da organizzare la chiusura di 12 reattori tra il 2025 e il 2035: da 4 a 6 reattori entro il 2030, il resto tra il 2030 e il 2035. I reattori che devono essere chiusi sono quelli delle centrali più vecchie, come Tricastin, Bugey, Dampierre, Blayais, Cruas, Chinon e Saint-Laurent. Tuttavia, nessuno degli impianti cesserà completamente le operazioni. Entro il 2028, limite estremo della programmazione energetica pluriennale annunciata oggi, i reattori messi fuori servizio saranno due (oltre a quelli di Fessenheim) con la possibilità di chiuderne altri due se la sicurezza degli approvvigionamenti sarà assicurata e se i vicini europei accelereranno la loro transizione energetica. Toccherà a Edf, il gestore dei 58 reattori attualmente in funzione, fissare delle liste precise ma non ci sarà alcuna chiusura totale dei siti tra le 19 centrali”.
Su tale questione, molto spinosa, il presidente ha dunque scelto un compromesso tra gli auspici del ministro della Transizione ecologica, François de Rugy, e del suo predecessore, Nicolas Hulot, che volevano sei chiusure oltre a Fessenheim entro il 2028, e quella del ministero dell’Economia, che voleva rinviare le chiusure al 2029 (come pure Edf).
Per gli ambientalisti è stato un dietro front rispetto agli obiettivi annunciati in precedenza. L’ecologista Yannick Jado ha lamentato: “Non si fa nulla per cinque anni”. Audrey Pulvar, presidente della Fondazione per la natura e l’uomo (FNH), ha commentato: “Siamo allo status quo sull’era nucleare”.
Gli annunci del presidente Macron si aggiungono alla chiusura delle ultime quattro centrali a carbone entro il 2022, nuovamente confermata.
Il Presidente francese ha aggiunto: “La Francia inoltre non intende decidere nell’immediato la costruzione dei reattori nucleari di nuova generazione EPR supplementari e attenderà almeno sino al 2021. Il sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili, allo stesso tempo, passerà dagli attuali 5 miliardi a 7-8 miliardi di euro l’anno. L’idea è di triplicare l’eolico terrestre e di moltiplicare per cinque il fotovoltaico entro il 2030. Per quanto riguarda l’eolico in mare, il primo parco entrerà in funzione al largo di Saint-Nazaire e lanceremo nuove gare d’appalto”.
Secondo Macron: “L’aumento della potenza delle energie rinnovabili in Francia è inevitabile”. Tuttavia, il Presidente francese non intenderebbe rinunciare al nucleare.
di Salvatore Rondello